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La fotografia di Edward Weston alla ricerca della quintessenza delle cose, in scena a Modena

Verrà inaugurata oggi negli spazi espositivi dell'ex Ospedale Sant'Agostino di Modena la mostra ''Edward Weston. Una retrospettiva'', in scena fino al 9 dicembre...
A Modena una grande retrospettiva dedicata a Edward Weston, uno dei più celebri maestri della fotografia del Novecento. L’inaugurazione oggi, alle 19.

MILANO – Verrà inaugurata oggi negli spazi espositivi dell’ex Ospedale Sant’Agostino di Modena la mostra “Edward Weston. Una retrospettiva”, in scena fino al 9 dicembre. A oltre quindici anni dalla sua ultima personale in Italia, la Fondazione Fotografia‐Fondazione Cassa di Risparmio di Modena presenta al pubblico alcuni dei suoi più celebri bianchi e neri, ripercorrendo il suo incessante lavoro di indagine sul mezzo fotografico e  l’assoluta modernità della sua visione. La prima tappa di questa mostra – il secondo appuntamento sarà al Ciac, il Centro italiano d’arte contemporanea di Foligno, dal 16 dicembre al 17 febbraio – si inserisce all’interno della più grande rassegna del Festival Filosofia (14 – 16 settembre 2012), il cui tema portante nell’edizione 2012 sarà “Le Cose”.

LA RETROSPETTIVA – A ripercorrere la carriera del fotografo americano saranno 110 opere fotografiche originali, scattate dai primi anni venti fino agli anni quaranta, in gran parte provenienti dal Center for Creative Photography di Tucson, dove è conservato il più grande archivio dell’autore. Realizzate dall’artista stesso o sotto la sua diretta supervisione, le stampe fotografiche di Edward Weston sono infatti una parte fondamentale e imprescindibile del suo lavoro: stampe a contatto, di piccolo o medio formato, nelle quali non è concessa alcuna manipolazione dell’immagine. Ogni dettaglio – descritto con una nitidezza assoluta – concorre a definire la sua idea di perfezione, indagando l’entità stessa della materia e le sensazioni che è capace di trasmettere.

PURISMO WESTONIANO – “L’intelligenza di Edward Weston traspare in ogni fase della sua esistenza: è una modalità di approccio organizzativo alla vita che si manifesta nell’abilità a seguire razionalmente il proprio istinto con la necessaria disciplina mai schiava di gabbie mentali o, peggio, fisiche. Weston è un uomo aperto al mondo, curioso ma anche critico, generoso, passionale ma sempre lucido sino a sembrare cinico”, così commenta Filippo Maggia, direttore della Fondazione Fotografia di Modena e curatore della mostra. “Egli comprende immediatamente quanto importante e determinante sia la conoscenza del mezzo tecnico per poter restituire le forme del reale senza ulteriori additivi, con la consapevole presunzione che quelle forme debbano prima trovare la loro completezza estetica nella mente”. Diceva infatti Weston: “Se non riesco ad
ottenere un negativo tecnicamente perfetto, il valore emotivo o intellettuale della fotografia per me è quasi nullo”. Definendosi un fotografo ‘diretto’, sempre alla ricerca dell’essenza profonda e nascosta delle cose, percepibile solo attraverso uno sguardo che si fa ‘fotografico’, Weston trasforma i suoi soggetti in immagini surreali, dalle forme pure, nitide e precise. Conclude Maggia: “Il mondo reale, se è già chiaro ai nostri occhi e se noi riusciamo a riconoscerne le forme, non abbisogna di artifizi per essere riprodotto: sia esso il volto di un uomo o una donna, una “olla” o un “jugete” di un qualsiasi artigiano, il cuore di un carciofo o una coppia di funghi, è nella nostra mente che essi diventano sculture dallo sguardo superbo, oggetti che paiono animarsi da sé o verdure eleganti oppure svogliate. Il fotografo deve restituirli come sono e per ciò che in quel momento essi significano”.

L’ARTISTAEdward Weston (1886 – 1958) inizia a fotografare prestissimo, all’età di 16 anni, quando il padre gli regala la sua prima macchina fotografica, con la quale si mette ad immortalare i parchi di Chicago e la fattoria di suo zio. Nel 1906 si trasferisce in California, dove, dopo aver fatto per qualche tempo il sorvegliante delle ferrovie, diviene un fotografo itinerante, bussando porta a porta per ritrarre bambini, animali e funerali. Dopo aver aperto il suo primo studio fotografico nella città di Tropico nel 1911, base del suo lavoro per i successivi vent’anni, a poco a poco inizia a mutare il suo approccio alla fotografia, finché, nel 1922, abbandona definitivamente lo stile pittorialista, che distingueva fino a quel momento il suo lavoro, e inizia a sperimentare una fotografia più chiara e definita, concentrando la sua attenzione sulle forme astratte di oggetti industriali e di elementi organici. L’anno successivo inizia il suo soggiorno messicano, che scandisce un periodo di transizione e autoanalisi, sul piano stilistico come concettuale, spostando l’interesse del fotografo sui meccanismi intrinseci dell’apparecchio fotografico. Tornato in California, fonda nel 1932 il celebre Gruppo f/64, collettivo con il quale porta avanti una poetica basata sulla nitidezza dell’immagine e sulla sperimentazione delle possibilità estetiche offerte dal mezzo fotografico. Grazie ad una mostra allestita nello stesso anno, esso diviene il gruppo più all’avanguardia degli Stati Uniti e anche lo stesso Weston, grazie ad un assegno di ricerca dalla Guggenheim Foundation e una grande retrospettiva dedicatagli dal MoMA di New York, viene definitivamente consacrato come uno dei più grandi artisti del Novecento.

14 settembre 2012

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