Sarà forse il caldo, le prime piogge, o ancora la semplice passione per un genere cinematografico, ma verso la fine di agosto, puntualmente, spuntano come funghi dei nuovi horror da guardare al cinema.
E dal momento che di horror non siamo mai sazi, perché la mamma degli incubi è sempre incinta, oggi parliamo proprio di una madre con dei bambini. Un horror che possiamo trovare su Prime Video.
Un horror austriaco e il suo remake americano
“Goodnight Mommy” non è un film slasher: oscilla tra l’horror e il thriller psicologico. Dalla premessa semplice, ma potentissima, mostra un girato a dir poco claustrofobico e mantiene alta la tensione dall’inizio alla fine. È uno di quei film che disturbano, che insinuano il dubbio attimo dopo attimo; ma nonostante la sua fama sui social, forse non tutti sanno che ne esistono due versioni: l’originale austriaco del 2014 e il remake americano del 2022. Due film che raccontano la stessa storia, ma con intenzioni, atmosfere e risultati molto diversi.
La storia: madre, figli e il dubbio
Come in gran parte degli horror che si rispettino, ci troviamo in una casa di campagna. Isolati dal resto del mondo, due gemelli di nove anni attendono il ritorno della madre, che ha subito un intervento chirurgico e si presenta a casa con il volto completamente bendato.
Qualcosa, però, non torna. Il suo comportamento è diverso dal solito: freddo, distante. Le regole imposte sembrano nuove e i bambini cominciano a sospettare che sotto quelle bende non ci sia davvero la loro mamma…
A partire da questo spunto, entrambi i film costruiscono una trama psicologica, intima e piena di domande, dove il confine tra verità e immaginazione si assottiglia fino a sparire del tutto. L’elemento disturbante non è tanto ciò che accade, quanto il dubbio costante, che cresce fino a diventare insostenibile. C’è un mostro dietro quelle bende? C’è un essere umano? Hanno sostituito la madre oppure è ancora lei? E se lei non c’è più, cosa ne è stato?
Due film simili, ma diversi
La versione del 2014, diretta da Veronika Franz e Severin Fiala , è un capolavoro del minimalismo horror. Tutto è trattenuto, gelido, rarefatto. La tensione si costruisce con i silenzi, i vuoti, l’assenza di spiegazioni. Lo spettatore è costretto a seguire i gemelli e ricostruire assieme a loro la situazione: i dubbi, i frammenti, le tracce lasciate da quella creatura bendata. È un film immerso e lascia un segno profondo.
Il remake del 2022, diretto da Matt Sobel e scritto da Kyle Warren è completamente diverso. Pur mantenendo la stessa trama di base, opta per un linguaggio più accessibile ed emotivo. Il tono è più caldo, più “americano” nella gestione del trauma, dell’empatia e della morale finale. Si chiarisce ciò che nell’originale era lasciato in sospeso, e si dà maggiore spazio all’identificazione con i personaggi, specialmente con la madre.
Questa divergenza di intenti si riflette in tutto: “Goodnight Mommy” (2014) è un film da ricostruire. “Goodnight Mommy” (2022) è un film da attraversare, senza perdersi troppo.
Cast e produzione: due mondi a confronto
Nel film del 2014, a dominare è il volto enigmatico di Susanne Wuest , nei panni della madre. Gli attori bambini sono Elias e Lukas Schwarz, gemelli anche nella vita, capaci di trasmettere una tensione costante con pochissime battute e una fisicità silenziosa. Il film fu presentato a Venezia nella sezione Orizzonti e ottenne rapidamente consensi internazionali, tanto da diventare un piccolo cult del genere. Prodotto con un budget modesto, il film austriaco ha puntato tutto sulla forma e sull’atmosfera.
Il remake del 2022 ha invece il volto riconoscibile e intensissimo di Naomi Watts, attrice da sempre attratta da ruoli complessi e perturbanti — ha recitato in “Mulholland Drive”, “The Ring”, “Funny Games”. Prodotto da Amazon Studios e distribuito su Prime Video, il film è visivamente più curato, con una fotografia calda e una scenografia che trasforma la casa in uno spazio sospeso tra sogno e minaccia. Il cast dei gemelli è affidato a Cameron e Nicholas Crovetti , già noti al pubblico americano per “Big Little Lies” e “The Boys”.
Le differenze
Pur partendo dallo stesso soggetto, le due versioni divergono quasi subito. Il film del 2014 è più radicale: meno dialoghi, meno spiegazioni, più inquadrature fisse e tempo sospeso. È un film che lavora sul non detto , che non teme la lentezza e che punta tutto sulla tensione psicologica.
Il remake del 2022 introduce invece flashback, confessioni, e una gestione più morbida dell’ambiguità. La madre appare più umana, il finale è più esplicativo e, se vogliamo, più rassicurante. Dove l’originale lasciava il dubbio, il remake offre risposte. Dove il primo lavorava sulla freddezza clinica, il secondo cerca la partecipazione emotiva.
Per questo motivo, molti spettatori che hanno visto entrambe le versioni tendono a preferire l’originale, proprio per la sua capacità di disturbare senza guidare , di insinuare anziché mostrare.
Il doppio, la madre, il sospetto: un incubo senza tempo
“Goodnight Mommy” è un film che ha fatto scalpore per diverse ragioni insite negli archetipi di cui si compone: prima fra tutte il doppio, il bene e il male che si nasconde e affascina; in secondo luogo la madre, quella reale e quella immaginaria, che troviamo anche in “Coraline” di Neil Gaiman e che in questo caso si lega al doppio accudente/spietata; infine la benda che copre il volto, che cela, che nasconde la paura ancestrale di essere traditi da chi ci ama.
Il fatto che siano proprio due bambini a interrogarsi sull’identità della madre dona al film una dimensione ancora più perturbante. L’infanzia, normalmente associata a innocenza e fiducia, diventa qui il luogo della vendetta, del sospetto, della crudeltà agita nel silenzio.
Il confronto tra le due versioni mostra come una medesima idea possa prendere due strade: una più analitica, l’altra più emotiva; una più spigolosa, l’altra più morbida. Nessuna delle due è migliore in senso assoluto. Semplicemente, parlano linguaggi diversi. Ed è forse proprio questa la forza di “Goodnight Mommy”: la sua capacità di adattarsi, di trasformarsi, di rimanere attuale anche dieci anni dopo l’uscita originale.