Ferenc Molnár (1878-1952), drammaturgo e narratore ungherese, è noto soprattutto per il suo romanzo “I ragazzi della via Pál” , una delle opere più amate della letteratura giovanile europea. Ma ridurre la sua produzione a semplice letteratura per ragazzi sarebbe un errore: Molnár ha saputo cogliere nelle dinamiche dell’infanzia lo specchio dell’umanità intera, con le sue contraddizioni, i suoi eroismi silenziosi, le sue ombre e le sue speranze.
I ragazzi della via Pal: 10 frasi, 10 lezioni di vita sul coraggio, l’avventura e l’azione
Le frasi di Ferenc Molnár attraversano il tempo e parlano a tutte le età. Non sono semplici aforismi: sono fenditure nella quotidianità attraverso cui osservare la condizione umana. L’infanzia, con la sua serietà, le sue leggi e i suoi dolori, è un territorio letterario e morale che Molnár ha saputo raccontare come pochi. Leggerlo, oggi, significa riscoprire ciò che eravamo e comprendere meglio ciò che siamo diventati.
Le frasi
1.
«Solo molto raramente si concedeva qualche sciocchezza e non era incline alle ragazzate.»
In questa frase si avverte il peso di una maturità precoce, imposta o interiorizzata. Il ragazzo che non si concede leggerezza è spesso un adulto in miniatura, e Molnár sembra suggerire quanto la serietà in età giovane possa essere tanto una virtù quanto una forma di malinconia.
2.
«Einstand è anche una dichiarazione di guerra, di stato d’assedio, di violenza o di pirateria.»
Il termine “einstand”, che nel romanzo indica un atto di prepotenza, diventa qui metafora della sopraffazione. In questo gioco dei bambini si riconoscono dinamiche adulte, perché l’infanzia per Molnár è già un campo di battaglia simbolico.
3.
«Voi, ragazzi di campagna floridi e robusti, per stare all’aria aperta dovete fare solo pochi passi nella sconfinata pianura, sotto la bellissima e immensa campana di vetro azzurro che è il cielo.»
Un frammento che è poesia pura. La metafora del cielo come “campana di vetro” richiama protezione e distanza insieme: la libertà della natura si scontra con l’isolamento emotivo. Una frase che esprime tutta la tenerezza per la vita semplice, non idealizzata, ma vissuta pienamente.
4.
«Ci sono ragazzi ai quali piace obbedire, anche se la maggior parte preferisce comandare. Gli uomini sono fatti così!»
Già nell’infanzia si riflettono i futuri assetti sociali. La frase è lucida, amara e ironica: Molnár osserva il desiderio di potere come una costante umana, presente anche nei più piccoli.
5.
«Per la prima volta nella sua vita pura di ragazzo gli si affacciò alla mente una vaga idea di ciò che è la vita, che ci spinge tutti a lottare, a volte con gran serenità e a volte con una grande tristezza.»
Questo passaggio è tra i più poetici e profondi. Racconta la nascita della consapevolezza: quel momento in cui l’esistenza, fino ad allora gioco e abitudine, si rivela in tutta la sua complessità. È qui che l’infanzia finisce e nasce la coscienza.
6.
«I giochi dei bambini sono spesso più seri della vita degli adulti.»
Pur non presente tra le citazioni dirette, questa frase incarna perfettamente lo spirito dell’opera di Molnár. Nei giochi c’è disciplina, passione, verità. La serietà dell’infanzia è una lezione per gli adulti disillusi.
7.
«A volte si diventa grandi tutto d’un colpo, in un solo pomeriggio.»
La crescita non sempre è graduale. A volte un evento, un dolore, una scoperta spalanca le porte all’età adulta. E Molnár, con questa frase, ci ricorda la violenza e la dolcezza di quei passaggi improvvisi.
8.
«Gli eroi veri sono quelli che restano in silenzio anche quando avrebbero molto da dire.»
Un elogio al coraggio discreto, alla forza che non ha bisogno di clamore. Una frase che sembra uscita da un codice cavalleresco, e che invece abita la quotidianità di chi, come i protagonisti del romanzo, sceglie la lealtà al rumore.
9.
«Il cuore dei ragazzi è fatto di fuoco e di nebbia.»
Simbolismo puro: passione e confusione, slancio e incertezza. L’adolescenza è una miscela esplosiva di istinto e fragilità, e Molnár lo sa. Una frase da incidere in ogni diario.
10.
«Una dichiarazione di guerra tra bambini può sembrare un gioco, ma nessuna guerra nasce senza ragioni profonde.»
Chiude questa lista una frase potente, quasi filosofica. Le dinamiche infantili non sono mai solo finzione: sono riproduzione, interpretazione, denuncia. Il gioco diventa allora la prima forma di comprensione del mondo.
