Una frase di Marco Aurelio svela come combattere lo stress e trovare il benessere

20 Ottobre 2025

Scopri la stoica frase di Marco Aurelio che insegna che lo stress non si cura con un viaggio ai tropici, ma facendo spesso tappa dentro se stessi.

Una frase di Marco Aurelio svela come combattere lo stress e trovare il benessere

Contro il logorio della vita moderna il desiderio di ritirarsi in luoghi solitari e tranquilli, in campagna, al mare o in montagna, è tra i più sentiti da molte persone. A dire il vero, una frase di Marco Aurelio rivela che la voglia di allontanarsi dal caos, dalle abitudini, dalle routine e dallo stress quotidiano era già presente duemila anni fa. Lo stesso imperatore romano confessa di averla provata.

Proprio per questo, in uno dei suoi pensieri più intensi, affronta questo sentimento e lascia ai posteri una lezione stoica che oggi appare più attuale che mai.

In nessun luogo, infatti, l’uomo trova un rifugio più sereno e tranquillo che nella sua anima, soprattutto colui che ha dentro di sé princìpi tali che, se si volge a contemplarli, subito acquista una totale serenità di spirito; e per serenità di spirito io non intendo null’altro che la condizione di un’anima ben disposta. Concediti dunque costantemente questo rifugio e rinnova te stesso.

Il contesto della frase di Marco Aurelio

La frase di Marco Aurelio è contenuta nel capitolo 3 del Libro IV della sua opera Colloqui con sé stesso, conosciuta anche con i titoli di Meditazioni, Ricordi, A sé stesso, Pensieri, una straordinaria raccolta di appunti personali scritti dall’imperatore romano Marco Aurelio tra il 170 e il 180 d.C. Quest’opera non era destinata alla pubblicazione, ma rappresenta un diario intimo, una sorta di esercizio spirituale attraverso il quale l’uomo più potente del mondo cercava di applicare i principi della filosofia stoica per guidare le proprie azioni e trovare equilibrio interiore.

Scritte in greco koinè durante le dure campagne militari lungo i confini dell’impero, le Meditazioni sono suddivise in dodici libri e offrono una visione profonda e toccante della mente di un leader che affronta guerre, pestilenze e tradimenti cercando costantemente di essere un uomo migliore.

L’opera di Marco Aurelio ha attraversato i secoli, influenzando generazioni di pensatori, leader e persone comuni. La sua forza risiede nell’universalità dei temi trattati e nello stile semplice e onesto. Non è un trattato filosofico astratto, ma il diario di un uomo che lotta contro le debolezze umane e cerca strumenti pratici per coltivare la virtù, la forza d’animo, la saggezza e la pace interiore.

Ancora oggi, le Meditazioni sono considerate un manuale senza tempo per affrontare le avversità della vita, un potente invito all’auto-riflessione e alla ricerca di una vita virtuosa e significativa.

La lezione di Marco Aurelio per combattere lo stress e stare bene

Nel capitolo terzo del quarto libro di Colloqui con sé stesso, Marco Aurelio affronta in modo diretto e chiaro il tema della voglia di fuggire via dallo stress quotidiano e da tutte le routine che finisco per alienare l’esistenza.

In nessun luogo, infatti, l’uomo trova un rifugio più sereno e tranquillo che nella sua anima, soprattutto colui che ha dentro di sé princìpi tali che, se si volge a contemplarli, subito acquista una totale serenità di spirito; e per serenità di spirito io non intendo null’altro che la condizione di un’anima ben disposta. Concediti dunque costantemente questo rifugio e rinnova te stesso.

Gli uomini si cercano dei luoghi solitari in cui ritirarsi: dimore in campagna, sulle rive del mare, sui monti; e anche tu sei solito sentire un ardente desiderio di tali cose.

Per Marco Aurelio questo atteggiamento però deriva solo da un mancata comprensione sul modo di approcciare la vita.

Tutto questo, però, rivela una grande ignoranza, ché ti è possibile ritirarti in te stesso in qualunque momento tu lo voglia.

E per l’imperatore e filosofo romano la soluzione più sensata, facile da realizzare, aggiungiamo anche economicamente sostenibile, è guardare a sé stessi e alla propria anoma come spazio migliore per  ritrovare il giusto benessere.

In nessun luogo, infatti, l’uomo trova un rifugio più sereno e tranquillo che nella sua anima

Il rifugio interiore come fonte di benessere

La soluzione, secondo l’imperatore, è sorprendentemente semplice e allo stesso tempo rivoluzionaria. Non servono luoghi remoti, percorsi esoterici o tecniche di meditazione sofisticate. Basta fermarsi e guardare dentro di sé.

soprattutto colui che ha dentro di sé princìpi tali che, se si volge a contemplarli, subito acquista una totale serenità di spirito; e per serenità di spirito io non intendo null’altro che la condizione di un’anima ben disposta.

La vera serenità non è assenza di dolore o fatica, ma presenza di ordine interiore. Avere principi solidi, limpidi e giusti significa poter tornare in sé e ritrovare equilibrio ogni volta che la vita diventa pesante.

Concediti dunque costantemente questo rifugio e rinnova te stesso.

È un invito alla costanza. Marco Aurelio non parla di un atto isolato, ma di un allenamento quotidiano, una ginnastica dello spirito che accompagna l’uomo per tutta la vita.

L’etica come radice del benessere

Per lo stoicismo, di cui Marco Aurelio è uno dei massimi interpreti, l’etica e la spiritualità coincidono. L’anima ben disposta è quella che vive secondo virtù, armonia e giustizia. La morale, secondo questa visione, non è un’astrazione ma una legge naturale, il riflesso della volontà divina nell’agire umano.

Essere integri, giusti, rispettosi e fedeli ai propri doveri significa collaborare al bene del mondo. Ogni azione individuale contribuisce al benessere collettivo. Così, per l’imperatore, l’atto etico è un atto di salute, perché mette ordine nella mente e nella società.

Le leggi degli dei, tradotte nel comportamento umano, diventano regole di vita quotidiana. Essere virtuosi non è un sacrificio ma una forma di igiene spirituale, una disciplina che nutre la serenità.

Il benessere come pratica quotidiana

Marco Aurelio invita a ritagliarsi momenti di raccoglimento interiore durante la giornata. Ogni volta che si sente il peso della stanchezza o dell’irritazione, suggerisce di richiamare alla mente quei principi semplici che bastano a ristabilire la calma.

Siano però questi princìpi concisi ed elementari, tali che, non appena li richiami alla mente, bastino a dissipare ogni dolore e a rimandarti indietro senza alcuna irritazione per le occupazioni a cui ritorni.

È un esercizio mentale di ritorno all’equilibrio. Ogni volta che ci si sente turbati, si può rientrare nel proprio rifugio e ritrovare un punto fermo. È un modo per ricominciare, più lucidi, più pacificati, più presenti.

Le cause del turbamento

Dopo aver indicato il rifugio interiore come via per raggiungere il benessere, Marco Aurelio si chiede che cosa impedisca all’uomo di rimanere in quella quiete.

La risposta prende forma in una serie di domande, che diventano un vero e proprio percorso di consapevolezza.

Per che cosa, infatti, ti corrucci? Per la malvagità degli uomini?

L’imperatore invita a guardare il mondo con lucidità e compassione.  Se la cattiveria degli altri ci ferisce, occorre ricordare che gli esseri razionali esistono gli uni per gli altri, che la tolleranza è parte della giustizia, e che chi sbaglia lo fa senza volerlo. L’uomo non agisce per natura malvagia, ma per ignoranza del bene.

Ricordando questo, scrive, bisogna “smetterla, infine”, e non lasciare che l’odio o l’inimicizia diventino una prigione per la mente.

Poi sposta l’attenzione su un’altra fonte di inquietudine, il destino.

O forse il tuo fastidio è anche per la sorte che, nell’ordine universale, ti viene assegnata?

Ogni persona, dice Marco Aurelio, occupa un posto nel grande disegno del mondo. Quando la vita ci sembra ingiusta, bisogna ritornare col pensiero all’alternativa: o Provvidenza o atomi.

Se l’universo è governato da una ragione, allora tutto ha un senso; se è solo un intreccio di materia e caso, allora lamentarsi è inutile. In entrambi i casi l’unica libertà reale è accettare ciò che non dipende da noi e agire rettamente in ciò che possiamo controllare.

Un’altra preoccupazione che toglie serenità è quella legata al corpo.

Torna ancora a pensare che la mente non si immischia con i movimenti dolci o aspri del soffio vitale.

Il dolore o il piacere appartengono alla dimensione fisica, ma la mente, se educata, può isolarsi e restare ferma. Riconoscere questa distanza è una forma di potere interiore. La sofferenza perde forza quando smettiamo di identificarci con essa e la osserviamo come un fenomeno passeggero.

Infine, Marco Aurelio si rivolge a una delle illusioni più persistenti, quella della fama.

Guarda la rapidità dell’oblio che investe tutto, l’abisso dell’eternità che si estende infinita in entrambe le direzioni, la vacuità della rinomanza.

Ricorda quanto sia fragile la memoria umana, quanto breve la gloria e quanto limitato lo spazio in cui viene celebrata. La Terra è solo un punto nell’universo, e persino in questo minuscolo punto sono pochissimi coloro che ci loderanno. Inseguire l’approvazione è dunque un errore, perché ciò che davvero conta non è essere ricordati ma vivere in accordo con la propria coscienza.

Dopo aver analizzato queste quattro fonti di turbamento, Marco Aurelio riassume tutto in due principi fondamentali, che definiscono il cuore dello stoicismo.

Le cose non toccano l’anima, ma stanno immobili all’esterno, mentre i turbamenti vengono soltanto dall’opinione che si forma all’interno.

Il mondo non ci ferisce, siamo noi a ferirci con i giudizi che formuliamo sugli eventi.

E infine conclude con una verità semplice e assoluta.

Tutto quanto vedi, tra un istante si trasformerà e non sarà più. Il cosmo è mutamento, la vita è opinione.

Tutto cambia, tutto scorre. Accettare questa legge è la via della libertà. Il segreto per non soffrire non è resistere al mutamento, ma imparare a guardarlo con equilibrio, senza paura e senza attaccamento.

La lezione di Marco Aurelio alla società contemporanea

Mai come oggi l’essere umano ha desiderato fuggire. Fuggire dalle giornate che si ripetono uguali, dalle pressioni del lavoro, dall’eccesso di rumore e di informazioni. Fuggire da un mondo che chiede sempre di più e lascia sempre meno spazio al benessere.

Ma la fuga del nostro tempo non è solo fisica. È anche digitale, mentale, invisibile. Scorriamo i social come si sfogliano paesaggi lontani, illudendoci di viaggiare mentre restiamo fermi.

Ci nutriamo di immagini di vite perfette, di momenti costruiti per apparire, e crediamo che altrove si stia meglio. Così l’uomo contemporaneo vive in una connessione continua ma in un disorientamento profondo: presente ovunque, ma mai davvero dentro sé stesso.

In questa condizione di alienazione, la voce di Marco Aurelio suona come un invito alla rinascita.

Quando scrive che “in nessun luogo l’uomo trova un rifugio più sereno e tranquillo che nella sua anima”, non propone una fuga ma un ritorno. Non esorta a sottrarsi al mondo, ma a ritrovare dentro di sé la calma che il mondo non può offrire.

Il suo messaggio è radicale: non serve cambiare luogo, serve cambiare sguardo.

Il rifugio interiore di cui parla l’imperatore-filosofo non è isolamento, ma lucidità. È la capacità di restare presenti nel flusso della vita senza esserne travolti, di abitare il proprio tempo senza sentirsi in esilio.
Nel caos delle notifiche e dell’apparenza, la mente educata alla calma diventa l’unico spazio libero, la vera forma di benessere.

L’uomo moderno cerca sollievo nei viaggi, nei feed, nelle esperienze che promettono equilibrio ma lo lasciano più inquieto di prima. Marco Aurelio ci invita invece a fermarci, a tornare al nostro centro, a ritrovare un ordine dentro il disordine. È lì che si genera la vera libertà, quella che non dipende dai luoghi, dai riconoscimenti o dagli altri.

La sua lezione è chiara e disarmante. Non esiste un posto migliore in cui stare se non dentro sé stessi. Non c’è fuga che possa salvare dall’inquietudine se prima non si impara a far pace con la propria anima.

Nell’epoca della connessione permanente, Marco Aurelio ci insegna l’arte più difficile e più necessaria: riconnetterci a noi stessi. Perché il vero benessere non si trova nel mondo che cambia, ma nello sguardo che sa ritrovare silenzio, misura e verità dentro di sé.

Non va dimenticato che alzarsi la mattina ed essere felici del proprio essere è qualcosa che va associato anche all’educazione interiore si ogni umano. Stare nella società presuppone il “senso del dovere”, ovvero il nostro compito, il nostro lavoro, il nostro comportamento aiuta la società nel suo complesso.

Tutti gli umani secondo il filosofo romano sono interconnessi e accettare di dare il proprio contributo per l’attività collettiva sociale è un principio assoluto. Questo modo di pensare diventa importante per combattere l’alienazione e lo stress. Da un lato bisogna impegnarsi perché è giusto, dall’altro serve trovare spazi di riflessione individuale in cui ricaricare e dare energia all’anima.

La grandezza di un filosofo come Marco Aurelio sta proprio in questo approccio, molto concreto, immediatamente comprensibile, facile d’attuare e rispettoso di tutto ciò che ci circonda.

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