10 frasi di Paolo Crepet sulla libertà tratte da “Il reato di pensare”

27 Luglio 2025

Abbiamo scelto 10 frasi di Paolo Crepet dal suo ultimo libro "Il reato di pensare" per allenare il pensiero critico e lasciarci ispirare. Scopri di più...

10 frasi di Paolo Crepet tratte da “Il reato di pensare”

Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, si fa spazio nella nebbia sottile della censura con “Il reato di pensare” lancia una sfida culturale: recuperare il coraggio delle idee, contro un mondo che tende a omologare e a spegnere la creatività.

10 frasi di Paolo Crepet per trovare il pensiero critico

Le sue parole sono inviti all’azione, riflessioni profonde, stimoli a cercare la libertà. Come al solito, Crepet cerca il problema nell’origine e parte dalle radici, dall’infanzia e dall’educazione, puntando all’urgenza di ripensare il nostro futuro.

Noi di Libreriamo abbiamo raccolto 10 frasi tratte da questo libro.

 

1.
“Raccontare è una forma di eleganza relazionale, esprime ottimismo poiché comporta e necessita di credere nell’altro come essenza di sé in un altrove.”

Crepet ci ricorda che la narrazione non è mai un gesto banale: raccontare significa aprirsi all’altro, affidargli qualcosa di nostro, credendo nel valore della condivisione.

E bisogna riflettere su quanto si dice, su come lo si dice, proprio perché le parole creano relazioni.

 

2.
“Chi vuole cambiare questo mondo, e innovarlo davvero, dovrebbe capire che bisogna ricominciare dai bambini, fin dalla loro nascita.”

Una frase che dice tutto. Non è il primo pensatore che lo dice — e non sarà neppure l’ultimo. Ogni rivoluzione parte dall’educazione. Per Crepet, il futuro si costruisce nelle prime esperienze di vita, lì dove si formano valori e libertà.

 

3.
“Stranezze che emergono dalla possibilità, ormai senza più regole, da parte dei genitori di fare irruzione nel lavoro di un insegnante e giudicarlo come se fossero tutti diventati cultori di quella materia e soprattutto i sindacalisti dei loro piccoli.”

Un’osservazione pungente sull’epoca in cui viviamo, dove il ruolo educativo è messo in discussione e spesso si smarrisce il rispetto per le competenze.

Quante volte abbiamo letto, o sentito dire di persone che si sono spinte fino al limite contro degli insegnanti?

Nei primi anni 2000, tantomeno negli anni ’80 e ’90 — tantomeno nel ’70 o o nel ‘60 —, una cosa simile sarebbe stata impensabile. Un solo brutto voto poteva essere sinonimo di silenzio punitivo, discussioni in famiglia e, addirittura, di ceffoni volanti.

Certo, nemmeno la violenza è giustificata e andrebbe trovata una via di mezzo con la frase numero 2; ma non è forse questo che vuole comunicarci Crepet nel suo libro? Dopotutto, queste sono solo frasi scelte.

 

4.
“Forse bisogna fare un viaggio dall’altra parte del mondo per trovare un po’ di buon senso, ma ne vale assolutamente la pena.”

Cercare il buon senso oggi sembra un’impresa, ma Crepet invita a non arrendersi: a volte serve allontanarsi per guardare con occhi nuovi.

Un po’ come quando si appende un quadro. Da vicino sembra dritto, ma se osservato da lontano sembra storto. È così che bisogna osservare le proprie imprese: con una visione d’insieme e qualche passo indietro.

 

5.
“Ero tra me e me, ma non ero solo.”

Alcune volte, la vera solitudine è interiore.

 

6.
“Nei manicomi la scienza psichiatrica si è rivolta per secoli alla miseria dell’accanimento fisico per tacitare l’intelletto anomalo di un uomo o di una donna.”

Una frase che denuncia una pagina buia della storia della psichiatria, mettendo in luce quanto la diversità sia stata a lungo considerata un nemico da annientare.

 

7.
“Arrovellarsi per un’idea è l’unico modo per non essere ripetitivi, eppure, c’è chi ama la coazione a ripetere perché è meno rischiosa.”

Pensare in modo originale è faticoso, ma è anche l’unica via per non cadere nella mediocrità. Crepet ci sprona a rischiare, perché la libertà richiede coraggio.

 

8.
“Eppure, persino durante il fascismo e il nazismo c’erano strumenti di critica – magari clandestini – che la gente poteva leggere per non essere bombardata dal pensiero unico.”

Un richiamo storico che diventa monito: la libertà di pensiero è sempre in pericolo, e va difesa anche quando sembra impossibile…

 

9.
“I cambiamenti nascono dalle minoranze, dalle avanguardie, da individui che poi, a volte, riescono a trasferire la loro ispirazione alla gente.”

Una frase che si spiega da sola, se così si può dire. I cambiamenti sono un po’ come le rivoluzioni: partono dal basso e sono fatti dalle minoranze.

Basta che qualcuno osi pensare in modo diverso e sappia contagiare il mondo con la propria visione affinché la prima goccia cada e il catino inizi a riempirsi.

 

10.
“Oggi per essere realisti occorre ritrovare una forza rivoluzionaria che non ammette il dazio sul pensiero.”

Essere realisti, oggi, non significa adattarsi ma avere la forza di opporsi. Il pensiero critico è la vera rivoluzione, la giusta resistenza all’indottrinamento.

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