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Come si realizza un reportage di città

Raccontare una città attraverso la fotografia può sembrare una cosa semplice, ma in realtà è abbastanza complesso. Una città è fatta di diversi aspetti – le architetture, le strade, le persone – e ha infinite sfaccettature: bisogna capire quale ci interessa e che taglio vogliamo dare al nostro racconto...
Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta dei segreti del reportage con il fotografo Massimo Siragusa, che oggi ci spiega come realizzare un buon city portrait
 
Raccontare una città attraverso la fotografia può sembrare una cosa semplice, ma in realtà è abbastanza complesso. Una città è fatta di diversi aspetti – le architetture, le strade, le persone – e ha infinite sfaccettature: bisogna capire quale ci interessa e che taglio vogliamo dare al nostro racconto. In linea di massima, può essere interessante andare qui a vedere come si realizza quello che in gergo si chiama “city portrait” – una sorta di ritratto complessivo, una visione di insieme della città. Questo è probabilmente il modo più completo, anche se necessariamente più generico, di affrontare un reportage su una città.
 
Innanzi tutto bisogna conoscere il posto che si sta andando a fotografare. Bisogna documentarsi per capire di che tipo di città si tratta, quali sono le sue peculiarità, le caratteristiche che la rendono unica nel panorama mondiale. Occorre conoscere la sua storia, i suoi monumenti, i punti di maggior interesse, ma anche quelli strategici per scattare delle fotografie – quei luoghi per esempio da cui si può avere della città una visione di insieme, quindi dall’alto. È utile quindi sapere se ci sono delle colline attorno, se ha dei grattacieli o magari una torre su cui è possibile salire. 
 
Un city portrait non segue un percorso specifico quale può essere quello di altri tipi di reportage – per esempio un reportage architettonico. Non dobbiamo perciò avere un approccio estremamente rigoroso. Ci avviciniamo a un monumento, a un luogo di interesse, con l’intento di fotografare sì quel soggetto, ma anche di far capire in che contesto è inserito. Se voglio fotografare per esempio il Colosseo a Roma, lì attorno ci sono dei punti – una collina vicino all’Arco di Costantino, un’altra collina di fronte – da cui è possibile non solo inquadrare il Colosseo nella sua interezza ma anche, utilizzando un grandangolo, inserirlo all’interno del territorio. In questo modo riusciamo a dare la sensazione di un monumento, a trasmettere l’importanza di quel luogo, e nello stesso tempo a legarlo all’atmosfera della città, dando una serie di informazioni su come viene vissuta quella città, informazioni che contribuiscono alla completezza del racconto. 
 
Questo stesso approccio va adottato non solo con i monumenti, ma anche con altri soggetti. Se voglio fotografare la piazza principale della città, anziché fare dei primi piani posso per esempio inquadrare un gruppo di persone sedute ai tavolini di un bar e uno scorcio del palazzo storico in cui magari il bar è inserito. In piazza della Signoria a Firenze, fotograferò certamente Palazzo della Signoria e i monumenti storici lì presenti, ma sarebbe bello anche riprendere il bar lì di fronte.
 
Non bisogna poi dimenticare le strade della città, quelle di maggiore interesse – la strada dello shopping, le vie principali, le zone pedonali del centro – ma anche le arterie trafficate. Anche queste ci permettono di dare un’idea della vita del posto, del suo livello di modernità. Immaginiamo le vie di New York di notte, le luci, le persone, la quantità di cartelloni, insegne pubblicitarie luminose che si accavallano una all’altra. Tutti questi aspetti contribuiscono a trasmetterci l’impressione di una città moderna, dinamica, soprattutto se le foto sono scattate dall’alto e ci danno la possibilità di cogliere il rapporto tra la dimensione della strada e i palazzi attorno. Se invece fotografo le strade di un borgo medioevale del centro Italia è chiaro che avrò un effetto del tutto differente. 
 
Un city portrait è un insieme di fotografie che toccano aspetti differenti della città ma che devono essere unite da un unico filo conduttore, che è il tentativo di trasferire ad altri il racconto di un luogo che non conoscono, di darne la sua essenza. E naturalmente l’atmosfera di un luogo, di una città cosmopolita come Londra, Parigi, New York, piuttosto che di un borgo medioevale italiano, emerge dalle architetture, da tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato prima e anche da particolari come l’abbigliamento della persone, dal loro modo di muoversi, dai loro costumi. Non può mancare il racconto della gente che abita quella città. Tra le immagini che compongono il racconto – che di solito, anche a livello professionale, viene svolto in 30/40 scatti al massimo – devono esserci ampie vedute ma anche foto che entrano più nel dettaglio.
Un tipo di scatto bellissimo che si può realizzare è quello che si ottiene immortalando un particolare aspetto che ci interessa della città riflesso dalle vetrine dei negozi, soprattutto la sera. Un fotografo che ha realizzato foto straordinarie di questo tipo è Ernst Haas: le sue immagini delle città americane riflesse nelle vetrine dei negozi restano nella storia. Un altro genere di fotografia molto interessante – in cui, ancor una volta, Haas è un maestro – è quello che immortala la città alla fine di un temporale, con le strade bagnate, all’imbrunire, con l’asfalto brillante. Bisogna avere il coraggio di uscire e andare a raccontare la città anche quando le condizioni metereologiche non sono proprio invitanti, anche quando piove o nevica. Condizioni metereologiche estreme ci regalano una visione del luogo insolita, che incuriosisce e sorprende molto.
 
29 giugno 2013
 
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