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Brescia dedica una mostra antologica agli scatti di Federico Garolla, prezioso testimone del Novecento

Federico Garolla è stato un protagonista indiscusso della storia della fotografia italiana, autore di un archivio prezioso che spaziando dalla moda al reportage sociale restituisce lo scorcio di un'Italia che non c'è più...
Fino al 7 gennaio 2013, la Wave Photogallery di Brescia ospiterà la prima antologica dedicata al fotografo napoletano recentemente scomparso

MILANO – Federico Garolla è stato un protagonista indiscusso della storia della fotografia italiana, autore di un archivio prezioso che spaziando dalla moda al reportage sociale restituisce lo scorcio di un’Italia che non c’è più. A pochi mesi dalla scomparsa di questo fotografo colto, raffinato e attento a registrare straordinarie quotidianità e capace di intuirne il valore postumo nella rilettura di una società in evoluzione, la Wave Photogallery di Brescia (via Trieste, 32), in collaborazione con la galleria Massimo Minini, presenta fino al 7 gennaio 2013 la prima mostra antologica a lui dedicata: più di cento scatti in bianco e nero, accuratamente selezionati da Uliano Lucas e Tatiana Agliani e rigorosamente stampati ai sali d’argento, documentano il percorso professionale e creativo di una delle figure più interessanti del panorama artistico nazionale.

SOCIETÁ IN EVOLUZIONE – Spiega il fotografo Renato Corsini: “Le opere esposte raccontano il suo percorso da esperto freelance del reportage sociale dal 1948, attraverso immagini in grado di raccontarci il fascino del quotidiano, piccolo bigino della società cui appartengono, e capaci di estrapolarne i simboli, le pieghe caratterizzanti ed i momenti più significativi. Con garbo, attenzione e rispetto, lontano dall’esigenza dello “sbatti il mostro in prima pagina” o dall’ossessione della foto rubata a tutti i costi, in un’Italia che cominciava a conoscere il boom economico, Federico Garolla si è mosso con discrezione, appuntando frammenti di costume che non necessariamente avevano insito il seme della storicizzazione se non si era capaci ad evidenziarlo con quella professionalità e conoscenza del mezzo che traspare nelle sue ricercate inquadrature, nei suoi tagli anticipatori e nelle rigide composizioni”. Da una “Napoli quotidiana” del 1948, un elegante “ciabattino” Salvatore Ferragamo del ’51, le mannequins parigine del ’52, una giovane Sofia Loren del ’56, un coviviale Giorgio De Chirico nel ’59, passando per Pasolini, Elsa Morante, Claudia Cardinale, Renato Guttuso, Vittorio De Sica, fino al dietro le quinte di “Studio 1” nel ’63 e a Patty Pravo nel ’66, Garolla ci ha lasciato un archivio prezioso come pochi, attentamente custodito perché sapientemente costruito, affidato alle mani sicure ed esperte della figlia Isabella, conscia testimone della creazione di un percorso di alto livello sociale e culturale.

FOTOGRAFO “GENTILUOMO” – Giornalista di penna nella sua città natale, Napoli, Federico Garolla, classe 1925, passa alla fotografia spinto dalla fortuna incontrata dal rotocalco nel primo dopoguerra, specializzandosi negli scatti di moda e delle personalità dello spettacolo tanto ricercati dai giornali del tempo. Chiamato nel 1950 a Milano all’Europeo dal direttore Arrigo Benedetti, lavora negli anni seguenti per i maggiori settimanali italiani e per rotocalchi stranieri come Paris Match, Colliers, Stern e National Geographic. Nel 1951 è inviato per l’Europeo, poi per Epoca, ed infine per Le Ore. Accanto alle fotografie di dive e indossatrici, di personaggi del mondo della cultura e dell’arte della Roma anni ’50 e ’60, realizza reportage di documentazione sociale, dimostrando di inserirsi con sensibilità nella migliore tradizione del realismo del dopoguerra. Poi, nel corso degli anni ’60, quando il mondo ritratto dai suoi scatti inizia a scomparire per lasciare spazio ai nuovi protagonisti dell’Italia del boom economico, allenta la sua attività di fotografo. Solo negli anni ‘90 torna a guardare al suo archivio, scoprendovi una testimonianza preziosa di un pezzo di storia italiana. Ne nascono un importante lavoro di catalogazione delle sue immagini e una serie di mostre e pubblicazioni che restituiscono alla fotografia italiana un autore troppo a lungo dimenticato. Ci lascia nella primavera del 2012.

29 novembre 2012

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