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Dennis Hopper, il fotografo della controcultura americana degli anni ’60

Ha inaugurato il 26 giugno alla Royal Academy of Arts, la grande mostra dedicata a Dennis Hopper dal titolo ''The Lost Album''. Una retrospettiva fotografica che traccia le linee guida su chi furono i...

Dennis Hopper è stato un attore e regista cinematografico, oltre che artista e fotografo. La personale in corso alla Royal Academy of Arts di Londra fino al 19 ottobre, The Lost Album, racconta la storia del Novecento attraverso gli incontri di una vita, da James Dean a Andy Warhol, da Martin Luther King

MILANO – Ha inaugurato il 26 giugno alla Royal Academy of Arts, la grande mostra dedicata a Dennis Hopper dal titolo ”The Lost Album”. Una retrospettiva fotografica che traccia le linee guida su chi furono i principali esponenti della controcultura americana degli anni ’60, a cavallo tra cinema, arte, vita sociale e politica.

LA MOSTRA – ‘The Lost Album’ presenta al pubblico oltre quattrocento foto scattate da Dennis Hopper, immagini originali appartenenti agli anni ’60 (tra il 1961 e il ’67) riscoperte dopo la sua morte ed esposte per la prima volta nel Regno Unito. Hopper è stato soprattutto un grande regista, uno su tutti Easy Rider del 1969 e si avvicinò alla fotografia grazie all’amico James Dean, che incontrò sul set di Gioventù Bruciata del 1955, che lui stesso stava girando. The Lost Album è un diario visivo e personale, un’incredibile testimonianza di vita sociale e culturale dell’America degli anni ‘60. Tra umorismo e pathos, glamour e quotidiano, le fotografie di Dennis sono come «piccoli film, location di film immaginari ancora da girare», così affermò Walter Hopps, influente curatore americano di quegli anni. In mostra verrà proiettato un documentario sulla sia vita privata, oltre che spezzoni del suo capolavoro, Easy Rider e di The Last Movie del 1970, più le sue apparizioni in altre pietre miliari del Cinema come Apocalypse Now di Coppola o Blue Velvet di Lynch.

RITRATTI – Dopo aver vissuto a New York dal 1957 al ‘61, Hopper tornò a Los Angeles dove, suo malgrado, si ritrovò nella blacklist di Hollywood e la fotografia divenne pertanto la sua principale alternativa. Per i prossimi sei anni lavorò ossessivamente, scattando circa 18.000 fotografie e ritraendo le icone del suo tempo, a cavallo tra arte, cinema e società: Paul Newman, Martin Luther King, Robert Rauschenberg, Andy Warhol, Jane Fonda e personaggi di spicco della cultura beat, come Michael McLure e Timothy Leary. Proprio Rauschenberg e Warhol, Hopper li conobbe frequentando la Ferus Gallery di Hopps, a Los Angeles. Nel corso del 1960 la galleria ospitò infatti una serie di mostre che definirono la nascente scena artistica della West Coast, introducendo il pubblico di Los Angeles al lavoro di artisti Pop come Jasper Johns, Rauschenberg e Warhol.

21 luglio 2014

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