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Lorenza Bravetta, ”La fotografia è il mezzo più immediato ed efficace per veicolare un messaggio”

Un deposito di valori sociali e culturali, un mezzo narrativo importante. E' questo il valore principale della fotografia secondo Lorenza Bravetta, direttore delle attività commerciali di Magnum Photos per l'Europa continentale. Lorenza Bravetta spiega perché un'immagine può facilmente trasformarsi in icona e afferma che in Italia la fotografia sia poco valorizzata nonostante ci siano un grande potenziale e un gran numero di fotografi eccellenti.

Il direttore delle attività commerciali di Magnum Photos per l’Europa continentale spiega perché un’immagine può facilmente trasformarsi in icona e afferma che in Italia la fotografia sia poco valorizzata rispetto alle sue potenzialità

 

MILANO – Un deposito di valori sociali e culturali, un mezzo narrativo importante. E’ questo il valore principale della fotografia secondo Lorenza Bravetta, direttore delle attività commerciali di Magnum Photos per l’Europa continentale. Lorenza Bravetta spiega perché un’immagine può facilmente trasformarsi in icona e afferma che in Italia la fotografia sia poco valorizzata nonostante ci siano un grande potenziale e un gran numero di fotografi eccellenti.

Come nasce la sua passione per fotografia?
I miei studi sono stati di storia dell’arte. L’opportunità di tre mesi a Parigi e di uno stage a Magnum quando avevo 20 anni, mi hanno permesso di avvicinarmi alla fotografia che non ho più lasciato. La passione è venuta giorno dopo giorno, immersa tra gli archivi di Magnum, con i miei colleghi e, evidentemente, i fotografi.

 

Cosa significa per lei e per la sua carriera professionale essere manager di Magnum Photos per l’Europa continentale?
Essere responsabile di Magnum per l’Europa continentale con una delega per il sud America, mi consente di mettere a frutto ciò che ho imparato lavorando per 16 anni  nei diversi settori in cui Magnum opera, di coordinare uno staff straordinario per trarne il meglio, di creare nuove opportunità per i fotografi, accompagnandoli nella loro creazione quotidiana e di incontrare realtà interessanti in molti paesi con cui Magnum può interagire. Questo incarico è una bella soddisfazione e un bell’apprendimento: dopo tanti anni Magnum per me continua ad essere una scuola.

 

Cosa rappresenta per lei la fotografia, quali sono le sue potenzialità come linguaggio espressivo, qual è la sua forza comunicativa?
Penso che la forza della fotografia derivi dal fatto che è un linguaggio immediato, un deposito di valori sociali e culturali, un mezzo narrativo importante.

Quali sono le caratteristiche peculiari e le potenzialità della fotografia come campagna pubblicitaria?
Un’immagine può facilmente trasformarsi in icona e per questo veicolare con grande immediatezza un messaggio. Si pensi alla fotografia di Capa del miliziano morente che è diventata l’icona non solo della guerra di Spagna, ma della guerra in assoluto. E a molte altre fotografie più recenti. Credo quindi che la pubblicità si avvalga della fotografia come mezzo di sintesi e di espressione immediato.

Quali sono i fotografi che più ama?
Difficile citarne solo alcuni, sono più dei lavori o delle singole fotografie che catturano la mia attenzione e mi piacciono, a seconda dei momenti. Forse, uno su tutti, Bruce Davidson.

A quali dei suoi progetti è più legata?
Ogni progetto implica molte fasi: l’ideazione, spesso con i miei colleghi, la creazione con i fotografi e con il committente e la presentazione con il pubblico. I fotografi di Magnum prediligono progetti a medio-lungo termine, questo fa si che le fasi di lavorazione siano abbastanza lunghe e che si instaurino rapporti umani profondi con le persone coinvolte di volta in volta. Da questo risulta che il progetto che ho amato di più è sempre l’ultimo. Forse anche perché grazie all’esperienza, è sempre più facile gestire un progetto e ottenere risultati soddisfacenti!

Secondo lei la fotografia è abbastanza valorizzata in Italia? Nel campo editoriale, si dà sufficiente spazio a progetti fotografici?
Credo che l’Italia sia indietro rispetto ad altri paesi. Che ci sia ancora troppa poca apertura a ciò che avviene fuori dai confini e poca coesione tra le varie iniziative nazionali, seppur valide (penso, per esempio, al proliferare di festival locali che forse potrebbero convergere in un unico con maggiore impatto). La crisi dell’editoria non aiuta, ma sono convinta che in Italia ci siano un grande potenziale e un gran numero di fotografi eccellenti.

20 agosto 2012

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