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A Dark Optimism, l’inquieto sguardo di David Lynch sulla fotografia

David Lynch è regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, pittore, musicista, compositore, attore, montatore, scenografo e scrittore statunitense. La sua attività ''poligrafica'', che spazia dalla regia cinematografica e televisiva, dalla scrittura al fumetto...

Fino al 14 settembre è possibile visitare ”A Dark Optimism. L’inquieto sguardo di Lynch”, la mostra ospitata a Palazzo Panichi a Pietrasanta, dedicata all’inedita attività di fotografo del regista americano David Lynch. L’esposizione fa parte del programma d’iniziative promosse in occasione del 450° anniversario della morte di Michelangelo Buonarroti; oltre che degli eventi collaterali legati al Lucca Film Festival 2014,  dove il regista sarà ospite d’onore

MILANO – David Lynch è regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, pittore, musicista, compositore, attore, montatore, scenografo e scrittore statunitense. La sua attività ”poligrafica”, che spazia dalla regia cinematografica e televisiva, dalla scrittura al fumetto, dal design alla moda, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla litografia, ne fanno il soggetto ideale per celebrare il genio enciclopedico del Buonarroti. Visioni e temi ricorrenti che hanno caratterizzato la poetica del regista americano, declinate sul versante fotografico e litografico sono al centro della mostra ospitata a Palazzo Panichi a Pietrasanta, evento collaterale del Lucca Film Festival 2014.

LA MOSTRA – L’esposizione raccoglie i lavori fotografici e litografici di Lynch, oltre che un video (proiettato nel percorso della mostra). Il corpus delle opere comprende una serie fotografica dal titolo “Women and Machines”, costituita da 17 immagini, scattate da Lynch a fine 2013 nell’atelier Idem dove ha anche stampato la suite di litografie realizzate a partire dal 2007. Da quando ha scoperto l’antica tecnica litografica, Lynch ha realizzato oltre 200 opere e ha reso omaggio con un video a questo luogo leggendario dove a partire dal 1880, anno di fondazione, hanno lavorato alcuni dei principali protagonisti dell’arte del XX secolo, da Picasso a Giacometti, da Matisse a Cocteau, da Chagall a Dubuffet e Braque per citarne alcuni ed è qui che è stato stampato il J’Accuse di Zola. Per la stampa delle litografie Lynch è stato affiancato da un anziano artigiano, a sua volta collaboratore di Cartier Bresson e Koudelka. La fotografia ha accompagnato l’evoluzione poetica di Lynch a partire dal 1980, con l’acquisto della sua prima macchina fotografica (una Canon Eos 1) a ridosso dell’inizio delle riprese di Elephant Man; e da quel momento ha assunto nella sua poetica un’autonomia espressiva rispetto al cinema, come testimoniano anche le recenti mostre, “The Factory Photographs” presso la The Photographers Gallery di Londra e “Small Stories” alla Maison Europèen de la Photographie a Parigi.

I TEMI – La mostra ospitata a Pietrasanta in anteprima nazionale, abbina due temi ricorrenti dell’universo lynchiano, la figura femminile colta nel suo potere evocativo, valorizzata nel suo elemento creatore e esposta nel suo versante ammaliante e secondo, ma non in ordine d’importanza, la macchina, colta nella sua doppia valenza di strumento di creazione e distruzione. La mostra mette in evidenza i temi che hanno caratterizzato la sua poetica illustrata sul grande schermo. Temi sulfurei ma anche romantici, dalle aberrazioni fisiche all’incomunicabilità della coppia, dall’inesausta ambizione all’amore alla passione mortifera, dalla casa come rifugio e ricettacolo di atti perversi ed esecrabili, alle macchine per arrivare alla necessaria attività creativa e a quella altrettanto indispensabile del sogno.

9 settembre 2014

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