È una regione ricca di tradizioni, natura e cultura. Una “terra di mezzo” che stupisce per le sue bellezze naturali e culturali. Poco visitata dai turisti, conserva il suo fascino ancestrale inalterato.
Il Molise è un luogo ammaliante, una terra che è stata abitata da popoli antichi, di cui ancora resta traccia nelle strade e negli edifici. In questo contesto nasce “Molichrom”, il Festival della Fotografia Nomade, un percorso multiculturale, di respiro internazionale, che mette in comunicazione attraverso lo strumento fotografico delle micro-realtà che esistono e resistono all’isolamento.
Si potrà visitare proprio questo fine settimana. Scopriamo di più.
Che cos’è “Molichrom”
“Molichrom” è un progetto che nasce dalla volontà di mostrare un volto diverso delle cose: così come il Molise e i suoi abitanti, che vivono lontani dalla globalizzazione, nella carenza di collegamenti, esistono tante altre realtà che hanno fatto di una criticità un punto di ripartenza, di forza. L’isolamento non è fine, morte.
Dall’isolamento – nelle sue forme più disparate – si può partire per intessere orditi nuovi, che uniscono l’antico e il nuovo con spirito positivo. Il tema che unisce i micro-cosmi in comunicazione grazie a “Molichrom” è il nomadismo culturale.
“Molichrom”, inaugurato il 10 gennaio, si protrarrà fino al 16 febbraio in luoghi e forme diverse per coinvolgere quanta più cittadinanza possibile alla scoperta del Festival. Evento centrale del percorso, la mostra di Alessio Romenzi, intitolata “L’ultimo ballo” e dedicata alle “vite sospese al tempo della guerra”.
Una mostra principale e tanti eventi collaterali
“L’ultimo ballo” è allestita a Campobasso, nelle sale del Palazzo GIL. Il percorso espositivo ruota attorno agli scatti che il fotoreporter ha scelto per raccontare le zone di guerra del mondo di oggi, e il nomadismo che ne scaturisce, sempre maggiore.
Protagonisti Ucraina, Siria, Afghanistan, Palestina, Yemen, Iraq, Libia e Libano, e le persone che abitano – o abitavano – questi luoghi, in un contrasto emozionante e sconvolgente fra l’intimità e la fragilità umana e la devastazione della guerra.
Dal sito web dedicato all’evento si legge:
“Romenzi ha dedicato gran parte della sua carriera a documentare la guerra. Le sue immagini non sono una semplice cronaca visiva: danno voce a vite segnate dal conflitto, raccontando storie che altrimenti rimarrebbero invisibili. La sua straordinaria capacità di entrare in sintonia con le comunità ritratte emerge nei suoi scatti, che catturano momenti di profonda intimità anche in contesti di devastazione e violenza estrema”.
In effetti, l’intento del reporter è quello di raccontare la “grande storia” con la voce di chi non la può narrare. Uomini, donne e bambini che agli occhi di tutti sono soltanto numeri, a cui invece si vuole restituire un volto, un’emozione, un’identità.
Alla mostra “L’ultimo ballo” fanno da contorno una serie di interessantissimi eventi per coinvolgere chiunque voglia approcciarsi a “Molichrom”.
Un photowalk, gratuito e aperto a tutti, previsto per la mattina del 12 gennaio, con due esperte pronte a far scoprire ai partecipanti la città con occhi nuovi, diversi; una serie di talk con autrici e autori pronti ad approfondire i temi del nomadismo, della guerra, dei diritti umani, dell’etica e della creatività; e infine “Verso casa”, una mostra collettiva, ospitata anch’essa a Palazzo GIL, per raccontare attraverso un percorso fatto di ritratti, il microcosmo di chi deve lasciare la propria casa e che con essa cerca di stabilire un nuovo legame, fatto di messaggi, chiamate, video e foto, di uno smartphone che diventa l’unica àncora di salvezza per sopravvivere alla distanza, e alla nostalgia.
Per scoprire la profondità e il lavoro svolto da “Molichrom”, vi invitiamo a visitare il sito web dedicato. Potrebbe essere l’occasione giusta per aprire gli occhi su realtà che ci interessano tutti e tutte, in quanto membri di comunità, e per affacciarsi alla scoperta della meravigliosa terra molisana.
Credits: Molichrom