Che valore ha l’amicizia tra due giovani oggi? Una riflessione di Giacomo Leopardi ci dona una riflessione sull’amicizia di grande attualità, che seppur cruda nella sua riflessione, riesce ad offrire una saggia indicazione su quali potrebbero essere i presupposti perché possa instaurarsi una relazione più vera e matura.
Amicizia di Giacomo di Giacomo Leopardi fu scritta il 20 gennaio 1820 ed è tratta dalla sezione Trattato delle passioni dello Zibaldone di pensieri, il diario personale che raccoglie una grande quantità di appunti, riflessioni e aforismi, scritti tra il luglio-agosto 1817 e il dicembre 1832 dal grande poeta italiano per un totale di 4526 pagine.
L’opera è stata pubblicata per la prima volta in sette volumi, durante il triennio 1898-1900, a cura di una commissione di studiosi presieduta da Giosuè Carducci con il titolo Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura dall’editore Le Monnier.
Amicizia 104,1 di Giacomo Leopardi
Dopo che l’eroismo è sparito dal mondo, e in vece v’è entrato l’universale egoismo, amicizia vera e capace di far sacrificare l’uno amico all’altro, in persone che ancora abbiano interessi e desideri, è ben difficilissimo. E perciò quantunque si sia sempre detto che l’uguaglianza è l’una delle più certe fautrici dell’amicizia, io trovo oggidì meno verisimile l’amicizia fra due giovani che fra un giovane, e un uomo di sentimento già disingannato del mondo, e disperato della sua propria felicità.
Questo non avendo più desideri forti è capace assai più di un giovane d’unirsi ad uno che ancora ne abbia, e concepire vivo ed efficace interesse per lui, formando così un’amicizia reale e solida quando l’altro abbia anima da corrispondergli. E questa circostanza mi pare anche più favorevole all’amicizia, che quella di due persone egualmente disingannate, perchè non restando desideri nè interessi in veruno, non resterebbe materia all’amicizia e questa rimarrebbe limitata alle parole e ai sentimenti, ed esclusa dall’azione. Applicate questa osservazione al caso mio col mio degno e singolare amico, e al non averne trovato altro tale, quantunque conoscessi ed amassi e fossi amato da uomini d’ingegno e di ottimo cuore. (20. Gen. 1820.)
La citazione di Giacomo Leopardi di grande attualità
Appare evidente leggendo il brano sull’amicizia di Giacomo Leopardi come la sua visione riguardo all’amicizia sia profondamente pessimista.
Il grande poeta e filosofo non nega che possa esistere un’amicizia vera, ma la considera un’eccezione rara, quasi impossibile nel mondo dominato dall’egoismo.
Leopardi è convinto che per concretizzare un’amicizia reale serva una particolare condizione: un giovane pieno di speranze e un uomo disilluso che possa dedicarsi a lui senza secondi fini.
Quella del poeta di Recanati appare come un’analisi realistica delle dinamiche umane. Spesso, infatti, le amicizie più profonde nascono proprio tra persone che si trovano in fasi diverse della vita, e non tra coloro che sono esattamente uguali.
Una società troppo orientata all’egoismo
Leopardi inizia il brano su riportato con un’osservazione generale sulla società del suo tempo, che se ci pensiamo sembra essere, riguardo almeno a questo tema, simile a quella odierna.
Il poeta afferma che il mondo ha perso l’eroismo e al suo posto è subentrato un egoismo universale. Con “eroismo” non si riferisce solo agli atti di valore di una persona che si impegna per l’indipendenza della sua terra o per le azioni sul campo di battaglia, ma a quella capacità umana di sacrificarsi per un ideale o per gli altri, senza calcoli di convenienza.
Con il diffondersi dell’egoismo, diventa estremamente difficile trovare un’amicizia autentica, in cui una persona sia disposta a sacrificarsi per l’altra.
L’uguaglianza non è sinonimo di amicizia
Tradizionalmente, si dice che l’uguaglianza sia uno dei fattori fondamentali per una vera amicizia. Leopardi mette in dubbio questa convinzione e afferma che, nel mondo moderno, non è tanto l’uguaglianza a favorire l’amicizia, quanto una differenza ben precisa tra i due amici.
Uno deve essere ancora pieno di desideri e speranze, mentre l’altro deve essere già disilluso dalla vita.
Ma perché l’amicizia tra giovani è impossibile?
Secondo Leopardi, è più difficile che due giovani stringano un’amicizia vera e duratura, proprio perché entrambi sono ancora immersi nei loro desideri, nelle loro ambizioni e nei loro interessi personali.
La loro amicizia rischia di essere instabile perché potrebbe essere minata da rivalità, gelosie o dalla semplice divergenza di percorsi di vita.
La differente età rende possibile la vera amicizia
Giacomo Leopardi ritiene più solida l’amicizia tra un giovane e un uomo che ha già perso ogni illusione e speranza di felicità. Questo perché l’uomo disilluso non ha più desideri forti che possano entrare in conflitto con quelli del giovane e può dedicarsi a lui con un affetto più puro, privo di egoismi nascosti.
Quest’uomo non cerca più il proprio vantaggio, ma può provare un sincero interesse per il giovane e accompagnarlo nel suo percorso, quasi come un mentore o un fratello maggiore.
In poche parole viene a mancare quell’elemento di competizione che è la causa principale della rottura di qualsiasi amicizia.
Anche tra due adulti è difficile mantenere una vera amicizia
Leopardi riflette anche sull’amicizia tra persone adulte e quindi della stessa generazione della vita. Questi ormai hanno entrambi perso ogni illusione e speranza. ne consegue che, se nessuno dei due ha più desideri né interessi, allora anche questa tipologia di amicizia rischia di diventare un’illusione, fatta solo di parole e sentimenti, ma priva di azione e sostegno reale.
L’amicizia, secondo lui, ha bisogno di fluidità dinamica, ovvero uno deve ancora sperare, mentre l’altro deve aver già smesso di sperare. Solo così si crea un legame profondo e duraturo.
L’amicizia vera di Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi conclude il brano facendo riferimento alla sua esperienza personale. Il poeta afferma di aver trovato questa amicizia in un “degno e singolare amico”, ma di non averne trovata un’altra simile, nonostante abbia conosciuto e amato molte persone di ingegno e di buon cuore.
Questo implica che, per lui, l’amicizia vera non dipende solo dalla bontà o dall’intelligenza, ma da una combinazione molto rara di circostanze emotive e psicologiche.
Nel brano Giacomo Leopardi parla, senza rivelare il nome, di un suo amico vero. Per capire a chi si riferisce, dobbiamo fare riferimento al momento in cui scrisse questa riflessione (1820). L’amico potrebbe essere, quindi, Pietro Giordani, letterato e intellettuale italiano, che fu un grande amico e sostenitore del poeta nei suoi anni giovanili.
Pietro Giordani era molto più grande di Leopardi, era nato nel 1774, e il loro rapporto era improntato su un’ammirazione reciproca. Giordani vedeva in Giacomo Leopardi un giovane geniale e lo incoraggiava, mentre Leopardi lo considerava un mentore e un confidente.