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Come si realizza una fotografia, gli elementi base da conoscere

Sono tre gli elementi alla base della grammatica della fotografia: tempo, diaframma e sensibilità. A spiegarci il loro significato e l’importanza della loro combinazione per la realizzazione di una fotografia d’autore è Massimo Siragusa...
L’illustre fotografo Massimo Siragusa ci guida attraverso i segreti della fotografia d’autore. Si parte con la conoscenza dei tre elementi base del linguaggio fotografico: tempo, diaframma e sensibilità
 

MILANO – Sono tre gli elementi alla base della grammatica della fotografia: tempo, diaframma e sensibilità. A spiegarci il loro significato e l’importanza della loro combinazione per la realizzazione di una fotografia d’autore è Massimo Siragusa, l’illustre fotografo italiano fresco vincitore del Premio Bastianelli.

Quali sono gli elementi base del linguaggio fotografico?

Sono tre gli elementi base che costituiscono quella che possiamo definire la grammatica della fotografia: essi sono tempo, ovvero per quanto tempo espongo la mia fotografia, diaframma, che consiste nell’ apertura dell’obiettivo quando scatto la mia foto, e la sensibilità, o iso, cioè il contatto con la luce. Questi tre sono i pilastri su cui noi lavoriamo, gli strumenti che utilizziamo per rendere una fotografia in un certo modo. La loro relazione è molto stretta.

Ce li può spiegare, indicandoci la loro correlazione?

Il tempo indica la quantità di tempo alla quale io espongo una foto. Viene espressa in millesimi di secondo. Andiamo dai 30 secondi a 1/1000 di secondo. Oggi le macchine fotografiche hanno un range di azione molto ampio, per cui una reflex di buon livello scatta da un 1/1000 di secondo fino ai 30 secondi circa.

Da cosa dipende la scelta di questo tempo?
Dipende dalle condizioni di luce, se ce n’è poca o molta. Le foto di giorno o in esterni, ad esempio, richiedono tempi più brevi, mentre le foto di notte o in interni richiedono un tempo più lungo.
La seconda relazione dipende dal valore iso, ovvero dalla sensibilità che io decido di dare al mio file. Questo valore indica la reazione che ha il file digitale al contatto con la luce esterna nel momento in cui scatto una foto. Più è alto questo valore, più il file digitale reagirà con prontezza. Un valore di 200 iso avrà una reazione medio lenta, mentre un valore di 800 o 1200 avrà una reazione più veloce. Più utilizzo un valore iso alto, minore sarà la qualità di resa della fotografia. L’ideale sarebbe utilizzare un valore basso di iso, compatibilmente con le condizioni di luce, in modo tale da trovare il giusto compromesso tra qualità del risultato finale e velocità che posso utilizzare.
Il terzo valore con cui il tempo è in relazione è il diaframma. Esso consiste in una serie di lamelle all’interno dell’obiettivo, una sorta di buco che si apre da cui entra la luce all’esterno per colpire il sensore digitale all’interno della macchina. La grandezza di questo buco varia, e la sua influenza è data da alcuni valori; più essi sono alti, più è piccolo questo buco, e quindi sarà minore la quantità di luce che passerà. Al contrario se il diaframma sarà maggiore, entrerà più luce. Il diaframma è come un rubinetto: più lo apro, maggiore sarà l’acqua che uscirà e minore il tempo necessario per riempire il secchio. Più è ampio il diaframma, minore il tempo che si impiega per scattare una foto.

Quali sono gli effetti di queste correlazioni nella realizzazione di una foto?
L’utilizzo di un tempo e di un diaframma fa variare il tipo di fotografia che faccio. Prendiamo in considerazione, per esempio, una fotografia scattata per strada: se scelgo un tempo breve, le macchine e le persone che camminano saranno congelate nel tempo, e ci sembreranno ferme. Se questo tempo lo comincio ad alzare, passando ad esempio da  1/250 a 1/30 di secondo, le persone continueranno a sembrare ferme, mentre le macchine che vanno più veloci saranno raffigurate nella fotografia con una scia.
Altro fattore che fa cambiare il linguaggio è la scelta del diaframma: più è aperto, minore è la profondità di campo, ovvero  la quantità di spazio tra l’obiettivo fino all’infinito; il contrario se il diagramma è più chiuso. Prendiamo come esempio i ritratti: se utilizzo un diaframma chiuso, quando metto a fuoco il viso protagonista della foto, sarà a fuoco sia il viso sia tutto ciò che sta in lontananza. Se lo apro, tutto ciò che sarà dietro la viso protagonista saranno sfocati, poco nitidi.

1 giugno 2013

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