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Giò Martorana, ”La mia ”Dolce Sicilia” è un viaggio sensoriale tra le sue bellezze culinarie e le sue tradizioni”

Una terra di antica cultura, crocevia di popoli che ne hanno influenzato la religione, l'arte, l'architettura; un luogo dove i colori e gli aromi della biodiversità del territorio, oltre che la straordinaria inventiva dei suoi maestri, hanno favorito lo sviluppo di un'enogastronomia inimitabile: ''Dolce Sicilia'' è tutto questo...
In quest’intervista il fotografo palermitano presenta in anteprima il suo ultimo lavoro fotografico, un omaggio all’eccellenza dolciaria siciliana, tra arte e tradizione

MILANO – Una terra di antica cultura, crocevia di popoli che ne hanno influenzato la religione, l’arte, l’architettura; un luogo dove i colori e gli aromi della biodiversità del territorio, oltre che la straordinaria inventiva dei suoi maestri, hanno favorito lo sviluppo di un’enogastronomia inimitabile: “Dolce Sicilia” è tutto questo, un viaggio sensoriale nel cuore di una regione che ha fatto dell’eccellenza la sua parola d’ordine. Gio’ Martorana, fotografo palermitano tra i più versatili nel panorama italiano, in quest’intervista presenta il suo ultimo lavoro fotografico e racconta dettagliatamente come hanno preso vita i suoi scatti, ognuno grande omaggio alla ricchezza della sua terra. Il volume, edito da Mondadori Electa, nelle librerie dal 6 novembre, sarà presentato in anteprima domani, giovedì 15 novembre, alle 18.30, presso il Museo del Novecento di Milano.

Come è nato il progetto “Dolce Sicilia” e con quali intenti?
“Dolce Sicilia” è un progetto che ho realizzato insieme a Marco Ghiotto, che ne ha curato la parte redazionale. L’idea è nata dal fatto che ci sono in commercio moltissimi libri gastronomici che descrivono lo straordinario patrimonio culinario siciliano, ma ce ne sono ben pochi che uniscano questa grande ricchezza del territorio con la sua arte e la sua cultura. Il nostro intento non era pertanto quello di creare una guida enogastronomica, né tantomeno quello di proporre un ricettario; il proposito principale è stato quello di creare un viaggio sensoriale, che attraverso la pasticceria valorizzasse le tradizioni, l’arte, la cultura siciliane.

Cosa racchiude al suo interno questo volume fotografico?
Come ho già anticipato, l’argomento principale di questo volume è la pasticceria, l’eccellenza dolciaria siciliana promossa attraverso la testimonianza diretta dei più rinomati maîtres pâtissiers, artefici di veri capolavori. Ma nel libro, così come nella vita, questa professione si lega indissolubilmente alle tradizioni di questa terra, e quindi alle vie, alle piazze, i mercati, le processioni, come quelle suggestive del venerdì Santo nei misteri di Trapani, oppure alle feste, la più famosa delle quali è quella dedicata a Sant’Agata, a Catania, dove le minne, veri oggetti di culto, sono riprodotte sotto forma di prelibati dolci alla crema di latte e candida glassa.

Altro legame indissolubile è quello con i grandi autori del cinema e della letteratura, che nei loro lavori hanno reso omaggio alla cultura e alla tradizione siciliana.

Esattamente. Non è un caso infatti che il testo si apra con una dedica nostalgica di Giuseppe Tornatore alle ciambelle all’arancia della nonna, “carezze di un tempo perduto, cristallizzate per sempre nei miei ricordi”, così come “i paesaggi del Sud e la sabbia delle spiagge d’estate”. Ma scorrendo le pagine è possibile trovare molte altre citazioni, a partire dall’immagine esclusiva della prima pagina della prima edizione del “Gattopardo”, che immediatamente richiama a sé l’antica memoria dei Trionfi della gola; per concludere con Camilleri, che nei suoi racconti cita moltissime golosità siciliane, di cui il suo commissario Montalbano va ghiotto.

In che modo ha voluto realizzare questi scatti? Quale messaggio, quale resa narrativa dovevano avere?
Ho voluto dare un taglio fotografico diverso a queste immagini, non tradizionale. Nel tentativo di esprimere una contaminazione tra le diverse arti – la pasticceria con la letteratura, l’arte orafa, la scultura e l’architettura – e la terra stessa che le produce, ho scelto di fotografare i prodotti dell’eccellenza dolciaria fuori dai loro luoghi di produzione, e li ho portati in riva al mare, sulle isole, nelle sale di musei e palazzi, affiancati a prodotti dell’artigianato più illustre, come nel caso della vastedduzza in pasta di mandorla su pianeta ricamata in oro, oppure i dolci di Erice insieme agli orecchini in oro e corallo, custoditi al Museo Regionale “Conte Agostino Pepoli” di Trapani. I pasticceri protagonisti di queste pagine sono rappresentati mentre raccontano la loro esperienza di vita, che allo stesso tempo è il simbolo di un’artigianalità quale strumento di bellezza e esempio di contaminazione per le altre espressioni artistiche. Era quindi necessario che io riuscissi a rappresentare e esaltare attraverso la fotografia le opere che i pasticceri avevano costruito, non solo semplici prodotti gastronomici, ma oggetti d’arte. In essi si percepisce cosa voglia dire la felicità: sono partiti da un sogno e ora portano avanti il loro lavoro con una passione infinita.

Cosa significa per lei fare fotografia?

Ciascuno di noi possiede una sensibilità particolare, che poi esprime nella maniera che più gli è congeniale. Nel mio caso questa sensibilità è la fotografia, che è la mia vita. Essa si presenta come un mezzo espressivo importante, pieno di potenzialità, che può essere utilizzato in modo differente a seconda della conoscenza che si ha attorno alle cose, di quello che si è vissuto, della propria cultura. L’interpretazione stessa è un concetto culturale che deriva dall’esperienza.

C’è chi la definisce un “cacciatore di luce”. Cosa ne pensa?

Io sono cresciuto con la luce negli occhi, quella viva e splendente del Mediterraneo e probabilmente – secondo quanto ho detto prima – ne sono stato influenzato. Negli scatti di “Dolce Sicilia” è stato inevitabile rappresentare la luce e il colore, perché sono due fattori che caratterizzano in modo inconfondibile questa regione, dal paesaggio variegato, con la sua terra e il suo mare, all’artigianato, dalle ceramiche, ai gioielli, agli ex-voto. La ricerca della luce è per me un approccio estetico, che risponde alla mia particolare sensibilità fotografica: nella luce io ricerco la bellezza.

14 novembre 2012

   

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