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Ferdinando Scianna, ”La fotografia è lo strumento migliore per raccontare la realtà”

Era una sala gremita quella che ha calorosamente accolto Ferdinando Scianna, presente ieri sera alla Fondazione Forma per la Fotografia. Il fotografo siciliano ha risposto ad alcune domande rivoltegli dal presidente di Contrasto e fondatore della Fondazione Roberto Koch...

Ieri sera a Milano, presso la Fondazione Forma per la Fotografia, il grande fotografo Ferdinando Scianna ha ripercorso la sua carriera attraverso le domande del presidente della Fondazione Roberto Koch

MILANO – Una sala gremita ha calorosamente accolto Ferdinando Scianna, presente ieri sera a Milano, alla Fondazione Forma per la Fotografia. Il fotografo siciliano ha risposto ad alcune domande rivoltegli dal direttore di Contrasto e presidente della Fondazione Roberto Koch, intrattenendo il pubblico con qualche curioso aneddoto. Davanti all’entusiasmo dei presenti, Scianna ha ripercorso con molto umorismo le tappe più significative della sua carriera, dall’incontro con Sciascia a Bagheria, all’arrivo nell’amata Milano, attraverso la sua crescita professionale all’Europeo, passando per il soggiorno a Parigi e l’incontro con Henri Cartier-Bresson, fino all’entrata nella più nota agenzia fotogiornalistica a livello mondiale, la Magnum. Questo incontro si inserisce all’interno dell’iniziativa promossa dalla Fondazione Forma “80 ore con l’autore”, 8 appuntamenti per conoscere da vicino i grandi autori che hanno costruito la storia della fotografia nel nostro Paese. Per tutto il fine settimana la libreria di Forma riserverà una sezione speciale ai libri del fotografo presentato, tra edizioni introvabili, grandi classici e novità.

SCIASCIA E ALTRI INCONTRI – “Allestii la mia prima mostra al centro culturale di Bagheria e lì conobbi Leonardo Sciascia, capitatovi per una strana coincidenza”, così racconta Scianna a proposito degli incontri che hanno determinato la sua carriera. “A lui devo la mia prima pubblicazione dedicata alle feste religiose siciliane, un lavoro che mi servì da passaporto per gli anni successivi”. Ma Sciascia, un uomo che nel ricordo di Scianna era tutto fuorché taciturno e burbero – “con me parlava eccome, era una specie di biblioteca. Ma forse lo faceva perché di me pensava che fossi una straordinaria distesa di ignoranza” – non fu l’unico. Altrettanto significativo fu l’intervento di Roberto Leydi, che, ancor prima di introdurlo all’Europeo, gli diede la spinta ad abbandonare la sua carriera universitaria per la fotografia, dicendogli: “Cosa ci fai qui? Tu devi venire a Milano!”.

SICILIA-MILANO SOLA ANDATA – “Non si va via dalla Sicilia, si scappa a gambe levate!”. Così Ferdinando Scianna riflette sulle sue origini, radicate in una terra eterna e ricca di carisma: “Per me Milano era l’Europa, rappresentava la meritocrazia, la possibilità di crescita professionale. Ora però mi rendo conto che sarebbe difficile, per un fotografo, avere le straordinarie possibilità che ho avuto io”. Giunto a Milano nel 1967, poco più che vent’enne, Scianna inizia la sua carriera non senza qualche difficoltà, ricevendo il suo primo incarico per una rubrica di giardinaggio: “Dovevo fotografare una begonia. Cercai di farla meglio che potessi. Alla fine presentai 4 scatti, tagliando il resto della pellicola inutilizzato: mica potevo buttarlo via!”. Alla domanda se si senta più milanese o più siciliano Scianna risponde: “Nascere in Sicilia è un destino! Chi se ne va si porta dietro una lacerazione, che è un sentimento molto diverso dalla nostalgia. Io però amo Milano e la trovo anche bella, ma forse questa è una forma di perversione”.

CARTIER-BRESSON E LA MAGNUM
– In prima linea durante l’invasione della Cecoslovacchia, nall’agosto del 1968, Scianna si conquista la stima di Tommaso Gigli, grazie ad un articolo che documenta quanto stava succedendo. La sua carriera di giornalista – mestiere difficile per chi è conosciuto come fotografo – lo porta presto a Parigi come corrispondente per l’Europeo, circostanza significativa perché sarà la premessa per l’inizio di una importantissima amicizia. L’incontro con Henri Cartier-Bresson, il pioniere del fotogiornalismo, segna per Scianna la svolta verso Magnum, agenzia di fama mondiale: “Non pensavo di meritarmelo, ma una serie di circostanze alla fine mi convinsero a candidarmi”.

IL MONDO DELLA MODA
– Sempre grazie a quel caso favorevole che gli ha cambiato più volte la vita, nel 1987 Scianna riceve la telefonata di Domenico Dolce, che lo prega di lavorare ad un servizio fotografico per la sua nuova linea di moda. “Avevo sempre pensato che i fotografi che si occupavano di moda erano poco impegnati, per così dire, molto fru fru. Quella commissione quindi metteva in discussione il mio modo di lavorare e andava contro le regole trasmessemi da Cartier-Bresson: il fotografo deve essere un testimone invisibile, non deve assolutamente intervenire sulla scena”, così commenta Scianna l’esperienza che ha finito con lo sconvolgere anche i fotografi della Magnum, aizzando un dibattito infuocato sul suo ingresso nell’importante agenzia. “Io non volevo isolare la moda dal mondo, ma inserirla all’interno del paesaggio che la circondava, mischiarla alle persone vere. Quello che ne risultò furono scatti a metà tra i reportage e le fotografie di moda”.

MAESTRO SEVERO, MA OBIETTIVO – E’ un maestro severo Ferdinando Scianna, anche se ultimamente alcuni dicono si sia un po’ ammorbidito: “E’ mio dovere umano essere disponibile verso i giovani. Dico sempre quello che penso però, e molti di loro non sono disposti ad ascoltarlo. La cosa difficile del giudicare il lavoro degli altri è cercare di non essere indulgente verso il proprio”. E a Roberto Koch che gli chiede quale consiglio si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere risponde, citando il fotografo brasiliano Sebastião Salgado: “Fermatevi e studiate!, penso sia una proposta eccellente, perché significa cercare un senso nelle opere che si vedono esposte, capirle più approfonditamente, non fermarsi in superficie. I giovani dovrebbero occuparsi per davvero di quello che gli interessa, ma farlo nel giusto modo non è facile, comporta una certa fatica. La verità però è che bisogna essere preparati!”.

 

5 ottobre 2012

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