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Viaggio sacro tra le genti di Dio e i misteri della fede nelle fotografie di Monika Bulaj

La casa editrice Postcart presenta una nuova edizione di ''Genti di Dio. Viaggio nell'altra Europa'', il libro fotografico nato dal reportage nell'Est Europa della fotografa e scrittrice Monika Bulaj...
La fotografa e scrittrice Monika Bulaj racconta il suo viaggio nella periferia d’Europa, dove genti di religioni diverse si incontrano e convivono in un’armonia miracolosa

MILANO – La casa editrice Postcart presenta una nuova edizione di “Genti di Dio. Viaggio nell’altra Europa”, il libro fotografico nato dal reportage nell’Est Europa della fotografa e scrittrice Monika Bulaj. Questo lavoro, che si presenta arricchito di tredici racconti dell’autrice, è un viaggio nel sacro in una terra ridotta a cimitero dai totalitarismi, tra il Baltico, il Mar Nero, il Caspio e il Mediterraneo, fino alle frontiere della spiritualità orientale, in bilico fra Cristianesimo, Islam ed Ebraismo.

GENTI DI DIO – Monika Bulaj ha cominciato questo viaggio nell’inverno del 1985, attraversando a piedi da Nord a Sud tutto il confine orientale della Polonia, andando per campi e boschi e vivendo a stretto contatto con “contadini, pentecostali e carismatici, capaci di rompere, nell’estasi, ogni barriera di lingua e cultura”. È la stessa Bulaj a raccontarcelo: “In queste terre sotto le ceneri languiva l’infanzia d’Europa, il nostro oblio e le nostre paure, la storia si confondeva con il mito, il vero con l’irreale e le ombre di quelli spazzati dalla Shoah e dei deportati si mischiavano ai presenti. Mi sono spinta un po’ alla volta, sempre più a Est, seguendo i canti. Ho viaggiato tra i vecchi credenti della Polonia e i rom della Macedonia, gli armeni della Romania e i lemki polacchi, tra gli hutzuli ucraini e i tartari bielorussi, tra gli aleviti della Albania e gli Udini del Caucaso.”

VIAGGIO SACRO NEL CUORE DELL’EST EUROPA
– Prosegue la Bulaj: “L’Europa orientale, tra Baltico e Mar Nero, è un serbatoio ineguagliabile del mondo di ieri. Come se il muro di Berlino fosse appena caduto, come se gli orrori del secolo ventesimo non avessero colpito proprio lì nel modo più devastante. Non sono solo le periferie d’Europa. Sono anche le periferie delle fedi. Periferie speciali, dove i monoteismi oggi in conflitto generano – a sorpresa – terreni di coabitazione. Ed è un mistero che proprio questi territori, devastati da tanti massacri e deportazioni, siano riusciti a generare una capacità di incontro che altrove il mondo sta perdendo”. A prender vita in questi luoghi sono “fedi popolari, radicate al territorio, all’anima delle acque, dei boschi, alla tomba di un profeta o di un santo. Ma capaci, anche, di travolgere le frontiere implacabili delle confessioni. Una risorsa formidabile, miracolosa e spesso ignorata”.

FOTOGRAFA DELLA FEDE
Monika Bulaj nasce a Varsavia nel 1966. Dopo gli studi in filologia polacca si specializza nella fotografia di reportage e documentaristica. Il suo lavoro si snoda soprattutto in Asia, Europa, Africa e i suoi temi di ricerca principali riguardano i confini della fede – dalla mistica, alla divinazione, alla possessione, ai pellegrinaggi e al culto dei morti – e lo studio delle minoranze, dei popoli nomadi, dei migranti, degli intoccabili, dei diseredati. Oltre a “Genti di Dio. Viaggio nell’Altra Europa”, pubblicato da Frassinelli nel 2008 con prefazione di Moni Ovadia e di cui il testo di Postcart è la seconda edizione, la Bulaj è autrice di “Libya felix” (Mondadori, 2002), “Donne, storie e progetti” (Alinari, 2004), “Gerusalemme perduta” (Frassinelli, 2005), “Figli di Noe” (Frassinelli, 2006). Collabora con National Geographic, EAST, GEO e i settimanali di Corriere della Sera e La Repubblica. Per il suo reportage fotografico “Genti di Dio, viaggio nell’Altra Europa”è stata insignita del Grant in Visual Arts da parte della European Association for Jewish Culture di Londra.

28 novembre 2012

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