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Caserta omaggia Cartier-Bresson, una mostra per raccontare con immagini e parole la grande fotografia d’autore

Dopo il grande successo di critica ottenuto a Roma, domani, giovedì primo novembre, aprirà al pubblico, presso gli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta, la mostra ''Henri Cartier-Bresson. Immagini e Parole''...
Da domani, giovedì primo novembre e fino al 14 gennaio 2013, sarà in mostra presso gli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta la mostra “Henri Cartier-Bresson. Immagini e Parole”, un omaggio alla fotografia d’autore del grande fotografo francese

MILANO – Dopo il grande successo di critica ottenuto a Roma, domani, giovedì primo novembre, aprirà al pubblico, presso gli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta, la mostra “Henri Cartier-Bresson. Immagini e Parole”, organizzata dalla Soprintendenza in collaborazione con Civita, Contrasto, Magnum Photos e Fondation Cartier-Bresson. Quarantaquattro fotografie tra le più suggestive del grande maestro della fotografia in bianco e nero, accompagnate dal commento – tra gli altri – di Robert Doisneau, Milan Kundera, Beaumont Newhall, Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia, Saul Steinberg, Antonio Tabucchi, Alessandro Baricco. “Henri Cartier-Bresson. Immagini e Parole”, che è anche un volume a cura di Contrasto, rappresenta un’occasione unica per contemplare e comprendere Cartier-Bresson e, grazie ai commenti, per approfondire i temi legati alla fotografia: il suo potere comunicativo, le sue peculiarità stilistiche, il suo ruolo. Questa mostra sarà in esposizione fino al 14 gennaio 2013.

IMMAGINI E PAROLE
– Qualche anno fa un gruppo di amici ha pensato di festeggiare il compleanno di Henri Cartier-Bresson chiedendo a intellettuali, scrittori, critici, fotografi o anche  semplicemente grandi amici del maestro della fotografia, di scegliere e commentare ognuno la sua immagine preferita tra le tante, immortali, scattate da Cartier-Bresson. Ne è nata una selezione di capolavori unici – forse le più incisive e celebri fotografie del grande autore francese – ognuna “chiosata” dalle parole affettuose e autorevoli di intellettuali e amici come Pierre Alechinsky, Ernst Gombrich, Leonardo Sciascia, Ferdinando Scianna e molti altri ancora. La mostra – oggi aggiornata con nuovi contributi rispetto al progetto originario – offre una panoramica sintetica, ma esaustiva dell’opera di Henri Cartier-Bresson. Uno sguardo, il suo, sempre puntuale e profondo, attento e originale, sul mondo, i protagonisti, gli avvenimenti principali così come i piccoli, apparentemente insignificanti ma densi di vita, “attimi decisivi” che lui – e solo lui – riusciva a cogliere con la sua macchina fotografica quando, come affermava, si riesce a “mettere sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore”.

GLI ESORDI – Henri Cartier-Bresson nacque nel 1908 a Chanteloup da una famiglia vicina al mondo dell’arte. Dopo gli studi giovanili e sotto l’influenza dello zio Luis, Henri si interessò alla pittura, divenendo allievo di Jaques-Emile Blanche e di André Lhote, maestri del Surrealismo francese. Inizialmente quindi fu totalmente disinteressato alla fotografia, fino almeno al 1931, quando scattò in lui l’esigenza di indagare la realtà in un modo diverso: “L’avventuriero che è in me si sente obbligato a testimoniare le cicatrici di questo mondo con uno strumento più rapido del pennello”. Fu un’immagine del fotografo ungherese Martin Munkacs, racconta lo stesso Cartier-Bresson, “a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo”. Fu così che nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35 mm con lente 50 mm, con la quale partì per un viaggio che lo portò nel sud della Francia, in Spagna, in Italia e in Messico.

CINEMA, FOTOGRAFIA, GUERRA
– La sua prima mostra venne inaugurata nella Galleria Julien di New York, nel 1932. Nel 1933, in Spagna, realizzò le sue prime grandi fotografie di reportage, per poi tornare nuovamente negli Stati Uniti nel 1935, dove lavorò con il fotografo statunitense Paul Strand. Negli stessi anni però Cartier-Bresson sviluppò uno spiccato interesse anche per il cinema, lavorando come assistente del registra francese Jean Renoir già dai primissimi anni Trenta. La sua attività fotografica proseguì anche durante la Seconda Guerra Mondiale, che lo vide in prima linea nella resistenza francese; catturato dalle truppe naziste nel 1940, riuscì a fuggire dal carcere al terzo tentativo e al suo rientro si unì a un’organizzazione di assistenza ai prigionieri evasi. Nel 1945 fu a Parigi a fotografare la liberazione. Nel 1946 si diffuse la notizia che fosse morto durante la guerra: il MOMA – Museum of Modern Art di New York iniziò subito ad allestire una mostra “postuma”; una volta venutolo a sapere, Cartier-Bresson contattò il museo e dedicò personalmente oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, che inaugurò nel 1947. Il dopoguerra segnò però anche il suo ritorno al cinema per dirigere il film “Le Retour”, un documentario sul ritorno in patria dei prigionieri di guerra e dei deportati.

LA MAGNUM PHOTOS E LA FAMA MONDIALE
– Sempre nel 1947, Henri Cartier-Brasson insieme a David Seymour, Robert Capa, George Rodger e William Vandivert fondò l’agenzia Magnum Photos. Aveva incontrato David Seymour (al secolo David Szymin, fotografo e intellettuale polacco), nel 1934 e grazie a lui aveva conosciuto un fotografo ungherese, Endré Friedmann, che verrà poi ricordato col nome di Robert Capa. Iniziò così a lavorare in molti Paesi come Cina, Messico, Canada, Stati Uniti, Cuba, India, Giappone, Unione Sovietica e molti altri; i suoi reportage acquistarono presto fama internazionale. Nel 1952 pubblicò “Images à la sauvette”, raccolta di foto che conteneva il testo “L’instant décisif”, nel quale esponeva le sue teorie sull’arte della fotografia: “Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. E’ porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E’ un modo di vivere!”. Nel 1955, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi venne inaugurata la sua prima grande retrospettiva. Nel 1988 il Centre National de la Photographie di Parigi istituì il “Gran Premio Internazionale di Fotografia” a lui intitolato. Nel 2000, con la moglie Martine Franck e la figlia Mélanie creò la “Fondazione Henri Cartier-Bresson”. Morì a Céreste il 3 agosto 2004. Innumerevoli i riconoscimenti ricevuti, le esposizioni e le pubblicazioni che in tutto il mondo hanno reso omaggio alla sua straordinaria produzione.

31 ottobre 2012

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