10 frasi tratte da Frankenstein di Mary Shelley

5 Ottobre 2025

Scopri 10 frasi indimenticabili tratte da "Frankenstein" di Mary Shelley che esplorano i temi dell'umanità e della creazione in questo classico.

10 frasi tratte da Frankenstein di Mary Shelley

Frankenstein venne pubblicato nel 1818, Frankenstein o il moderno Prometeo è molto più di un romanzo gotico. È una meditazione lucidissima sulla scienza, sulla solitudine, sul confine tra umano e mostruoso.

Mary Shelley, a soli diciannove anni, scrisse una storia che continua ancora oggi a interrogarci su temi fondamentali: il limite del sapere, il bisogno di amore, il rifiuto della diversità, la responsabilità della creazione.

Victor Frankenstein è lo scienziato che crea una “creatura” rifiutata dal mondo. Ma quella creatura parla, ama, soffre, desidera essere riconosciuta. E nel suo dolore si riflette tutta la condizione umana

10 frasi iconiche tratte da Frankenstein di Mary Shelley

Frankenstein non è un romanzo dell’orrore. È un romanzo sull’umanità. Sull’abbandono, sulla sete di amore, sulla paura di ciò che non capiamo. Le frasi di Mary Shelley, limpide, potenti, profondamente moderne, ci parlano ancora oggi.

Perché dentro la creatura c’è ciascuno di noi, con il desiderio disperato di essere visti, accettati, riconosciuti. E forse è proprio questo che rende il suo “mostro” immortale: la sua voce è più umana della nostra.

Le frasi

 1.
“L’invenzione non è una creazione dal nulla, bensì dal caos.”

Mary Shelley anticipa una verità moderna: la creazione nasce dal disordine, dalla frattura. La creatura di Frankenstein è figlia di un esperimento che sfugge al controllo e rappresenta anche la nascita della coscienza nel dolore.

 

 2.
“Stringiamoci più stretti a ciò che ci rimane e spostiamo il nostro amore per coloro che abbiamo perduto, su quelli che ancora sono vivi.”

Una frase colma di umanità. In mezzo alla perdita, Shelley suggerisce che l’amore non muore: può essere trasmesso, salvato, riorientato. Una lezione sul lutto e sulla speranza.

 

 3.
“Temo che ci resti poca felicità sulla terra; comunque tutta quella di cui forse un giorno godrò, è centrata su di te.”

Parole struggenti, che mostrano quanto l’amore possa diventare ancora più potente in una vita segnata dalla tragedia. Anche la felicità più fragile può essere totale, se trova un volto a cui legarsi.

 

4.
“Morto è colui che mi ha messo in vita, e quando anche io non sarò più, il nostro ricordo svanirà rapidamente. Non vedrò più il sole e le stelle…”

La creatura parla dopo la morte di Frankenstein. È un addio amaro, ma anche profondamente umano: chi ci ha creati ci condanna, ma resta parte del nostro destino. La solitudine qui si fa cosmica.

 

 5.
“La vita, anche se non è che un insieme di angosce, mi è cara, e la difenderò.”

Una dichiarazione potentissima. Anche quando vivere è dolore, l’istinto di vita vince. La creatura ci insegna a non cedere: c’è dignità anche nella sofferenza.

 

 6.
“Nulla è tanto doloroso per la mente umana quanto un grande e improvviso cambiamento.”

Shelley riflette sulla fragilità psicologica dell’essere umano. Le fratture improvvise (nella vita, nei sentimenti, nella scienza) lasciano ferite profonde. Cambiare è necessario, ma sempre traumatico.

 

 7.
“Diffida, perché io non ho paura, e dunque sono potente.”

Una frase sorprendente. La paura ci limita, ci sottomette. Ma quando viene meno, può trasformarsi in una forza terribile. La creatura diventa consapevole del suo potere… perché non ha più nulla da perdere.

 

8.
“Ogni volta che esplode, … spezza i suoi sogni e ne interrompe l’idillio con il tempo.”

Una frase carica di metafora. Ogni dolore spezza l’illusione della continuità, del futuro. Shelley usa la narrazione per parlare della rottura con la fiducia, con il tempo lineare, con il desiderio.

 

 9.
“Sazierò la mia ardente curiosità contemplando una parte del mondo mai prima visitata… e forse calpesterò una terra mai segnata dal piede umano.”

L’avventura come desiderio di oltrepassare i limiti: tipica visione romantica. Ma in Shelley il desiderio di sapere si scontra con la responsabilità. Non tutto ciò che si può scoprire dovrebbe essere scoperto.

 

10.
“Non sono malvagio di natura. Ero buono: la sofferenza mi ha reso ciò che sono.”

La creatura rivendica la propria umanità. Nessuno nasce mostro. È il rifiuto, l’esclusione, l’odio che deformano l’anima. In queste parole c’è tutta la lezione etica di Frankenstein : chi è il vero mostro? Chi crea o chi abbandona?

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