L’appello di Albert Einstein ai giovani sul potere di cambiare il mondo

13 Agosto 2025

Scopri le parole dell'appello di Albert Einstein alla gioventù di tutte le epoche. Il vero futuro è non ripetere gli errori del passato.

L'appello di Albert Einstein ai giovani sul potere di cambiare il mondo

C’è una frase sulla giovinezza che ancora oggi appare attualissimo. Un appello di Albert Einstein ai giovani e a non commettere gli errori commessi dai loro genitori, dai loro antenati, ma scegliere d’impostare la loro vita seguendo il percorso della virtù e dell’amore, del rispetto.

O Gioventù: sai che la tua non è la prima generazione a desiderare una vita piena di bellezza e libertà? Sai che tutti i tuoi antenati hanno provato ciò che provi tu e sono stati vittime di conflitti e odio? Sai anche che i tuoi desideri ardenti potranno realizzarsi solo se riuscirai a raggiungere l’amore e la comprensione degli uomini, degli animali, delle piante e delle stelle, in modo che ogni gioia diventi la tua gioia e ogni dolore il tuo dolore?

Apri gli occhi, il cuore, le mani ed evita il veleno che i tuoi antenati hanno avidamente attinto dalla Storia. Allora tutta la terra sarà la tua patria e tutto il tuo lavoro e i tuoi sforzi porteranno benedizioni.

 

O Youth: Do you know that yours is not the first generation to yearn for a life full of beauty and freedom? Do you know that all your ancestors felt as you do—and fell victim to trouble and hatred?Do you know, also, that your fervent wishes can only find fulfillment if you succeed in attaining love and understanding of men, and animals, and plants, and stars, so that every joy becomes your joy and every pain your pain?

Open your eyes, your heart, your hands, and avoid the poison your forebears so greedily sucked in from History. Then will all the earth be your fatherland, and all your work and effort spread forth blessings.

Questa frase di Einstein è tratta dall’Archivio Albert Einstein, Università Ebraica di Gerusalemme ma è possibile trovarla nel libro The human side, un libro di ricerca sulla vita e il pensiero di Albert Einstein,  curato da Helen Dukas and Banesh Hoffmann, pubblicato per la prima volta dalla Princeton University Press, nel 1979.

Il contesto della frase

L’appello di Albert Einstein risale al 1932 e si tratta di una dedica che il grande scienziato tedesco scrisse sull’album di Irene Stern, figlia dei suoi vicini di casa a Caputh, un piccolo villaggio sul lago Templiner See, a sud di Potsdam. Era un momento cruciale nella storia della Germania, la quale  era attraversata da tensioni politiche e sociali, e l’ascesa del nazismo avrebbe presto costretto Einstein all’esilio definitivo, che avvenne nel dicembre del 1932.

Dal 1929, Caputh era il rifugio estivo di Albert Einstein. Qui, accanto alla sua casa progettata da Konrad Wachsmann, vivevano Adolf ed Elsbeth Stern con le figlie Irene e Ingeborg. Le famiglie condividevano giornate serene tra gite in barca a vela sul “Tümmler” (“Delfino”), conversazioni sul molo e momenti di convivialità. Poco prima di lasciare la Germania, Einstein affidò a Irene, aspirante stilista, parole che univano affetto personale e visione universale.

L’appello di Albert Einstein ai giovani

Nella sua dedica a Irene Stern, Einstein parte da un dato che ogni giovane tende a dimenticare: il desiderio di bellezza e libertà non nasce con noi. Lo hanno sentito, con la stessa intensità, i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri antenati più lontani. Eppure, quel sogno collettivo si è spesso infranto. La storia è costellata di ideali traditi, di generazioni che, pur animate dalle migliori intenzioni, si sono ritrovate vittime di odio, conflitti e ingiustizie.

È qui che entra il cuore del suo messaggio: se vogliamo che i nostri sogni non facciano la stessa fine, dobbiamo cambiare prospettiva. Non basta inseguire obiettivi personali, non basta nemmeno l’impegno politico o sociale se è guidato solo dall’ambizione o dalla rabbia. Serve qualcosa di più ampio: un’empatia senza confini.

Einstein parla di amare e comprendere uomini, animali, piante e stelle. È un’immagine poetica, ma non astratta: è la sintesi di una visione scientifica e umanistica insieme, in cui tutto è connesso. In questo universo interdipendente, ogni gioia diventa la nostra gioia e ogni dolore il nostro dolore. È una forma di appartenenza che va oltre la nazionalità, la cultura, la specie.

Poi arriva l’ammonimento più forte: “evita il veleno che i tuoi antenati hanno avidamente attinto dalla Storia”. È un invito a riconoscere e respingere ciò che corrompe le relazioni umane e distrugge le civiltà: fanatismo, intolleranza, sete di potere, indifferenza. Sono “veleni” che si trasmettono di generazione in generazione, spesso mascherati da tradizioni, ideologie o presunte verità assolute.

Infine, il punto di arrivo: “Allora tutta la terra sarà la tua patria”. Non è solo un’immagine utopica, è un programma di vita. Significa sentirsi cittadini del mondo, responsabili non solo della nostra comunità ristretta ma dell’intero pianeta, e agire in modo che i nostri sforzi diventino fonte di beneficio per tutti.

Perché è sempre attuale il messaggio di Einstein

A quasi cento anni di distanza, la forza di questo appello di Albert Einstein è intatta forse, paradossalmente, lo è ancora di più oggi. Viviamo in un’epoca in cui l’interconnessione è massima. Grazie alla tecnologia vediamo in tempo reale ciò che accade in ogni parte del mondo. Eppure, questa connessione non sempre si traduce in comprensione. Anzi, le divisioni culturali, politiche e sociali spesso sembrano più profonde che mai.

L’invito ai giovani di Albert Einstein ci ricorda che il vero progresso non è solo scientifico o tecnologico, ma prima di tutto etico. Senza un senso di appartenenza comune, la bellezza e la libertà rischiano di diventare privilegio di pochi, fragili e temporanei.

Oggi, di fronte a sfide come la crisi climatica, le guerre e le disuguaglianze, il concetto di “patria universale” non è più una metafora idealista. È la condizione necessaria per la sopravvivenza stessa della specie umana e dell’ecosistema che la sostiene. Non c’è spazio per gli egoismi, per i confini chiusi, per la sopraffazione in nome della ricchezza riservata a pochi.

Per trovare la felicità bisogna avere la forza di cambiare davvero le cose, di approfondire e non lasciarsi trasportare da false notizie e da modelli sbagliati.

Bisogna saper credere che questo mondo che ci ospita è davvero speciale e solo restando uniti possiamo ambire ad una vita migliore. Le trincee sono spazi di separazione che generano ancora più conflitti. Rispetto è la parola magica che Albert Einstein invita a sposare, a fare propria.

Il messaggio a Irene Stern diventa così un messaggio per tutti: ricorda che non sei solo un individuo con un destino personale, ma parte di una storia collettiva. E che il futuro dipende dalla tua capacità di non ripetere i veleni del passato.

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