Nel 1971, Pier Paolo Pasolini portò sul grande schermo “Il Decameron”, un film che rappresenta il primo capitolo della sua “Trilogia della vita”.
Liberamente ispirato alla celebre raccolta di novelle di Giovanni Boccaccio, Pasolini utilizza il testo quattrocentesco per esplorare temi universali e per offrire una critica alla società contemporanea.
“Il Decameron” di Pasolini non è solo una reinterpretazione delle novelle di Boccaccio, ma un’opera che utilizza il passato per riflettere sul presente.
Attraverso la sua rappresentazione viscerale e giocosa, il film offre una critica potente al conformismo e alla superficialità della società contemporanea, proponendo una riscoperta della carnalità e dell’umanità autentica.
In questo modo, Pasolini ci invita a guardare al passato non con nostalgia, ma come fonte di ispirazione e riflessione critica sul nostro tempo.
Il Decameron di Pasolini rimane attuale per la sua critica alla società contemporanea, la sua celebrazione dell’erotismo e della materialità, la sua riflessione sull’ingiustizia e l’ipocrisia, e la sua esplorazione della funzione dell’arte.
Il film invita a riflettere su temi universali e senza tempo, offrendo uno spaccato vibrante e critico della condizione umana, continuando a parlare al pubblico moderno.
Il Decameron di Pier Paolo Pasolini
Sinossi del film
Il testo è un riassunto di diverse novelle tratte dal “Decameron” di Giovanni Boccaccio, ciascuna con una trama intrigante e spesso moraleggiante. Queste novelle esplorano temi di inganno, amore, desiderio e astuzia, con un tono spesso ironico e moralista.
Ecco un riassunto delle principali storie:
Andreuccio da Perugia: Andreuccio, giunto a Napoli per comprare cavalli, viene raggirato da una giovane che gli fa credere di essere sua sorella illegittima.
Durante la notte, cade in una latrina e viene derubato. Incontra due ladri con cui tenta di derubare la tomba di un vescovo, ma finisce per essere rinchiuso nella bara.
Riesce a salvarsi mordendo il sagrestano che apre la tomba e torna a Perugia con un prezioso anello.
La suora con l’amante: In un convento, una suora viene sorpresa a fare l’amore con il suo amante. Le altre suore, scandalizzate, lo riferiscono alla Madre Superiora, che a sua volta viene scoperta con il sacerdote.
La Madre punisce la suora, ma concede alle altre il permesso di avere amanti.
Masetto nel convento: Masetto, fingendosi sordomuto, entra in un convento e diventa l’amante delle suore, che approfittano della sua presunta disabilità.
Alla fine, stremato, rivela di non essere sordomuto, ma viene comunque trattenuto nel convento per continuare a soddisfare le suore.
Peronella e l’orcio: Peronella nasconde l’amante nella giara quando il marito torna a casa. Finge di aver già venduto la giara e convince il marito a pulirla, mentre continua a fare l’amore con l’amante.
Ser Ciappelletto: Ser Ciappelletto, un uomo di malaffare, si finge pentito e inganna un frate confessore facendogli credere di essere un santo. Viene venerato come tale dopo la sua morte.
Caterina e Riccardo: Caterina e Riccardo si amano segretamente. Scoperti dai genitori di lei, questi decidono di farli sposare immediatamente per salvare l’onore della famiglia.
Elisabetta e Lorenzo: Elisabetta nasconde la testa del suo amante Lorenzo, ucciso dai suoi fratelli, in un vaso di basilico, piangendone la perdita ogni notte.
Gemmata e la cavalla: Gianni, un presunto mago, convince Gemmata e il marito a partecipare a un rito per trasformare lei in una cavalla. Il rito fallisce quando il marito interrompe Gianni, che stava cercando di approfittare sessualmente della donna.
Tingoccio e Meuccio: I due amici fanno un patto per rivelarsi cosa c’è nell’aldilà. Quando Tingoccio muore, appare in sogno a Meuccio e lo rassicura che non subirà punizioni per aver avuto rapporti con la comare.
Il pittore di Giotto: Un pittore, allievo di Giotto, affresca la chiesa di Santa Chiara a Napoli. Durante il lavoro, ha un sogno ispiratore, ma decide di non rappresentarlo nell’affresco finale, preferendo la bellezza del sogno alla realizzazione concreta.
Significato del film
Pasolini utilizza Il Decameron per esprimere una critica alla società contemporanea del suo tempo, caratterizzata da conformismo, massificazione e alienazione.
Il film serve da antidoto a questa realtà attraverso una celebrazione del passato popolare e carnale, rappresentato dal mondo vivace e corporeo del Trecento.
La scelta di ambientare le storie nel contesto napoletano, piuttosto che fiorentino, accentua l’aspetto brutale e concreto della vita quotidiana, lontana dalle raffinatezze e dai vezzi della società borghese moderna.
In un’epoca dominata dal conformismo e dalla massificazione, Pasolini reagisce rievocando un passato popolare e carnale.
Infatti on un’epoca in cui la critica alla superficialità dei media e alla cultura del consumo è ancora molto viva, Il Decameron offre un’alternativa che esalta l’autenticità e la concretezza della vita umana, lontana dalla sterilità dei valori dominanti.
“Il Decameron” si distingue per la sua rappresentazione viscerale e corporea, che contrasta nettamente con la superficialità e l’artificiosità dei personaggi della televisione e del cinema contemporaneo.
Ogni personaggio del film è un inno alla fisicità e alla vitalità, elementi che Pasolini considera fondamentali per riscoprire un’umanità autentica.
Pasolini stesso descrive “Il Decameron” come un’opera lieta, realizzata con serietà. Questo film rappresenta un cambio di tono rispetto a opere precedenti come “Porcile” e “Medea”, caratterizzate da un gioco atroce e oscuro.
Ne “Il Decameron”, invece, emerge una nuova gaiezza, una celebrazione della vita e della carnalità che Pasolini attribuisce alla sua perdita totale di fede nella storia.
Questo cambiamento non rappresenta un distacco dalla materia, ma piuttosto un coinvolgimento giocoso e appassionato.
La riscoperta del passato popolare
Trasferendo le novelle di Boccaccio nella Napoli contemporanea, Pasolini sottolinea le caratteristiche plebee e furfantesche dei personaggi, arricchendole di un’energia sessuale sfrenata.
La scelta di ambientare le storie in una Napoli umida e sordida, anziché nelle pulite rughe di Firenze, sottolinea la volontà del regista di rendere visibile la sostituzione topografica attraverso una corrispondente sostituzione linguistica.
Questo approccio conferma l’importanza della parola nel cinema di Pasolini, che riesce a mantenere intatta la forza erotica e narrativa del testo originale senza scadere nella volgarità.
Il Potere dell’eros e dell’inganno
Le novelle selezionate da Pasolini per “Il Decameron” esplorano temi come l’erotismo, la morte e l’inganno.
La storia di Ser Cepperello, che inganna un prete con una falsa confessione e diventa un santo venerato come Ser Ciappelletto, mette in luce il potere della menzogna.
Allo stesso modo, la vicenda di Andreuccio da Perugia, derubato da una giovane che si finge sua sorellastra, e quella di Masetto da Lamporecchio, che si fa passare per sordomuto per essere sedotto dalle suore, esplorano l’astuzia e l’inganno come mezzi di sopravvivenza.
Il film esplora temi di erotismo, carne e sensualità, che sono trattati con una miscela di comicità e realismo.
Pasolini presenta il corpo umano e il desiderio sessuale come elementi centrali della vita, rifiutando la repressione e la moralizzazione che caratterizzano spesso il discorso contemporaneo sull’erotismo.
In un contesto attuale in cui la discussione sull’eros e sulla sessualità è frequentemente influenzata da norme culturali e tabù, la rappresentazione esplicita e vivace dell’erotismo di Pasolini può essere vista come una sfida alla repressione e alla censura moderna.
La rappresentazione aperta e non edulcorata del corpo umano riflette una tensione tra il desiderio di autenticità e le norme sociali che limitano la libertà espressiva.
Le novelle del film, ricche di inganni e ingiustizie, offrono poi una critica alla corruzione e alla falsità delle istituzioni, in particolare della Chiesa. Pasolini utilizza l’ironia e il sarcasmo per smascherare l’ipocrisia e la corruzione che permeano la società medievale e, per estensione, la società moderna.
Questo aspetto del film rimane rilevante in un’epoca in cui scandali e criticità riguardanti istituzioni pubbliche e religiose continuano a emergere.
La rappresentazione delle dinamiche di potere e dell’ipocrisia istituzionale offre uno specchio per le ingiustizie contemporanee e invita a una riflessione critica sulle istituzioni e i loro ruoli nella società.
Rifiuto dell’idealizzazione e della morale ufficiale
Pasolini rifiuta l’idealizzazione della vita e la moralità ufficiale, mostrando un mondo brutale, ma autentico e vivace.
La rappresentazione dei personaggi del Decameron è spesso caratterizzata da una crudezza che mette in discussione le norme e le convenzioni sociali prevalenti.
In un’epoca di crescente attenzione verso la rappresentazione autentica e il superamento delle convenzioni culturali, il film di Pasolini può essere visto come una celebrazione della verità cruda e della vita senza filtri, sfidando la narrazione dominante che tende a mascherare le imperfezioni e le contraddizioni della condizione umana.
Il film non è solo una critica sociale, ma anche una riflessione sulla funzione dell’arte e del sogno.
La dimensione onirica e la bellezza estetica delle immagini riflettono una riflessione sulla capacità dell’arte di superare la realtà e di creare spazi di liberazione.
La tensione tra realtà e fantasia, e la celebrazione della bellezza dell’arte come fuga e riflessione, sono temi che continuano a risuonare nel dibattito culturale contemporaneo, dove l’arte è spesso vista come un mezzo per esplorare e sfidare la realtà.