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I Vagabondaggi di Sergio Larrain, il fotografo degli invisibili

Insieme alla mostra su Picasso, il Forte di Bard (AO) si dedica anche alla fotografia, e lo fa con uno dei personaggi più schivi e al contempo più interessanti del panorama della fotografia mondiale: Sergio Larrain...

In mostra per la prima volta in Italia al Forte di Bard fino al 9 novembre la grande retrospettiva dedicata a Sergio Larrain, il cileno che girò il mondo per fotografare gli ultimi, gli orfanelli, le prostitute. La mostra è curata da Agnès Sire, amica di penna di Sergio al quale l’artista ha consegnato idealmente il suo patrimonio di immagini

MILANO – Insieme alla mostra su Picasso, il Forte di Bard (AO) si dedica anche alla fotografia, e lo fa con uno dei personaggi più schivi e al contempo più interessanti del panorama della fotografia mondiale: Sergio Larrain con ”Vagabondages”. Come molti dei grandi fotografi, anche Larrain fa parte dell’agenzia Magnum Photos, chiamato personalmente da Henri Cartier-Bresson nel 1959.

LA MOSTRA – La mostra, coprodotta da Magnum Photos e curata da Agnès Sire, direttore della Fondation Henri Cartier-Bresson, sotto l’alto patrocinio dell’Ambasciata del Cile in Italia, rappresenta al Forte di Bard la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Sergio Larrain. 127 scatti, quasi tutti compresi tra il 1950 e il 1964, il maggior periodo di produzione del fotografo, 4 disegni e 4 scritti originali di Larrain, 5 riviste accompagnate da 6 scatti vintage, 4 libri, oltre a due filmati sono esposti nelle sale delle Cantine del Forte. Agnès Sire, direttrice della Fondazione Henri Cartier-Bresson e amica epistolare di Larrain per circa 30anni lo ha definito un meteorite che ha attraversato l’universo della fotografia e che ha avuto la saggezza di fermarsi perché non riusciva più a trovare la sua libertà fotografando, ma solo alienazione. Fermamente contrario all’idea di una mostra sulle sue fotografie, perché l’attenzione mediatica lo avrebbe allontanato dal suo isolamento duramente conquistato, Sergio accettò solo alla fine della sua vita che Agnès Sire curasse una retrospettiva del suo lavoro. Il catalogo dell’esposizione, “Sergio Larrain: Vagabond Photographer” a cura di Agnès Sire e Gonzalo Leiva Quijada ha da poco la medaglia d’oro come Best Photography Book Award dalla Kraszna-Krausz Foundation, il più prestigioso premio anglosassone sull’editoria fotografica.

BIOGRAFIA D’ARTISTA – Sergio Larrain nato nel 1931 da una famiglia aristocratica cilena (il padre era infatti un celebre architetto) mal sopportava il lusso e la bella vita e così decise presto di allontanarsene. Dopo 3 anni di insoddisfacenti studi in ingegneria forestale negli Stati Uniti, dal ’50 inizia a fotografare con una Leica IIIC e, tornato in Cile, sviluppa le foto in un piccolo laboratorio allestito in casa. I bambini orfani e abbandonati, la vita degli umili e dei dimenticati di Santiago sono i soggetti del primo lavoro di Larrain e rappresentano, al tempo stesso, lo specchio della sua personalità e l’espressione del suo desiderio di una società migliore. Fotografa gli ultimi e, con il suo sguardo di compassione, riesce ad essere tutt’uno con loro, divenendo loro amico. Questo nucleo di fotografie diventerà un riferimento imprescindibile per tutta la fotografia cilena e segnerà l’inizio della notorietà di Larrain e della sua attività di fotografo: prima free lance, poi foto reporter della rivista brasiliana O Cruizero Internacional, sino alla collaborazione con l’agenzia Magnum negli anni ’60, su diretto invito del fondatore Cartier-Bresson. Sergio Larrain ha lavorato anche con il Premio Nobel per la Letteratura Pablo Neruda, scattando le foto per “Una casa en la arena” e collaborando con lui per il suo primo libro, Valparaiso .
Nel 1978, non riuscendo più a trovare nella fotografia la propria libertà, decise di abbandonarla, e di ritirarsi a vita privata, iniziando un percorso di introspezione mistica in un paesino sulla cordigliera cilena, nel silenzio delle Ande, lontano dal mondo e dalla società. Lì avrebbe insegnato yoga e disegno, scritto libri e poesie, e vissuto in maniera autosufficiente fino alla morte. Oggi le sue opere fanno parte delle collezioni di musei e collezioni prestigiose, tra cui quella del MOMA di New York.

15 luglio 2014

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