10 frasi di John le Carré che ci aiutano a capire il nostro tempo

18 Ottobre 2025

Scopri le migliori 10 frasi di John le Carré che ci aiutano a comprendere la politica, il potere e l’animo umano del nostro tempo.

10 frasi di John le Carré che ci aiutano a capire il nostro tempo

Pochi scrittori hanno saputo raccontare le zone grigie dell’animo umano come John le Carré, pseudonimo di David John Moore Cornwell. Ex agente dell’MI5 e dell’MI6, le Carré ha attraversato il XX secolo con lo sguardo disincantato di chi ha conosciuto il potere dall’interno, ma ha scelto la letteratura per denunciarne le ambiguità.

I suoi romanzi, da “La spia che venne dal freddo” a “Il sarto di Panama”, da “Il direttore di notte” a “La talpa”, non sono mai solo storie di spionaggio: sono riflessioni etiche, politiche e umanissime sull’identità, la menzogna, la lealtà.

Dietro ogni trama, una domanda: che cosa resta dell’uomo quando tutto il resto, ideologie, nazione, appartenenze, viene meno? Le frasi raccolte qui non sono semplici aforismi: sono schegge di verità pronunciate da uno scrittore che ha vissuto nella penombra del potere, ma ha scelto di parlare a voce alta.

10 frasi di John Le Carré sulla comprensione del nostro tempo difficile

John le Carré ha dato voce ai silenzi della guerra fredda, alle doppiezze dell’Occidente, agli inganni che si annidano dentro ogni sistema.

Le sue frasi restano attuali proprio perché nascono da un confronto radicale con la verità. Non la verità come ideologia, ma come tensione etica, come sforzo quotidiano per restare umani in un mondo che spesso premia i disumani.

Se le sue storie parlavano di spie, era solo un pretesto: parlavano di noi. Di ciò che scegliamo di essere quando nessuno ci guarda. E delle battaglie che si combattono in silenzio.

Le frasi

1.
“Quando il mondo verrà distrutto, non sarà ad opera dei pazzi, ma dagli esperti e dai burocrati.”

Le Carré rovescia la narrazione comune: il pericolo non è il caos, ma l’eccesso di ordine. La macchina amministrativa, senza coscienza, può fare più danni della follia.

2.
“C’è una cosa peggiore del cambiamento ed è lo status quo.”

Una lezione attualissima: temere il cambiamento è umano, ma temere l’immobilismo è più saggio. Il mondo evolve, e l’illusione di restare fermi è già un crollo.

3.
“Avere il tuo libro trasformato in un film è come vedere il tuo bue trasformato in dadi da brodo.”

Ironica e amara: scrivere è un gesto totale, trasformarlo in un prodotto visivo significa perderne la complessità, anche se si guadagna visibilità.

4.
“Tornando a casa da posti molto solitari tutti noi diventiamo un po’ matti … siamo i soli sopravvissuti di un mondo che nessun altro ha mai visto.”

Una frase che parla di trauma e memoria. L’esperienza solitaria, l’aver visto “oltre”, ci rende stranieri anche a casa nostra. È la condizione del reduce, dell’esiliato, del testimone.

5.
“Come Bush e il suo governo siano riusciti a deflettere la rabbia degli americani da Bin Laden a Saddam Hussein è uno dei più grandi giochi di prestigio delle pubbliche relazioni nella storia.”

Le Carré non ha mai nascosto la sua visione politica lucida e critica. Con questa frase, denuncia con feroce ironia la manipolazione dell’opinione pubblica dopo l’11 settembre. Non è solo un’osservazione storica, ma una lezione sulla potenza della narrazione e su come il potere possa riscrivere i bersagli del nemico, spostando l’attenzione dalle responsabilità reali a quelle convenienti.

6.
“I pubblicitari non possono ideare nuovi progetti a metà strada del loro lavoro.”

Un’affermazione che, pur sembrando un’ovvietà tecnica, rivela molto di più: le Carré richiama l’attenzione sulla coerenza narrativa e sulla necessità di una visione chiara. Che si tratti di spie, romanzi o campagne mediatiche, non si improvvisa: una storia funziona solo se ogni mossa è parte di un disegno consapevole.

7.
“La scrivania è un posto pericoloso da cui osservare il mondo.”

Un ammonimento per chi giudica da lontano. Chi osserva senza agire, o senza vivere davvero ciò che racconta, rischia di smarrire l’etica e l’umanità.

8.
“Di solito comincio a lavorare intorno alle sette e poi lavoro fino all’ora di pranzo. Durante il pomeriggio faccio una passeggiata. Scrivo a mano, poi c’è qualcuno che batte il testo al computer e io lo correggo alla sera e a volte vado avanti per giorni interi fino alla fine. Non mi concedo un attimo di tregua finché non sono sicuro che tutto quadra, che ogni tassello del mosaico è andato al suo posto. Sono terribilmente lento, ma non perdo mai la pazienza.”

Qui si svela l’artigiano dietro lo scrittore. Le Carré racconta il suo metodo con rigore quasi monastico: ogni giorno un passo, ogni parola pesata. La sua lentezza è precisione, il suo perfezionismo è fedeltà alla verità narrativa. In un mondo che corre, ci ricorda che i romanzi migliori richiedono tempo, pazienza e ostinazione.

9.
“La moralità è nel metodo.”

Con questa affermazione lapidaria, Le Carré, maestro della narrativa di spionaggio, ribalta l’idea che il fine giustifichi i mezzi. In un mondo ambiguo, dove le intenzioni possono essere nobili ma le azioni discutibili, la vera etica si misura nel modo in cui si agisce, non solo negli obiettivi che si perseguono.

È un monito valido per la politica, la scrittura e la vita quotidiana: non basta fare “la cosa giusta”, bisogna farla nel modo giusto.

10.
“Il romanzo di spionaggio è la letteratura dell’amarezza.”
Interviste varie

Non è un genere d’evasione, ma un modo per parlare del potere, delle sue crepe, delle sue maschere. E la scrittura diventa resistenza.

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