“Frankenstein” di Guillermo del Toro a Venezia: l’autore dei mostri torna al suo mito più grande

6 Settembre 2025

Guillermo del Toro presenta “Frankenstein” a Venezia, un ritorno al suo mito più grande tra mostri e meraviglie.

“Frankenstein” di Guillermo del Toro a Venezia: l’autore dei mostri torna al suo mito più grande

A sette anni dal tributo internazionale a La forma dell’acqua che lo consacrò con due Oscar, Guillermo del Toro si è consegnato alla gloria uno dei suoi desideri più profondi: adattare Frankenstein di Mary Shelley.

Il risultato? Frankenstein, ha fatto il suo debutto in concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, ricevendo una standing ovation di 13 minuti e consacrandosi come uno dei titoli più attesi (e discussi) della rassegna.

Curiosità visive & backstage

Gioielli d’epoca: Mia Goth sfoggia ben 27 pezzi firmati Tiffany & Co., tra cui un diamante da oltre 40 carati, firmati dal costume designer Kate Hawley.

Produzione: Le riprese, iniziate a febbraio 2024, hanno coinvolto Toronto, Edimburgo e location europee cavalleresche.

Frankestein dal romanzo allo schermo di nuovo

Con Frankenstein, Guillermo del Toro consegna al mito una nuova forma: sontuosa, sensibile, dolorosa. Non cede alla spettacolarità sterile, ma viaggia nel cuore della creazione e della solitudine.

Oscar Isaac e Jacob Elordi incarnano perfettamente le due facce della stessa anima spezzata: il creatore e la sua creatura. Venezia lo ha accolto con un’emozione tangibile, riconoscendone la potenza e, forse, l’ambizione. Il film imminente in sala (ottobre) e su Netflix (novembre) sarà occasione per giudicare se questa visione del mito saprà lasciare il segno.

 Dal sogno di una vita al set di Venezia

L’opera di del Toro è il coronamento di un sogno coltivato per oltre due decenni, mai compiuto finché non ha ottenuto i mezzi creativi grazie al sodalizio con Netflix.

Il progetto cinematografico si rifà non solo al romanzo tragico del 1818 di Shelley, ma anche ai classici di James Whale ( Frankenstein , 1931) e La sposa di Frankenstein (1935) .

Vampire Heart, Visione gotica

La pellicola, dalla durata di 149 minuti, è stata scritta, diretta e co-prodotta dallo stesso Del Toro. Il cast è notevole: Oscar Isaac è Victor Frankenstein, Jacob Elordi la creatura; affiancati da Mia Goth, Christoph Waltz , Charles Dance, David Bradley e altri importanti interpreti.

La fotografia è firmata da Dan Laustsen, il montaggio da Evan Schiff, le musiche da Alexandre Desplat.

 Trama e temi: bellezza, dolore e riflessione

Frankenstein racconta di Victor, scienziato ossessionato dal superare la morte, e della sua creazione: una creatura “indistruttibile, gentile” ma scartata dalla società.

Del Toro vuole liberare il mito dal grottesco e dal banale: per lui, il mostro non è un cattivo, ma un essere ferito, sensibile, capace di lettura e coscienza.

È la riflessione sull’altro, sul diverso, sull’empatia che fa la differenza.

Victor, interpretato da Isaac, è un “crazed artist” più che un semplice scienziato: un uomo ambizioso, tormentato, che somiglia a un rockstar, come Hendrix o Prince, secondo le parole dello stesso attore.

La sua discesa nella creazione della vita diventa un disfacimento emotivo.

Reazioni da Venezia: applausi, lacrime e tensioni

Il film ha ricevuto una lunga standing ovation e ha emozionato sul red carpet: Jacob Elordi è stato visto visibilmente commosso, definendo la sua creatura “la forma più pura” di sé stesso. Ma la premiere non è stata solo luci e applausi: l’evento è stato teatro di proteste politiche, mentre Elordi si è trovato nel mezzo di un piccolo incidente con un funzionario del festival durante un selfie troppo entusiasta.

Critica visiva: spettacolo sopra la sostanza?

Le prime reazioni della stampa sono miste. The Business Standard parla di un’opera che “stuns” per la sua estetica e l’ambizione visiva.

GamesRadar+ e Screen International sottolineano la bellezza spettacolare del film, la cura del simboleggiare il trauma, la colpa, il perdono, mentre criticano un ritmo talvolta lento e la mancanza di profondità nei momenti più riflessivi.

Time evidenzia la sceneggiatura eccessivamente esplicita, a volte penalizzante nei dialoghi emotivi.

The Guardian enfatizza invece il percorso tormentato di Victor, segnato da abuso paterno e feroce determinazione, con interpretazioni dense e viscerali.

Del Toro: il mostro e l’uomo

Secondo il regista, questa versione di Frankenstein non è horror, ma un racconto “incredibilmente emozionale”. Evita l’orrore gratuito, preferendo la bellezza della creatura e la tragedia umana. In un tempo di “intimidazione”, il suo messaggio è chiaro: “l’arte è la risposta all’amore”.

 

 

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