Anna Il ritratto (im)perfetto di una donna che fece del suo «io» lo schermo

11 Novembre 2025

Un biopic intenso e personale sulla grande Anna Magnani, diretto e interpretato da Monica Guerritore: Anna (2025) esplora la diva e la donna, tra Roma, cinema e memoria.

Anna Il ritratto (im)perfetto di una donna che fece del suo «io» lo schermo

Il 6 novembre 2025 è uscito nelle sale italiane “Anna“, un film che segna l’esordio alla regia cinematografica di Monica Guerritore, che interpreta anche la protagonista: Anna Magnani. Non si tratta soltanto di un biopic: è un ritratto intenso, coraggioso, che cerca di afferrare l’energia vulcanica, la fragilità, l’umanità di una delle più grandi attrici italiane del Novecento.

Un film ambizioso, che mescola la dimensione pubblica del mito con quella privata della donna e lo fa con modalità non convenzionali, tra ricostruzioni degli anni cinquanta e attraversamenti onirici della memoria.

Anna: un film che restituisce la memoria ad Anna Magnani

Anna è un film che cammina su due corde: da una parte il dovere‑omaggio a un’icona del cinema, dall’altra la volontà di trasformare quel tributo in un cinema vivo.

Monica Guerritore non si nasconde: ci mette la voce, il corpo, la regia, l’ombra e la luce. Non è un film perfetto: e forse è proprio questo il suo valore. Perché così come la Magnani non è mai stata solo l’eroina classica ma una donna di “viscere e morale”, così questo film non è solo biografia ma forma d’amore imperfetto, stratificato, autentico.

Se vai al cinema, preparati a camminare nei vicoli notturni di Roma insieme a lei, a sentire la voce che chiede «Ma cosa vorranno da me?», e vedere uno schermo che restituisce non solo la diva, ma la donna che gridava «Che so’ io?».

Trama e struttura

La sequenza iniziale ci porta alla notte del 21 marzo 1956 , quando Anna Magnani, interprete di La rosa tatuata, attende l’esito della candidatura all’Oscar come miglior attrice. In quella attesa, in quella lunga notte romana, il film costruisce un doppio percorso: da un lato l’attimo pubblico, la potentiale consacrazione internazionale; dall’altro, i fantasmi privati di Anna, l’amore finito con Roberto Rossellini, il figlio malato, le strette della macchina‑cinema, la solitudine degli interpreti che diventano creature di uno schermo più grande di loro.

Si alternano momenti reali: la carriera a Cinecittà, i premi, le difficoltà, a sequenze immaginate, evocative, che mostrano la donna “dietro” la diva. Le piazze di Roma, i vicoli, le scale, la voce consumata della Magnani‑Guerritore: ogni inquadratura tenta di catturare la sua voce viscerale, la fragilità che stava sotto la forza.

 Monica Guerritore regista e interprete: doppio ruolo, doppia sfida

Il progetto è radicale: Monica Guerritore non si limita a interpretare la Magnani, ma la racconta, la rielabora, la attraversa. Come sottolinea la critica: “Scritto, diretto e interpretato da lei medesima per un’identificazione di una donna che si chiama Anna Magnani ma si legge Monica Guerritore.”

Questo doppio ruolo comporta vantaggi e rischi: da un lato la passione, la conoscenza del personaggio, l’identificazione profonda; dall’altro la tentazione dell’imitazione, della maschera, del rifacimento canonico. Alcune recensioni parlano di un film “libero, slabbrato, personale e con grande personalità”, ma anche di un impianto che non sempre fugge dal citazionismo.

Temi principali e letture suggerite

Identità e corpo‑schermo : Anna Magnani fu una donna che trasformò il proprio corpo, la propria voce, la propria romanità, in forza di cinema. Il film lo mostra: la voce rotta, il pianto, la rabbia, la mia “Nannarella” che risponde a Fellini «Che so’ io?». Femminilità e potere: Attrice donna in un mondo maschile (registi, produttori, diva internazionale), il film illustra il conflitto fra la visibilità e la dimensione privata, fra successo e compromesso. Roma, cinema e mito : La città è parte integrante del racconto: non solo set, ma scenario dell’anima.

La Roma popolare della Magnani, la Roma dei gatti, dei tranvai, delle voci che tornano. Memoria, arte e tempo : L’approccio narrativo non è puramente cronologico: ci sono fantasie, ricordi, connessioni libere.

La vita della Magnani diventa materia di cinema, la realtà si fa schermo. Debito e creazione artistica: Il film non evita di mostrare le ferite: la salute del figlio, l’abbandono, la marginalità che arriva anche ad una diva. La gloria non cancella il dolore.

 Punti di forza e criticità

Tra i punti di forza: la scelta del soggetto, una grande attrice italiana poco raccontata in un film, e l’impegno registico dell’interprete‑regista.

La presenza di Monica Guerritore è magnetica, la volontà di rendere “vera” la Magnani appare concreta. Tra le criticità: qualche effetto di “costruzione” troppo evidente, un ritmo a volte incerto, la sfida della regia che appare acerba in qualche sequenza. Come osserva una recensione: «Nel baratro della regia televisiva e didascalica, nel citazionismo superficiale… forse nel sogno mal realizzato di rianimare un mito».

Ma forse queste imperfezioni sono anche parte del gioco: un film che osa, che esce dal biopic tradizionale per provare a catturare l’essenza, non solo la superficie.

 Perché vale la pena vederlo

Per chi ama la storia del cinema italiano: Anna Magnani è una figura irrinunciabile, e avere un film italiano che la racconta è evento.

Per chi è interessato alle donne e al potere, al rapporto tra arte e vita. • Per chi vuole un film che non si limita al “racconto degli anni d’oro”, ma che tenta di scavare nella fragilità, nel tempo che passa, nelle ferite.

Per chi apprezza la città di Roma come personaggio cinematografico. E, infine, per chi ama l’idea del cinema che reinventa, misura e rischia.

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