Una frase di Alexandre Dumas (padre) ci offre un’importante lezione riguardo al tema della felicità e come saper sopravvivere alla disperazione dei momenti più bui. Capita nella vita che di affrontino delle situazioni in cui tutto sembra essere perduto e quando accade ci si sente soffocare. Un macigno enorme pressa sul cuore e tutta l’esistenza sembra una condanna ingiustificata.
Ma, una frase tratta dal capitolo 117, dal titolo il 5 ottobre, del libro capolavoro Il conte di Montecristo di Aexandre Dumas padre, pubblicato per la prima volta a puntate nel 1844, ci dona una diversa visione della vita e su come affrontare il peggio quando lo si incontra.
Ricordiamo che Il conte di Montecristo sarà una miniserie Tv di 4 puntate che sarà possibile vedere, dal 13 gennaio 2025, su su Rai 1 e RaiPlay.
Adesso però leggiamo questa stupenda frase de Il Conte di Montecristo, cercando di farne tesoro e di coglierne l’importante significato.
“non vi è né felicità né infelicità in questo mondo, è soltanto il paragone di uno stato ad un altro… Solo chi ha provato l’estremo dolore può gustare la suprema felicità. Bisognava aver bramato la morte per sapere quale bene è vivere. Vivete dunque e siate felici, figli prediletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Iddio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, tutta l’umana saggezza sarà riposta in queste due parole: Aspettare e sperare.”
Per Alexandre Dumas per essere felici non bisogna mai mollare
La frase di Alexandre Dumas è davvero meravigliosa ed evidenzia un messaggio di grande significato. La sua lettura per essere più facilmente comprensibile e non interpretabile arbitrariamente va contestualizzata con il contesto logico che Alexandre Dumas ed Edmond Dantès, hanno voluto lasciare, attraverso il giovane Maximilien, ai milioni di lettori di tutto il mondo che hanno letto il libro.
Il contesto della frase
Il protagonista di questa frase all’interno del libro è Edmond Dantès, ovvero il conte di Montecristo, che lascia in dono a Maximilien Morrel, del quale era affezionato a Massimiliano come fosse suo figlio, una lettera davvero speciale.
Leggendo il libro siamo proprio alla fine, l’ultimo dei 117 capitoli, il momento in cui il giovane Massimiliano va a trovare il conte perché vuole essere aiutato a morire. Il giovane è infatti disperato percgé pensa che la sua amata Valentine sia morte e al dire il vero voleva togliersi la vita ben un mese prima. Ma, il conte gli aveva chiesto un ultima cortesia, di attendere un mese prima di passare al terrificante gesto.
Il giovane Maximilien era fortemente innamorato di Valentine de Villefort, che ricambiava il suo amore. Ma la giovane era stata promessa ad un altro uomo, Franz d’Epinay. Per sfuggire al matrimonio con Franz, Valentine, con l’aiuto di Edmond Dantes, simula la propria morte. Neppure Massimiliano è a conoscenza che la ragazza non è davvero morta, e cade nella disperazione più profonda. Era sua convinzione seguire la morte dell’amata.
Ma, il Conte, che aveva un forte ascendente sul giovane, lo fa desistere dal proposito, promettendogli di aiutarlo se accetterà di ritardare di un mese la propria fine. Alla scadenza del periodo prefissato Edmond, ovvero il 5 ottobre, arriva nell’isola del conte e trova una meravigliosa sorpresa, l’amata Valentine è ancora viva e i due potranno sposarsi e vivere la loro vita insieme.
Una lettera capolavoro sul vero senso della vita
La frase che abbiamo letto è contenuta in una lettera che Edmond Dantès ha lasciato al giovane. La consegna a Massimiliamo Jacopo, il capitano della nave che è venuto a recuperare i due amanti nell’isola dove il conte viveva per riportarli a casa.
Ecco il testo completo della lettera:
“Mio caro Massimiliano, troverete per voi una feluca all’àncora.Jacopo vi condurrà a Livorno, ove il signor Noirtier aspetta sua nipote, che vuol benedire prima che vi segua all’altare. Tutto ciò che è in questa grotta, amico mio, la mia casa agli Champs-Elysées e il mio piccolo castello di Tréport sono regali di nozze che Edmondo Dantès fa al figlio del suo padrone Morrel; la signorina Villefort vorrà accettarne la metà, poiché la supplico di dare ai poveri di Parigi tutte le ricchezze che le possono venire per eredità da suo padre, divenuto pazzo, e da suo fratello morto in settembre con sua madre.
Dite all’angelo che veglierà sulla vostra vita, Morrel, di pregare qualche volta per un uomo che, simile a Satana, per un momento si è creduto simile a Dio e ha riconosciuto, con tutta l’umiltà di un cristiano, che nelle mani di Dio soltanto sta il supremo potere e la infinita sapienza.
Queste preghiere addolciranno forse i rimorsi che porta con sé nel profondo del cuore, in quanto a voi Morrel, ecco tutto il segreto della condotta che ho tenuto verso voi: non vi è né felicità né infelicità in questo mondo, è soltanto il paragone di uno stato ad un altro, ecco tutto.
Solo chi ha provato l’estremo dolore può gustare la suprema felicità. Bisognava aver bramato la morte, Massimiliano, per sapere quale bene è vivere. Vivete dunque e siate felici, figli prediletti del mio cuore, e non dimenticate mai che, fino al giorno in cui Iddio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, tutta l’umana saggezza sarà riposta in queste due parole: Aspettare e sperare. Vostro amico Edmondo Dantès, Conte di Montecristo.”
Aspettare e sperare è questo il vero segreto della felicità.
Tutto ciò che ci accade è utile per capire che la cosa più importante in assoluto è la vita. Non a caso, la richiesta di attendere un mese prima di togliersi la vita, che il conte aveva chiesto a Maximilien, rappresenta l’essenza del suo discorso.
Se prima non si capisce quanto sia importante vivere, non si può cogliere la felicità e l’infelicità, i quali secondo Dumas sarebbero “soltanto il paragone di stato ad un altro”.
Solo vivendo e sperando si possono cambiare le cose. Se si molla, o peggio, se si decide che la morte sia la sola via d’uscita ai guai che ci colpiscono, non si sarà mai nella possibilità di avere ciò che si desidera.
Un concetto semplice, banale, ma che molte volte non viene compreso. Per Alexandre Dumas, aspettare non è rassegnazione, lo si evince proprio guardando alla vita del conte di Montecristo. Se si aspetta e si spera può accadere sempre qualcosa di insperato.
Non è detto che sia così, ma se ci pensiamo, non c’è alternativa. Se non si adotta questo approccio alla propria esistenza non si saprà mai se il futuro può donarci qualcosa di speciale.
Una visione ottimistica, positiva della vita, nella considerazione che nel bene e nel male non sapremo mai cosa ci riserva il futuro. L’unica possibilità per scoprirlo è semplicemente vivere.