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Three true stories, scatti che coniugano arte e impegno civile

Sarà inaugurata il prossimo 20 aprile, nelle sale espositive dell'ex ospedale Sant'Agostino di Modena, Three True Stories. La mostra, promossa da Fondazione Fotografia Modena, da Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e a cura di Filippo Maggia, Claudia Fini e Francesca Lazzarini, è dedicata a tre artiste di fama internazionale, che attraverso il video e la fotografia indagano su temi di forte impegno civile...
La mostra, allestita all’ex ospedale Sant’Agostino di Modena dal 20 aprile, racconta tre storie vere narrate attraverso l’obiettivo delle artiste Zanele Muholi, Ahlam Shibili e Mitra Tabrizian, che hanno fatto della fotografia il cardine del loro impegno sociale
 

MILANO – Sarà inaugurata il prossimo 20 aprile, nelle sale espositive dell’ex ospedale Sant’Agostino di Modena, Three True Stories. La mostra, promossa da Fondazione Fotografia Modena e da Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, a cura di Filippo Maggia, Claudia Fini e Francesca Lazzarini, è dedicata a tre artiste di fama internazionale, che attraverso il video e la fotografia indagano su temi di forte impegno civile: Zanele Muholi (Sudafrica), Ahlam Shibli (Palestina) e Mitra Tabrizian (Iran/Inghilterra).

 

LA MOSTRA – Il percorso si articola in tre narrazioni parallele che, partendo da questioni specifiche legate ai contesti d’origine delle artiste, affrontano temi universali come l’identità di genere, il diritto all’esistenza, l’esperienza dello sradicamento. Tre storie vere, che appartengono al nostro tempo, talvolta crude e dolorose, sulle quali tuttavia non è possibile chiudere gli occhi. La rassegna sarà aperta al pubblico sino al 23 giugno 2013.

 

ZANELE MUHOLI E LA DENUNCIA DELLE VIOLENZE OMOFOBE– Nata a Durban nel 1972, Zanele Muholi si definisce un’attivista visuale ed è strenuamente impegnata nella difesa della comunità LGBTI (lesbica, gay, bisessuale, transessuale e intersessuale) africana. Ha lavorato come fotografa e reporter per il magazine specializzato in tematiche LGBTI Behind the Mask e nel 2002 ha fondato un’organizzazione che offre protezione e luoghi d’incontro alle lesbiche africane. Ha documentato i crimini contro la comunità gay, portando alla luce il fenomeno degli “stupri correttivi” praticati come “cura” dell’omosessualità, tacitamente accettati dalla maggior parte della popolazione e giustificati ai fini di una rieducazione alla normalità. Nell’aprile del 2012 ignoti si sono introdotti nel suo appartamento e il materiale fotografico che documentava le ricerche di una vita è stato rubato. I crimini e le violenze contro le donne lesbiche sono al centro delle opere che saranno esposte a Modena, per la quale la Muholi ha selezionato fotografie dalle recenti serie Faces and Phases (2010) e Crime Scene (2012).

 

AHLAM SHIBLI, REPORTER DEL CONFLITTO ARABO-ISRAELIANOAhlam Shibli è nata in Palestina, vive e lavora ad Haifa. Indaga artisticamente le implicazioni umane, sociali e simboliche del conflitto arabo-israeliano. La sua serie fotografica più recente, Death (2001-2012), è composta da circa settanta immagini scattate in luoghi pubblici e in abitazioni private, accomunate dalla presenza costante di ritratti, scritti, poster che commemorano persone cadute nella lotta contro il regime di occupazione. Attraverso un approccio documentario, la serie rivela le condizioni di vita, materiali ed esistenziali, del popolo palestinese e il suo particolare e necessario rapporto con la morte. Shibli mostra come la proliferazione ossessiva delle immagini commemorative sia in grado di mantenere in vita i defunti, seppur ridotti ad una rappresentazione fantasmagorica dei corpi e dei volti, e di plasmare ideologicamente sia la sfera pubblica, sia quella domestica.

 

MITRA TABRIZIAN E L’IDENTITA’ CULTURALE ISLAMICA – Nata a Teheran, in Iran, Mitra Tabrizian vive e lavora a Londra. Le sue fotografie sono tratte dalla serie Another Country (2010) ed  indagano il tema dell’identità culturale. Sebbene mettano in scena situazioni immediatamente riconducibili al mondo islamico, rivelano in alcuni dettagli di esser state realizzate in ambienti inglesi. Questo scarto visivo è metafora del senso di sradicamento percepito da chi, esiliato, vive a cavallo tra due culture. Di fronte alla scelta se abbracciare o respingere la cultura occidentale, le comunità ritratte da Tabrizian sembrano essersi richiuse nelle proprie tradizioni, forse nell’illusione di poter mantenere intatta la loro identità, o semplicemente per poter sopravvivere, mettendo in atto una strategia quotidiana di resistenza, non priva di contraddizioni. Le fotografie panoramiche Tehran e Untitled, realmente realizzate in Iran, sollevano infine riflessioni sull’Iran contemporaneo, relative a temi quali l’esilio, il controllo sociale, la costruzione del futuro.

 

 16 aprile 2013

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