Dario Argento compie gli anni oggi e, con lui, festeggia un intero universo fatto di piume nere, lame lucenti, occhi spalancati nel terrore e sogni che si trasformano in incubi.
Regista, sceneggiatore, produttore e visionario, Dario Argento non è solo un maestro dell’horror: è un architetto delle atmosfere, un pittore della paura, un alchimista del giallo che ha riscritto le regole del genere rendendolo inconfondibilmente italiano.
Curiosità su Dario Argento: lo sapevi che…
La colonna sonora di Suspiria dei Goblin è stata composta prima delle riprese, per essere suonata sul set e influenzare gli attori.
Opera contiene una delle scene più celebri del cinema argentiano: l’aggressore obbliga la protagonista a guardare i delitti con spilli attaccati alle palpebre per non farla chiudere gli occhi.
Quentin Tarantino ha dichiarato di amare profondamente Dario Argento, citandolo tra i suoi registi preferiti.
Dario Argento è apparso nel film Vortex di Gaspar Noé nel ruolo di un padre affetto da demenza: una delle sue interpretazioni più intense e commoventi.
Dario Argento il maestro del brivido italiano
Dario Argento non ha solo diretto film horror: ha creato un’estetica, un linguaggio, un’ossessione. Il suo cinema è un viaggio tra bellezza e orrore, un’ode all’eccesso, al simbolismo, alla sinestesia.
E in un’epoca in cui il cinema horror si appiattisce, il suo sguardo rimane unico, perturbante, necessario. Buon compleanno, Maestro del Terrore. Il tuo cinema continua a farci tremare e a meravigliarci.
Gli inizi: dalla penna alla macchina da presa
Dario Argento nasce a Roma nel 1940, figlio del produttore Salvatore Argento e della fotografa brasiliana Elda Luxardo. Prima di diventare regista, Dario inizia la sua carriera come critico cinematografico per Paese Sera , scrivendo articoli che già lasciavano intuire la sua passione per il cinema visionario e disturbante.
Il salto decisivo avviene nel 1969, quando, insieme a Bernardo Bertolucci, scrive la sceneggiatura di C’era una volta il West di Sergio Leone: un western mitico, ma anche una palestra narrativa che lo prepara a raccontare storie fatte di tensione e silenzi.
Il debutto folgorante: L’uccello dalle piume di cristallo (1970)
Il suo esordio alla regia è un vero shock per il cinema italiano: L’uccello dalle piume di cristallo segna l’inizio della “trilogia degli animali” , insieme a Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio.
Qui Argento fonde il giallo all’italiana con l’hitchcockiano, portando l’attenzione sul dettaglio, sul sangue, sui corpi sezionati dallo sguardo della macchina da presa.
È l’inizio del suo mito. Gli anni ’70: il trionfo del suo essere visionario
Negli anni Settanta, Dario Argento abbandona la forma più classica del giallo per abbracciare il surrealismo del terrore. Il 1975 è l’anno di Profondo Rosso, considerato da molti il suo capolavoro: un film che unisce arte, musica (indimenticabile la colonna sonora dei Goblin), architettura e una regia virtuosistica fatta di carrellate, primi piani disturbanti e uso ossessivo del rosso.
Ma è nel 1977 che Argento cambia per sempre le coordinate dell’horror con Suspiria. Una danza di sangue, colore e stregoneria. Ambientato in un’accademia di danza a Friburgo, il film è un viaggio allucinato nel gotico espressionista.
Luci al neon, colonne sonore martellanti, dialoghi surreali: tutto è pensato per destabilizzare. Suspiria non è solo un film: è un incubo a occhi aperti.
Gli anni ’80: l’orrore diventa arte
Negli anni Ottanta, Dario Argento continua a sperimentare. Inferno (1980) e Tenebre (1982) sono due esempi perfetti di come il regista giochi con la psicologia dello spettatore.
A questi si aggiungono Phenomena (1985), con una giovanissima Jennifer Connelly e… insetti telepatici, e Opera (1987), in cui il mondo del teatro lirico si fonde con un sadismo quasi barocco.
Ogni film è una riflessione sul cinema stesso: chi guarda è sempre implicato, vittima e complice. Lo spettatore è l’occhio della camera, e l’occhio, per Argento, è sempre vulnerabile.
Gli anni ’90 e 2000: tra successi internazionali e nuove sfide Con Trauma (1993) e La sindrome di Stendhal (1996), Dario Argento tenta di conciliare il suo stile con nuove forme narrative e produzioni internazionali.
Gli anni 2000, però, lo vedono spesso diviso tra tentativi sperimentali ( Non ho sonno, Il cartaio ) e ritorni nostalgici ( La terza madre, ultimo capitolo della trilogia delle Tre Madri iniziata con Suspiria e Inferno).
Parallelamente, lavora in televisione ( La porta sul buio ), produce film di altri registi (tra cui quelli della figlia Asia Argento ) e partecipa a eventi e festival che lo consacrano ormai come maestro assoluto dell’horror mondiale.
Gli ultimi anni: il ritorno con Occhiali neri
Dopo un lungo silenzio, nel 2022 torna alla regia con Occhiali neri, presentato al Festival di Berlino. Un film che segna un ritorno alle origini: omicidi efferati, una protagonista cieca, Roma come scenario urbano e spettrale. Non è il capolavoro che ci si aspettava, ma è la conferma che l’universo argentiano è ancora vivo, ancora inquietante.