Le serie tv spesso riescono a dare vita in maniera eccelsa al libro, ed è il caso di “La strada stretta verso il profondo Nord” pubblicato nel 2013 e accolto come un evento letterario internazionale, il romanzo ha consacrato Richard Flanagan come una delle voci più potenti della narrativa contemporanea, vincendo il Man Booker Prize e conquistando lettori in tutto il mondo.
Oggi questa storia torna a vivere grazie all’adattamento seriale diretto da Justin Kurzel, con Jacob Elordi nel ruolo del protagonista Dorrigo Evans. Non si tratta di una semplice trasposizione, ma di un passaggio delicato e necessario: dalla parola scritta allo sguardo, dalla memoria individuale alla coscienza collettiva.
“La strada stretta verso il profondo nord” un romanzo che nasce dalla storia e dalla carne
“La strada stretta verso il profondo Nord” affonda le radici in un’esperienza reale: quella del padre di Flanagan, prigioniero di guerra durante la Seconda guerra mondiale. Il titolo stesso richiama l’opera del poeta giapponese Bashō, evocando un viaggio non solo geografico ma interiore, una discesa nei territori più oscuri dell’esistenza umana.
Il protagonista, Dorrigo Evans, è un medico australiano trascinato lontano dalla sua Tasmania e costretto a sopravvivere in un campo di prigionia giapponese, dove i prigionieri vengono impiegati nella costruzione della famigerata ferrovia tra Bangkok e la Birmania. Un’impresa disumana, passata alla storia come “la ferrovia della morte”, che diventa nel romanzo il simbolo estremo della violenza del potere e della fragilità del corpo umano.
Eppure, Flanagan non scrive un romanzo di guerra nel senso tradizionale del termine. La brutalità è presente, ma non è mai compiaciuta: è attraversata da una riflessione costante sul senso dell’etica, della responsabilità e della memoria.
La trama: amore e sopravvivenza oltre l’orrore
Trascinato via dalla sua terra natale dalla guerra, Dorrigo Evans si ritrova confinato in un campo di prigionia gestito dalle autorità giapponesi. Qui è costretto a lavorare alla costruzione della ferrovia, un progetto che miete innumerevoli vittime tra fame, malattie e punizioni arbitrarie.
In questo contesto disumano, Dorrigo non rinuncia al suo ruolo di medico e di uomo: tenta in ogni modo di salvare i compagni, di alleviare il dolore, di opporsi, anche solo moralmente, alla logica della distruzione. Il suo unico rifugio interiore è il ricordo di Amy, la giovane moglie di suo zio, con cui ha vissuto un amore breve e clandestino, mai pienamente consumato ma assoluto nella sua intensità.
Quella relazione, fragile e proibita, diventa il centro emotivo del romanzo: un legame che resiste al tempo, alla colpa e alla distanza, e che accompagna Dorrigo per tutta la vita, anche nel dopoguerra, quando il successo e il riconoscimento pubblico non riescono a cancellare le ferite interiori.
Chi è Richard Flanagan
Nato a Longford, in Tasmania, nel 1961, Richard Flanagan ha vissuto una formazione atipica. Dopo aver abbandonato la scuola, torna a studiare e si laurea all’Università della Tasmania, per poi proseguire con un Master in storia a Oxford. Prima di dedicarsi alla scrittura, svolge i lavori più disparati: guida fluviale, imbianchino, operaio.
Questa esperienza diretta del mondo reale, fisico, sociale, politico, segna profondamente la sua narrativa. Flanagan inizia come saggista, occupandosi di temi storici e politici australiani, per poi esordire nella narrativa nel 1994 con Gli ultimi minuti di vita di una guida fluviale.
Con La strada stretta verso il profondo Nord raggiunge una maturità definitiva: il romanzo viene salutato dalla critica come una delle più potenti opere sulla guerra del XXI secolo, capace di unire respiro epico e introspezione psicologica.
Dalla pagina allo schermo: la serie TV
L’adattamento televisivo diretto da Justin Kurzel affronta una sfida complessa: tradurre in immagini un testo stratificato, che alterna piani temporali, memoria e riflessione morale. Kurzel, già noto per il suo sguardo cupo e rigoroso, sceglie di non edulcorare la violenza, ma di restituirla con misura e profondità, evitando ogni spettacolarizzazione gratuita.
La serie mantiene il cuore del romanzo: il confronto tra la brutalità della storia e la resistenza fragile dell’individuo. La ferrovia, i corpi martoriati, la giungla ostile diventano uno spazio simbolico in cui l’essere umano è costretto a ridefinire se stesso.
Jacob Elordi: un protagonista inatteso
La scelta di Jacob Elordi nel ruolo di Dorrigo Evans ha suscitato grande attenzione. Conosciuto dal grande pubblico per ruoli legati a un immaginario più pop, Elordi compie qui un salto decisivo, offrendo un’interpretazione trattenuta, fisica e dolorosa.
Il suo Dorrigo è un uomo giovane e già segnato, attraversato da una tensione costante tra desiderio di vita e senso di colpa. Elordi riesce a incarnare la complessità del personaggio senza retorica, rendendo visibile il peso della memoria e il logoramento interiore che accompagna il protagonista per tutta la sua esistenza.
Accanto a lui, Odessa Young e Ciarán Hinds contribuiscono a costruire un cast solido, capace di sostenere una narrazione emotivamente esigente.
“La strada stretta verso il profondo Nord” è più di una storia di guerra: è un’indagine sull’amore, sulla colpa e sulla responsabilità morale dell’individuo di fronte all’orrore. Il passaggio dal romanzo alla serie TV non ne tradisce l’essenza, ma la amplifica, portando questa vicenda a un pubblico nuovo e trasversale.
Questa serie si impone come un’opera necessaria: ci ricorda che la memoria non è un esercizio nostalgico, ma un atto etico. Guardarla significa confrontarsi con ciò che siamo stati, e con ciò che potremmo diventare, quando l’umanità viene messa alla prova fino al limite estremo.
