Una frase di Hermann Hesse dona la risposta più alta su come dovrebbe essere l’amicizia. La relazione più desiderata, ambita e ricercata dagli esseri umani di ogni tempo e luogo, attraverso le parole dello scrittore tedesco, trova finalmente i suoi confini e assume quel carattere positivo che la distingue da ogni altra forma di legame.
Avvicinarci non è il nostro compito, come non lo fanno il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, mio caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. Il nostro obiettivo non è fonderci l’uno nell’altro ma riconoscerci a vicenda, e imparare a vedere e onorare nell’altro ciò che siamo: un opposto e un completamento.
Le parole di Hermann Hesse come sempre riescono a fare centro e si pongono come una lezione da far propria, anche perché la gestione oculata e virtuosa dei rapporti umani sembra entrare sempre più in crisi e l’amicizia, così come l’amore, può manifestare i suoi effetti tossici.
La frase di Hermann Hesse è tratta dal romanzo Narciso e Boccadoro (Narziß und Goldmund) di Hermann Hesse pubblicato per la prima volta in lingua tedesca nel 1930 e la prima traduzione italiana è del 1933.
Una frase di Hermann Hesse sulla vera amicizia
Hermann Hesse offre una concezione virtuosa dell’amicizia, attraverso un dialogo intenso e profondo in grado d’illuminare i confini che deve costruire una sana relazione per poter offrire i suoi frutti migliori e dare benessere, serenità, gioia, felicità.
Ma per capire meglio la lezione di Hermann Hesse bisogna entrare nelle pagine di Narciso e Boccadoro e inquadrare il contesto del romanzo e l’occasione in cui le parole trovano la loro affermazione.
L’amore di Narciso per il suo più grande amico Boccadoro
Il libro di Hermann Hesse ha inizio nel monastero di Mariabronn, dove il giovane e brillante Narciso, un asceta e un pensatore dedito alla vita spirituale e intellettuale, è un insegnante rispettato. La sua vita ordinata viene scossa dall’arrivo di Boccadoro, un ragazzo affascinante e istintivo, mandato al convento dal padre per espiare i peccati della madre, una danzatrice vagabonda che lo ha abbandonato.
Tra i due nasce immediatamente un’amicizia profonda e complessa. Narciso con la sua eccezionale capacità di comprendere l’animo umano, riconosce subito che la vera natura di Boccadoro non è quella del monaco, ma quella dell’artista e del sensuale amante della vita. È proprio Narciso a risvegliare in Boccadoro i ricordi sopiti della madre e a spingerlo a cercare la propria strada nel mondo, al di fuori delle mura del convento.
Incoraggiato dall’amico, Boccadoro abbandona il monastero e intraprende un lungo viaggio da vagabondo. La sua vita diventa un’incessante esplorazione del mondo dei sensi: conosce l’amore carnale con innumerevoli donne, sperimenta la gioia, la passione, ma anche la sofferenza, la violenza e la caducità della vita.
Durante il suo viaggio Boccadoro s’imbatte in una statua della Madonna che lo colpisce profondamente, risvegliando in lui la vocazione artistica. Diventa allievo del maestro scultore Niklaus, imparando a trasformare le sue esperienze di vita in opere d’arte cariche di espressività.
Boccadoro attraversa un’Europa devastata dalla Morte Nera. Questa esperienza traumatica lo mette di fronte alla brutalità della morte e all’effimera bellezza della vita, temi che diventeranno centrali nella sua arte.
Il suo viaggio è anche una costante e inconscia ricerca della figura materna, la “Madre Primordiale”, simbolo della natura, della sensualità e della fonte stessa della vita e della creatività.
Dopo molti anni, Boccadoro, ormai invecchiato e stanco, viene arrestato e condannato a morte. Inaspettatamente, viene salvato proprio da Narciso, che nel frattempo è diventato l’abate del monastero di Mariabronn.
I due amici si ritrovano. Boccadoro torna a vivere nel convento, non più come monaco, ma come artista, creando le sue opere più mature. Il loro dialogo finale è il culmine del romanzo: tirano le somme delle loro esistenze. Boccadoro ha vissuto una vita piena di esperienze che Narciso ha solo potuto contemplare, mentre Narciso ha offerto a Boccadoro la lucidità e la consapevolezza per comprendere il senso del suo percorso.
Il romanzo si chiude con la morte di Boccadoro, che nelle sue ultime parole all’amico riassume la sua intera esistenza:
Ma come vuoi morire un giorno, Narciso, se non hai una madre? Senza madre non si può amare. Senza madre non si può morire”.
È la celebrazione finale della vita dei sensi come via per comprendere i misteri più profondi dell’esistenza, persino quello della morte. In sostanza, Narciso e Boccadoro è la storia di due metà di un’unica umanità: lo spirito (Narciso) e il corpo (Boccadoro), che pur seguendo percorsi opposti, si riconoscono, si completano e si illuminano a vicenda.
La vera amicizia nasce dal completamento delle reciproche diversità
Nell’ambito del romanzo la frase è pronunciata da Narciso nel Capitolo IV. I due sono in biblioteca e la frase chiave dell’intero romanzo nasce come reazione alle sollecitazioni di Boccadoro, sul perché il maestro pensatore volesse così tanto enfatizzare le differenze tra loro due.
Tu parli sempre delle differenze – ho capito a poco a poco che questa è la tua caratteristica più particolare. Se parli della grande differenza che c’è per esempio fra te e me, allora mi sembra che la differenza consista solo nella tua strana ossessione di voler trovare differenze!
Narciso conferma l’importanza di esaltare le differenze tra i due.
Hai centrato bene il punto. È vero: per te le differenze non sono molto importanti, a me invece sembrano l’unica cosa che conta. Io sono un erudito per natura, e la mia vocazione è il sapere. E il sapere, per citare le tue parole, non è altro che l’“ossessione di voler trovare differenze”.
E Narciso tiene a sottolineare:
Per noi uomini del sapere non c’è niente di più importante del constatare differenze, il sapere è l’arte di distinguere. Per esempio, trovare in ogni persona le caratteristiche che la separano dagli altri vuol dire conoscerla».
Boccadoro ribatte che anche i bambini sanno riconoscere ciò che è diverso, senza bisogno di tanta sapienza:
Uno ha scarpe da contadino ai piedi ed è un contadino, un altro ha la corona ed è un re… ma le vedono anche i bambini, senza tanta scienza».
Il dialogo si fa sempre più intenso.
Narciso sostiene che il sapere non si limita alle apparenze, ma scava in profondità. Boccadoro lo accusa di superbia, convinto che si possa essere “molto intelligenti anche senza sapere”.
A quel punto, Narciso porta la conversazione su un piano più alto:
Io non dico: tu sei più intelligente o più stupido, migliore o peggiore. Dico solo che sei diverso»
Per lui, la differenza non è una misura di valore, ma di vocazione.
E quando Boccadoro replica che entrambi, da buoni cristiani, hanno la stessa meta, “il ritorno a Dio”, Narciso risponde con una domanda che smuove le fondamenta del loro rapporto:
L’apostolo che il Salvatore amava più degli altri e quello che lo tradì… non avevano forse la stessa vocazione?.
È in questo punto che il dialogo cambia tono. Boccadoro, disorientato, lo accusa di essere un sofista, e Narciso risponde con calma:
Non ci avviciniamo per nessuna strada.
Poche parole, ma decisive. Sono la soglia della rivelazione successiva. La frase sul sole e la luna, il mare e la terra, che farà comprendere l’unione più profonda nasce proprio dal rispetto della distanza.
Amare senza confondersi, la distanza che genera luce
La frase di Hermann Hesse costringe a rimettere a fuoco la mappa degli affetti. Il legame più alto non nasce dalla fusione ma dal riconoscimento. Quando l’altro diventa un prolungamento di sé, smette di essere visibile; solo guardandolo come un universo distinto può davvero essere incontrato. È qui che la metafora trova la sua forza: sole e luna, mare e terra. Non si toccano, eppure insieme regolano i ritmi della vita. Così è l’amicizia: non elimina le differenze, le armonizza.
Hesse smonta due grandi equivoci. Il primo è scambiare la somiglianza per intimità. La somiglianza rassicura ma non trasforma, mentre la differenza, se accolta, permette di crescere. Il secondo è credere che la cura passi dall’annullamento dell’io.
In realtà, la vera cura nasce dal rispetto. Prendersi cura dell’altro significa proteggerlo dall’invasione, custodire il suo spazio interiore, lasciarlo essere. È per questo che Narciso può dire a Boccadoro:
Ti prendo sul serio quando sei te stesso.
Non gli chiede di diventare simile a lui, ma di realizzarsi nella propria unicità.
Sul piano psicologico questa è la struttura delle relazioni sane: confini chiari, prossimità calda. I confini non allontanano, ma rendono possibile la vicinanza. Senza confini la relazione collassa in dipendenza o controllo.
Sul piano sociologico Hesse anticipa un’etica civile fondata sulla coesistenza tra differenze: convivere senza assorbire, cooperare restando diversi. È una lezione ancora attuale, capace di contrastare tanto la polarizzazione quanto l’omologazione.
C’è infine un aspetto spirituale. Se l’altro è “opposto e completamento”, allora rivela ciò che manca, la parte non ancora conosciuta di sé. L’amicizia, come l’amore, diventa un’arte dello sguardo: vedere, onorare, lasciare essere. Non è distanza fredda, ma distanza generativa, lo spazio in cui ciascuno può fiorire e, proprio per questo, illuminare l’altro.
Amare senza confondersi significa tenere insieme il calore dell’incontro e la verità dei confini. La luce che orienta le relazioni, come quella tra il sole e la luna, non nasce dalla fusione ma dalla fedeltà a due centri che restano interi e, proprio restando interi, si riconoscono e si scelgono.
Con Narciso e Boccadoro, Hermann Hesse ha scritto una delle più profonde meditazioni sull’amicizia e sull’essere umano. La distanza tra i due protagonisti non è un fallimento ma una forma di amore, un modo per rispettare la verità dell’altro.
Non bisogna mai confondere affetto con possesso e libertà con solitudine. Le parole di Hermann Hesse sono universali, suonano ancora come una bussola.
Il vero incontro tra le persone avviene solo quando ognuno resta se stesso, e proprio così diventa indispensabile all’altro, come il sole alla luna, come il mare alla terra.