Pubblicato nel 1985, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood è uno di quei libri che hanno segnato non solo la letteratura distopica, ma anche l’immaginario contemporaneo.
Ambientato in una teocrazia totalitaria, la Repubblica di Galaad, il romanzo racconta la storia di Difred, una donna ridotta al ruolo di “ancella”, cioè di corpo fertile a disposizione del potere, in un mondo dove le donne non hanno più diritti.
Romanzo disturbante, potente e visionario, è diventato un classico della critica femminista e una parabola universale sulla libertà, sulla memoria e sulla capacità di resistere.
Le parole di Atwood, intrise di poesia e durezza, sono oggi più attuali che mai: parlano alle donne e agli uomini di tutte le epoche, ricordando che i diritti non sono mai conquistati per sempre.
Curiosità su Margaret Atwood: Lo sapevi che…
Margaret Atwood ha sempre detto che Il racconto dell’ancella non contiene nulla che non sia già accaduto, in qualche tempo e in qualche luogo del mondo. Dalla privazione dei diritti delle donne ai regimi totalitari, ogni dettaglio del romanzo è stato tratto dalla realtà storica.
La famosa frase latina Nolite te bastardes carborundorum è diventata un vero slogan femminista, stampato su t-shirt, manifesti e cartelloni delle proteste in difesa dei diritti delle donne.
10 frasi da “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood attuali più che mai
Le frasi di Il racconto dell’ancella ci insegnano che la libertà non è mai scontata e che la resistenza non è fatta solo di grandi gesti, ma di piccole scelte quotidiane: custodire la memoria, non rassegnarsi, difendere le parole, coltivare la speranza.
Margaret Atwood ci lascia un’eredità che va oltre la distopia: un manuale poetico e crudele per imparare a riconoscere i segni del pericolo e a non lasciare che i “bastardi” ci schiaccino.
1.
“Nolite te bastardes carborundorum.”
Questa frase latina inventata da Atwood, “Non lasciare che i bastardi ti schiaccino”, diventa un motto di resistenza silenziosa. Insegna che anche in un mondo che ti annienta, la ribellione può essere custodita nelle parole.
2.
“Quando ci hanno portato via i diritti, non li hanno tolti tutti insieme. Hanno cominciato con le piccole cose.”
Atwood ci mostra come la perdita della libertà avvenga gradualmente, quasi impercettibilmente. Un monito a non sottovalutare mai i piccoli cedimenti della democrazia.
3.
“Ciò che temevamo più di tutto era che i nostri pensieri non fossero nostri.”
Un insegnamento attualissimo nell’epoca della sorveglianza digitale: la libertà più grande non è quella del corpo, ma della mente.
4.
“Ignorare non è la stessa cosa che ignorare. Devi lavorarci sopra.”
Atwood ci ricorda che l’indifferenza è una scelta. La società di Galaad si regge proprio sulla rimozione volontaria, sul “non vedere”.
5.
“Eravamo persone che non pensavano che sarebbe mai potuto accadere.”
Una frase che suona come un avvertimento: nessuna società è immune da derive autoritarie. L’abitudine e la fiducia cieca rendono fragili anche le democrazie.
6.
“Un ratto in un labirinto è libero di andare dove vuole, finché resta nel labirinto.”
La libertà apparente è una trappola. Atwood insegna a distinguere tra libertà vera e libertà concessa, quella che serve solo a mantenere l’illusione di controllo.
7.
“La notte non mi appartiene più.”
Un verso che brucia: persino il tempo privato, i sogni e l’intimità vengono sequestrati. Insegna che difendere spazi di autonomia è essenziale per non perdere sé stessi.
8.
“Meglio non parlare troppo. Parole come pietre, una volta lanciate non tornano indietro.”
La sorveglianza diffusa costringe al silenzio. Qui Margaret Atwood ci mostra la forza e il pericolo del linguaggio: può essere sia arma che prigione.
9.
“Non si è mai liberi da qualcosa, si è liberi per qualcosa.”
Una lezione filosofica nascosta nel romanzo: la libertà non è mera assenza di vincoli, ma possibilità di costruire, amare, creare.
10.
“Quando ci hanno tolto tutto, ci restava solo la speranza. E anche quella, a volte, è bastata.”
La frase finale di Difred racchiude l’essenza del romanzo: persino nel buio più fitto, la speranza resta un atto di resistenza.