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La grande bellezza di Roma attraverso gli scatti della fotografa Florence Henri

La mostra monografica dedicata a Florence Henri (1893 - 1982) ci rivela una fotografa e un’artista che ha attraversato il secolo scorso da anticipatrice. Le sue fotografie dimostrano come questo mezzo espressivo abbia modificato...

“Permettetemi di insistere su questo punto molto importante per me. Vorrei far capire che ciò che io voglio innanzitutto con la fotografia è comporre l’immagine come faccio con i quadri. Bisogna che i volumi, le linee, le ombre e la luce obbediscano alla mia volontà e dicano ciò che io voglio far dire loro. E questo nel controllo strettissimo della composizione, perché io non cerco né di raccontare il mondo né di raccontare i miei pensieri. Tutto quello che conosco e il modo in cui lo conosco è fatto innanzitutto di elementi astratti: sfere, piani, griglie le cui linee parallele mi offrono grandi risorse, e anche specchi che sono da me usati per presentare in una sola fotografia lo stesso soggetto sotto differenti angolazioni, in modo da dare, di uno stesso motivo, delle visioni diverse, che si completano a vicenda e che riescono a spiegarlo meglio, interpenetrandosi l’una con l’altra. In fondo, tutto questo è molto più difficile da spiegare che da fare […]”

(Florence Henri)

MILANO – Libera e anticonvenzionale, Florence Henri influenzò il linguaggio visivo del ‘900 interpretando le avanguardie e anticipando molte tendenze successive: all’artista-fotografa è dedicata la mostra a cura di Giovanni Battista Marini allestita a Roma alle Terme di Diocleziano dal 5 maggio al 31 agosto. Documentando le modalità di lavoro e le sperimentazioni tecniche della Henri, le immagini in mostra danno della realtà una percezione ambigua, tra artificio, manipolazione e rappresentazione oggettiva.

LA MOSTRA – La mostra monografica dedicata a Florence Henri (1893 – 1982) ci rivela una fotografa e un’artista che ha attraversato il secolo scorso da anticipatrice. Le sue fotografie dimostrano come questo mezzo espressivo abbia modificato profondamente il linguaggio visivo tra le due guerre, e, allo stesso tempo, manifestano un temperamento alla ricerca della libertà, versatile e scevro da ogni compromesso. Le 140 immagini in mostra nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano a Roma fanno luce sulle diverse modalità di lavoro e sulla dimensione sperimentale di questa straordinaria artista. Un cospicuo gruppo di foto riguardano la Roma antica e restituiscono una dimensione teatrale della città, che si sposa con gli spazi monumentali delle antiche aule termali. Si tratta di scatti realizzati durante uno dei suoi numerosi viaggi in Italia, quello del 1931-32, e poi ricomposti con la tecnica del fotomontaggio in sede di sviluppo e stampa delle fotografie, così da ricreare situazioni ambientali altre dal vero. Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma, in collaborazione con Electa, l’esposizione è curata da Giovanni Battista Martini cui si deve, insieme ad Alberto Ronchetti, la riscoperta della fotografa negli anni Settanta. Da allora, ha contribuito alla conoscenza e alla conservazione dei lavori dell’artista nata a New York custoditi dagli Archives Florence Henri.

LA SUA ESPERIENZA – Fin dagli esordi, la Henri ha avuto come amici e maestri i grandi innovatori della scena artistica. Dal pianoforte, sua prima passione, studiato ad altissimi livelli con Ferruccio Busoni, alla pittura, appresa nello studio di Hans Hofmann a Monaco di Baviera. A Berlino frequenta Archipenko e al Bauhaus di Weimar Klee e Kandinskij. A Parigi segue i corsi all’Académie Moderne di Ozenfant e Léger, attratta dagli aspetti multimediali della ricerca di quest’ultimo, poi ancora al Bauhaus di Dessau, dove viene ritratta da Lucia Moholy e dove si precisa il suo interesse per la fotografia. Ed è Laszlo Moholy-Nagy ad accompagnare l’esposizione delle sue primissime composizioni fotografiche con un testo critico, oggi ripubblicato nel catalogo della mostra.

A Parigi, dove viveva dal 1924, i suoi amici si chiamavano Piet Mondrian, César Domela, Robert e Sonia Delaunay, Hans Arp e Sophie Tauber Arp, Nelly e Theo van Doesburg. Di molti ha lasciato straordinari ritratti fotografici, qui esposti. Dopo la grande crisi del 1929 tiene nel suo studio corsi di fotografia, attività che eserciterà per molto tempo, formando una nuova generazione di fotografi. Fra i suoi allievi si ricordano Gisèle Freund, Lisette Model, Ilse Bing e Lore Krüger. Florence Henri nelle sue fotografie fa largo uso della concezione analitica dello spazio, utilizzando elementi formali del vocabolario della pittura in una ricerca continua della “composizione”, uno degli elementi portanti del suo linguaggio, motivo per cui la rassegna si apre con esempi di pittura e collage. La prima parte della mostra definisce immediatamente una delle caratteristiche del suo lavoro: quella di costruire nuove realtà visive che rimandano una all’altra.

 
LO STILE E IL PERCORSO ESPOSITIVO – Effetti visivi che ottiene con specchi o frammenti di specchio, tali da costringere lo spettatore a un’indagine tra realtà e finzione. È il caso di un suo autoritratto in cui Florence è dietro una cornice, apparentemente riflessa, mentre è con la cancellazione di parte del negativo che crea la suggestione della sua immagine specchiata. Effetti visivi, montaggi e fotomontaggi: a un primo approccio non si scorge come l’intera immagine sia una realtà ricostruita. In questo nucleo di fotografie si rivela, più che altrove, il ruolo di innovatrice che per primo gli riconosce Moholy-Nagy nella manipolazione dell’immagine e delle luci. Un’invenzione più metafisica che surrealista, veri e propri enigmi visivi che si confermano nella serie con ombre e riflessi, dove Florence Henri lavora con più scatti sullo stesso negativo.

La mostra si chiude con una sorprendente carrellata di ritratti non solo degli artisti che, come lei, hanno segnato il panorama artistico delle Avanguardie del Novecento, ma anche delle modelle fotografate in set completamente creati da Florence Henri, persino nella definizione degli accessori.

Alla rassegna si accompagna il terzo volume della collana Electaphoto, che costituisce la più esauriente e aggiornata monografia su questa grande icona della fotografia. Attraverso riflessioni critiche approfondite sui diversi percorsi creativi di Florence Henri, se ne inquadra la complessa produzione artistica, non solo fotografica, da varie angolazioni. Pregevoli gli album diacronici e tematici che riproducono fedelmente un vasto catalogo di opere (fotografie, dipinti, gouache e collage), molte delle quali inedite. Una densa biografia illustrata e documentaria apre la pubblicazione fornendo un articolato profilo dell’artista.

 

 

8 maggio 2015

 

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