“Buen Camino” Checco Zalone torna al cinema a Natale

13 Dicembre 2025

Dopo anni di attesa, Checco Zalone torna al cinema a Natale per un nuovo esilarante film. Preparati a un'avventura da "buen camino".

Buen Camino- Checco Zalone torna al cinema a Natale

Dopo anni di attesa, silenzi strategici e un panorama comico italiano che nel frattempo ha provato, non sempre riuscendoci, a colmare il suo vuoto, Checco Zalone torna al cinema con Buen Camino, il nuovo film diretto da Gennaro Nunziante in uscita il 25 dicembre 2025. Un ritorno che non è solo un evento cinematografico, ma un vero e proprio termometro culturale: ogni film di Zalone, infatti, dice qualcosa sull’Italia che ride, si riconosce, si difende e, talvolta, si mette a nudo.

Con “Buen Camino” la coppia Zalone–Nunziante torna a lavorare insieme dopo quasi un decennio e dopo l’eccezione di Tolo Tolo, diretto dallo stesso Zalone. Il risultato è una commedia che, dietro la maschera dell’umorismo popolare e del paradosso, prova a interrogarsi su temi più profondi: la responsabilità, il senso della vita, il rapporto genitori-figli e l’idea stessa di cambiamento.

“Buen Camino” Checco Zalone torna al cinema a Natale con un nuovo film

Con “Buen Camino” Checco Zalone torna al cinema con un film che conferma la sua capacità di intercettare l’immaginario collettivo e di trasformarlo in racconto popolare. Una commedia che fa ridere, ma che lascia spazio anche a una riflessione più profonda sul senso del cambiamento, sulla responsabilità e sull’importanza di mettersi, davvero, in cammino.

Un ritorno atteso, imperfetto, ma necessario. Perché, come insegna il film, a volte bisogna perdersi un po’ per capire dove si sta andando.

Una trama che parte dalla comodità per arrivare all’essenziale

Checco interpreta un personaggio che sembra uscito direttamente dal manuale dell’anti-eroe zaloniano: un uomo viziato, cresciuto nella ricchezza e nell’assenza di responsabilità, figlio unico di un imprenditore di successo, abituato a una vita di privilegi, piscine, yacht, servitù e relazioni superficiali. Una vita “perfetta”, almeno in apparenza, costruita sull’idea che il lavoro sia opzionale e la fatica qualcosa da evitare accuratamente.

Ma qualcosa si incrina quando la figlia minorenne, Cristal, scompare improvvisamente. Chiamato d’urgenza a Roma dall’ex moglie, Checco si ritrova per la prima volta a fare i conti con una paternità che non ha mai davvero esercitato. Non conosce la figlia, non sa nulla dei suoi desideri, dei suoi pensieri, delle sue inquietudini. Cristal è per lui quasi una sconosciuta.

La scoperta che la ragazza è partita per la Spagna per intraprendere il Cammino di Santiago di Compostela ribalta completamente la sua visione del mondo. Ottocento chilometri a piedi, zaino in spalla, alla ricerca di un senso per la propria vita: un’idea che Checco giudica inizialmente folle, incomprensibile, quasi offensiva. Eppure sarà costretto a seguirla, dando inizio a un viaggio che è fisico, emotivo e simbolico.

Il viaggio come metafora (e come trappola comica)

Il Cammino di Santiago diventa il cuore narrativo del film, ma anche il suo dispositivo comico più potente. Nunziante utilizza i sentieri, gli ostelli, i pellegrini, la fatica, il freddo e la pioggia come un terreno ideale per smontare le certezze del protagonista. Ogni passo mette Checco davanti a ciò che ha sempre evitato: il limite, la lentezza, l’incontro con l’altro.

Lontano dalle comodità del lusso, il personaggio si muove in un mondo fatto di sacrificio condiviso, di pasti improvvisati, di letti scomodi e di silenzi carichi di significato. È qui che Buen Camino gioca la sua partita più interessante: trasformare il viaggio spirituale per eccellenza in una palestra di umanità, senza mai rinunciare alla satira.

Le risate non mancano, ma sono spesso attraversate da una vena malinconica. Zalone continua a colpire con la sua comicità dissacrante, ma lo fa lasciando emergere un’umanità più fragile rispetto al passato.

Paternità, assenza e riconciliazione

Uno dei temi centrali del film è il rapporto tra padre e figlia. Checco non è il padre autoritario né quello affettuoso: è il padre assente, distratto, incapace di assumersi un ruolo. Cristal, al contrario, rappresenta una generazione inquieta, alla ricerca di senso, insofferente al vuoto delle apparenze.

Il film evita la retorica facile e sceglie una strada più sottile: la riconciliazione non passa attraverso grandi discorsi, ma attraverso la condivisione della fatica, dell’errore, della caduta. Camminare insieme diventa l’unico modo possibile per accorciare una distanza che non è solo geografica.

In questo senso, “Buen Camino” è anche una riflessione sul fallimento educativo di una generazione che ha avuto tutto e ha saputo trasmettere poco, se non il culto del benessere e dell’assenza di limiti.

Il ritorno di Nunziante e la maturità di Zalone

La regia di Gennaro Nunziante restituisce al cinema di Zalone una struttura più compatta e una maggiore attenzione al ritmo narrativo. Dopo Tolo Tolo, Buen Camino sembra voler recuperare l’equilibrio tra comicità e racconto che aveva reso memorabili titoli come Quo vado? e Sole a catinelle.

Zalone, dal canto suo, appare più consapevole del proprio ruolo pubblico. Il suo personaggio resta scomodo, politicamente scorretto, talvolta fastidioso, ma è anche attraversato da un cambiamento che non viene mai completamente risolto. Non c’è una redenzione totale, e questo è uno dei punti di forza del film.

Una commedia che parla all’Italia di oggi

“Buen Camino” è una commedia che parla di ricchezza e povertà, di padri e figli, di smarrimento e ricerca. Ma soprattutto parla di un’Italia che fatica a fermarsi, a camminare davvero, a guardarsi dentro. Il Cammino di Santiago diventa così una metafora potente di un Paese che corre senza sapere bene dove andare.

Zalone non offre soluzioni, non si trasforma in un moralista. Continua a fare ciò che gli riesce meglio: mettere il dito nella piaga e farci ridere mentre ce ne accorgiamo.

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