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Ananda van der Pluijm, ”Nelle mie foto protagonista è la solitudine, qualcosa che tutti sperimentiamo”

Raccontare la solitudine, la mancanza di contatto e di relazione con gli altri, nonostante viviamo in un mondo globale, senza limiti di tempo e spazio. E’ questo l’obiettivo di Ananda van der Pluijm, la fotografa olandese vincitrice del Terzo premio reportage nella categoria Ritratti in presa diretta al World Presso Photo 2013...

La fotografa, vincitrice del Terzo premio reportage nella categoria Ritratti in presa diretta al World Presso Photo 2013, parla del suo lavoro e ci illustra la filosofia che si cela dietro il suo obiettivo fotografico

MILANO – Raccontare la solitudine, la mancanza di contatto e di relazione con gli altri, nonostante viviamo in un mondo globale, senza limiti di tempo e spazio. E’ questo l’obiettivo di Ananda van der Pluijm, la fotografa olandese vincitrice del Terzo premio reportage nella categoria Ritratti in presa diretta al World Presso Photo 2013. Ananda van der Pluijm parla del suo lavoro e illustra il reportage che le è valso l’ambito premio, con protagonista suo fratello Martin.

Cosa rappresenta per lei la fotografia?
La Fotografia per me è il mezzo per entrare in contatto con il mio ambiente e i soggetti. Ero in viaggio, nel 2007, quando mi è stato diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré. Conseguentemente, sono stata costretta a casa su una sedia a rotelle e con le stampelle, sentendomi estraniata dal resto del mondo. Durante il lungo periodo di riabilitazione, ho iniziato ad usare la fotografia per ristabilire il contatto con ciò che mi circonda.

Qual è il tema da lei maggiormente trattato?
Le mie esperienze mi hanno portato a concentrarmi soprattutto sulle relazioni umane: inevitabilmente, siamo concentrati sulle nostre forze, e garantire un senso di stabilità e di appartenenza richiede coraggio e perseveranza. Sembriamo più che mai collegati e vicini attraverso le nuove tecnologie, ma in realtà oggi non siamo mai stati più soli nella nostra vita. Più di prima, abbiamo bisogno di collegamenti reali e di contatti. Fin dall’inizio, ho trattato piccole e personali storie basate su questo tema della solitudine, sulla mancanza di contatto e la ricerca di relazione con gli altri.


Ci può parlare di “Martin a casa”, lavoro che le è valso un ambito riconoscimento durante l’ultimo world Press Photo?

ll progetto ‘Martin’ vede protagonista il mio fratellastro Martin di 18 anni. Mi riconosco molto in lui. E’ tornato a stare con nostra madre dopo aver vissuto con suo padre per dieci anni. Era senza lavoro, non aveva nessuna qualifica, e aveva trascorso del tempo in un centro di accoglienza giovanile. Non ho avuto alcun contatto con Martin nel decennio precedente, e ho deciso di usare la mia macchina fotografica per conoscerlo di nuovo e stabilire con lui un nuovo legame. La sua non è una storia grande o drammatica. Lui ha dei problemi, ma è anche solo adolescente che sta cercando di mettere un nuovo ordine nella sua vita, e trovare un posto per se stesso. Io mi sono sentita un’incompresa a lungo, e credo che molte persone si sentano ‘scollegate’ così. Con questo lavoro mostro come è possibile trovare tempo per le relazioni, nonostante ciò possa implicare dubbi, rabbia e dolore. Voglio mostrare questo attraverso il ricongiungimento di Martin con la sua famiglia. Una parte di questo progetto mi ha permesso di vincere il Terzo premio reportage nella categoria Ritratti in presa diretta al World Press Photo 2013.

Ci può illustrare il suo stile?
In Ritrattistica per me conta tanto il soggetto, quanto il fotografo e l’osservatore. Nel mio lavoro, mi concentro sulle persone, cercando di riconoscere qualcosa di me in loro, le mie paure, le ansie, le fantasie e le delusioni. Da questo approccio personale, spero di coinvolgere gli altri, raccontare qualcosa sui problemi più grandi. Ho due obiettivi: il primo è quello di identificare attraverso le immagini ciò che la solitudine significa per tutti noi. Il secondo è quello di dare un volto umano alla solitudine, per rendere possibile un collegamento. La solitudine è spesso rappresentata in fotografia, e in molti modi diversi. Eppure, penso che ci sia un bisogno di immagini più umane e personali, che permettano di rendersi conto che la solitudine è qualcosa che tutti sperimentiamo. Le storie drammatiche possono far diventare una persona cinica, e io voglio raccontare piccole storie personali che toccano l’animo umano nel profondo.

Utilizza particolari tecniche per le sue fotografie?
Per i miei lavori, combino un approccio concettuale ad un metodo documentario. Ogni ritratto è dettato dalle circostanze, non da una certa telecamera o tecnica. Io lo uso tutti i diversi tipi di obiettivi, in base alle mie esigenze. Per me, non è la fotocamera che crea l’immagine, ma il fotografo. La fotocamera non deve essere troppo presente. E non programmo mai in anticipo i miei scatti; mi cimento e ci metto tutta me stessa. Solo perché sono così concentrata e dedicata, le cose giuste succedono. Ma il mio metodo è sempre lo stesso: creare fiducia. Cerco di essere la più aperta e vulnerabile possibile, trascorrendo giorni e settimane con i miei soggetti, facendo quello che loro fanno, e parlando del tema specifico. Spero che si fidano di me abbastanza da farmi vedere come si sentono, quello che vedo in loro e in me stesso. La connessione si crea è preziosa, e può essere gratificante per entrambi.

Quali sono i suoi prossimi lavori?
Sto lavorando a diversi progetti, vicino casa e all’estero. Alla fine, tutti questi lavori sono capitoli diversi all’interno di un quadro più ampio. I progetti su cui ho lavorato sono ‘Il lusso della Memoria’ in Tanzania, sulla perdita, ’12 Notti ‘a Liegi; sulla solitudine, ‘Martin’ a casa, sulla riconnessione. Al momento, sto lavorando su un nuovo progetto ‘Un sogno impossibile’ a Stoccolma, sulla sicurezza. Io ricerco il mio sogno d’infanzia di Pippi Calzelunghe e la fantasia europea delle strutture sociali svedesi. Altri progetti che sto pianificazindo sono: Tokyo, sul contatto, Berlino; sull’emergere, e Amsterdam; sul tema casa.

19 agosto 2013

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