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Muse ispiratrici, l’influenza della donna nell’arte

Esistono ancora le muse ispiratrici, ossia persone che ispirano emozioni ed idee a qualcuno? Nel passato le muse erano donne che ispiravano poesie ai poeti e ora a distanza di secoli le cose sembrano non essere cambiate...

‘Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo’

(William Shakespeare)

 

 
MILANO – Esistono ancora le muse ispiratrici, ossia persone che ispirano emozioni ed idee a qualcuno? Nel passato le muse erano donne che ispiravano poesie ai poeti e ora a distanza di secoli le cose sembrano non essere cambiate. Germaine Greer, una delle più importanti voci femministe nel panorama internazionale, scrisse sul Guardian alcune osservazioni molto interessanti. Attraverso la metafora dell’amore e della passione ci descrive il rapporto che si instaura tra la musa-modella e l’artista: “Una musa – dice la Greer – è tutto meno che una semplice modella: è la parte femminile dell’artista maschio, con la quale egli deve avere rapporti, se desidera concepire un nuovo lavoro. E’ l’anima del suo animus, lo yin del suo yang, tranne che per il fatto che è lei, la musa, a penetrare il suo artista, in una completa inversione dei ruoli di genere, ed è lui, l’artista, a portare avanti la gestazione, a partorire il suo lavoro, dall’utero della mente”.

 
LE MUSE NELL’ANTICHITÀ: Le origini – Le Muse, erano divinità minori che appartenevano al dio Apollo. Erano nove sorelle, giovani e bellissime, figlie di Zeus e di Mnemosine, (che in greco significa memoria), nate ai piedi dell’Olimpo. Abitanti dell’Olimpo, a questo preferivano il Parnaso, dove amavano suonare, cantare e danzare per il dio Apollo. Esse rappresentavano l’ideale supremo dell’Arte, intesa come verità del ‘Tutto’ ovvero l’eterna magnificenza del divino e, ognuna di esse, aveva le sue particolari attribuzioni. Le Muse erano invocate specialmente dai poeti come ispiratrici delle loro opere. Chiunque osasse offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia, che avevano voluto rivaleggiare con loro nel canto e furono mutate in uno stormo di rauche gazze. Molti autori celebri le citano nelle loro opere come Dante Alighieri e William Shakespeare, sovente invocate all’inizio delle loro opere, come ad esempio nell’invocazione dei brani dell’Iliade e dell’Odissea.

 
ISPIRAZIONE PER POETI E ARTISTI – Che siano donne reali o personaggi frutto dell’immaginazione, esse guidarono l’inspirazione artistica di moltissimi scrittori, immortalandole in splendidi versi o in capolavori letterari. Cosa sarebbe stata l’Iliade senza Elena, i Promessi sposi senza Lucia, la Divina Commedia senza Beatrice? Forse non quelle immense opere che oggi conosciamo, perché la presenza di queste donne ha completamente inebriato la mente dei relativi poeti e scrittori, che hanno potuto esprimere così, grazie alle loro muse ispiratrici, la loro arte nella forma più alta. Così come nel mondo dell’arte: il soggetto femminile rimane il più intrigante enigma che la storia generale e il sensibile mondo dell’arte abbiano affrontato. La donna da secoli è oggetto e soggetto nelle sue molteplici sfaccettature: donna come madre, donna come santa, donna come diavolo, donna come amante. Se andiamo a ritroso nel tempo vediamo come la femminilità sia un tratto marcato dell’umanità più volte affrontato, con violenza o con poesia, con erotismo o malinconia, con amore e con diffidenza.

 
Ma vi ricordate quante donne e quante muse hanno ispirato grandi artisti? La lista potrebbe risultare infinita.. perciò vi proporremo solo alcune tra le donne della storia che diedero il loro contributo a dare vita alle forme di arte più sublime.

 
MODELLE, AMANTI, MOGLI E MADRI – Probabilmente quando parliamo di modelle e amanti degli artisti del pieno rinascimento, la figura più emblematica da prendere in considerazione è quella che lega il più classico dei pittori alla più classica delle artigiane: l’amore tra Raffaello e tal Margherita Luti, sua modella per diverse opere, figlia di fornaio e quindi anch’ella “fornarina”. Ed è proprio questo suo mestiere che prende il nome uno dei ritratti più affascinanti del pittore urbinate, la “Fornarina” appunto, che non ritrae la donna intenta nel suo mestiere ma nella grazia e nella delicatezza che più si confanno ad una donna angelicata in un momento intimistico. Modella che non posò solo per il ritratto suddetto, ma anche nella “Madonna Sistina” e nella tavola “La velata”. Sempre nel periodo rinascimentale, Andrea del Sarto, pittore italiano nato nel 1486, era sposato con la sua musa, Lucrezia, i cui lineamenti sono molto simili a tutte le figure di donna che lui ha disegnato.

 
Da allora, artisti come Rubens, Bonnard, Renoir, Charles Blackman e Brett Whiteley hanno dipinto le loro mogli più e più volte: queste donne erano sia dei soggetti da dipingere che delle muse ispiratrici. Così come il futurista Umberto Boccioni ritrasse molte volte la sua amatissima madre, come nel dipinto “La Risata” o nel celebre “Materia”. Fritza Liedler e Adele Bloch Bauer furono le modelle storiche del pittore Gustav Klimt. Oltre che modella Adele fu certamente anche amante e musa ispiratrice, nel quadro di Klimt del 1907 infatti le labbra socchiuse e la posa provocante della donna lasciano trasparire un atteggiamento troppo disinibito per una semplice modella. Le mani incrociate, la carnagione di un pallore lunare e il decollété scoperto comunicano una fortissima intesa erotica tra il pittore e la sua musa.

 
AMORI TORMENTATI – Amori tormentati, impossibili e discutibili che ritornano continuando nell’analisi del tema, anche nella Spagna di fine Settecento, in una relazione che pare più da soap opera che reale – dato che non è attendibile da fonti certe: quella tra Francisco Goya e la duchessa d’Alba Maria Teresa Cayetana de Silva. Femme fatale, intrigante e molto astuta, fu ritratta dal pittore in più occasioni: celebre è il ritratto omonimo del 1795 in cui la donna appare in un sontuoso abito bianco fasciato di rosso ed una capigliatura riccia nera molto folta.

 
La musa ispiratrice non può essere penetrata: non è quello il suo ruolo. E’ lei che deve penetrare, ma non il corpo: solo la mente dell’artista. Alma Maria Shindler, pittrice e compositrice austriaca, fu la moglie del compositore e direttore d’orchestra Gustav Mahler (il marito le proibì di continuare a cimentarsi con la composizione, nonostante alcune delle partiture di Gustav fossero state scritte dalla stessa Alma); fu poi la moglie di Walter Gropius, fondatore della Bahaus, di Franz Verfel e amante di Oscar Kokoschka, noto pittore e drammaturgo austriaco. Durante la turbolenta storia d’amore con Alma, Kokoschka creò proprio in quel periodo alcune fra le sue opere più importanti, tra cui “La sposa del vento”. Quando la relazione finì, il depresso e possessivo Kokoschka, per alimentare il suo inconsolabile ricordo, convisse per lungo tempo con una curiosa bambola dalle fattezze di Alma.

 
ARTISTE E MUSE: La passione di Camille Claudel e la tragedia di Jeanne Hèbuterne – La nota scultrice e artista Camille Claudel fu amante, allieva e musa di Rodin. Fra Rodin e la Claudel nacque un fortissimo legame che ben presto travalicò il rapporto amoroso per sconfinare nel comune lavoro con reciproche influenze. Lo stesso Rodin ‘narrò’ l’evolversi del suo amore verso Camille in numerosi disegni: essi hanno un rilevante contenuto erotico, così come alcuni lavori della stessa Camille. Contempraneamente, Camille sintetizzò tutto questo insieme di sentimenti nel bronzo ‘La Valse’ del 1891, ovvero un valzer in cui la passione amorosa traspare senza indugio alcuno e che Camille eseguì dopo una fugace avventura con Claude Debussy. Scopo di tale breve rapporto amoroso con Claude Debussy fu di ingelosire Rodin in modo che lasciasse Rose Beuret, la precedente compagna.

 
Musa e pittrice a sua volta, Jeanne Hèbuterne conobbe Amedeo Modigliani nel 1917 all’Académie Colarossi, con il quale poco dopo andò a vivere, divenendone anche il principale soggetto artistico. Nell’estate del 1918, a causa delle precarie condizioni di salute di Modigliani affetto dalla tisi, la coppia si trasferì a Nizza dove il 29 novembre nacque la loro figlia Jeanne. La permanenza in Costa Azzurra durò però meno di un anno e la primavera successiva, nonostante la salute di Modigliani sempre più precaria, i due tornarono nuovamente a Parigi: andarono a vivere a Montparnasse. Il 24 gennaio 1920 Amedeo Modigliani morì e Jeanne Hébuterne venne condotta nella casa paterna dai propri familiari ma, il giorno dopo, la giovane (al nono mese di gravidanza) si lanciò dalla finestra dell’appartamento (che si trovava al quinto piano), morendo sul colpo. I familiari di Jeanne, che disapprovavano la sua relazione con Modigliani, la tumularono nel cimitero parigino di Bagneux, ma nel 1930 ne permisero il trasferimento al cimitero Père Lachaise affinché venisse seppellita accanto all’amato. Il suo epitaffio recita: ‘Devota compagna sino all’estremo sacrifizio’.

 
MUSE NEL XX SECOLO – Alice Prin, soprannominata anche Kiki de Montparnasse o la Reine de Montparnasse è stata una modella francese, una delle figure centrali della effervescente Parigi degli anni ’20. Molto nota è la relazione amorosa che durò sei anni con Man Ray, di cui divenne la musa ispiratrice e che la dipinse e ritrasse in alcune celebri e ‘scandalose’ (per l’epoca) foto, come ad esempio “Violon d’Ingres”, che fece scandalo, nel quale Man Ray sovrappose il fotogramma del suo corpo nudo ai segni ad effe del violoncello. Il corpo della donna diventa allora uno strumento da suonare, un concetto molto lontano dalle idealizzazioni classiche. La relazione durò sei anni e Man Ray, diventato uno dei maggiori esponenti del dadaismo, la ritrasse in centinaia di foto.

 
Ma la uber-muse del ventesimo secolo è stata sicuramente Elena Ivanovna Diakonova, conosciuta come Gala, che prima ispirò il poeta Paul Eluard e poi Salvador Dalí, con il quale visse dal 1929 fino alla sua morte, nel 1982. La dipendenza di Dalì dalla sua musa fu assoluta: con la perdita di lei, la sua creatività eccezionale si dissolse nel nulla.

 
LE MOLTE MUSE DI PICASSO – Le donne caratterizzarono l’opera di Pablo Picasso fin dagli esordi: tutte entrano a far parte delle sue opere, la madre, le sorelle, le sue grandi passioni amorose così piene di caos, quegli amori segnati da innamoramenti fulminei, sostituzioni celate, compresenze dolorose, abbandoni plateali, vissuti con una dinamica così simile al suo processo creativo, fatto di indigestioni e restituzioni, sono tutti nelle sue opere. Picasso, dotato d’intensa ed eclettica personalità, ebbe una complessa serie di mogli e amanti durante tutta la sua vita. Continuò a produrre opere d’arte ritraendo le sue donne e l’amore con forza immutata fino alla sua morte nel 1973, all’età di 91 anni.

 

14 marzo 2015

 

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