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La sconfitta della nazionale al mondiale è il Manifesto dell’Italia Paese

La sconfitta degli azzurri al mondiale in Brasile non è nient’altro che la metafora del nostro Paese. Ciò a cui abbiamo assistito ci è sembrato un romanzo che va in scena a teatro. La nostra squadra, gli avversari e l’arbitro...

L’ultimo successo editoriale italiano in tutto il mondo? “La fattoria degli azzurri”, un’opera visionaria in cui i calciatori della nostra Nazionale hanno saputo mettere in scena quanto oggi sta avvenendo in Italia. Un “libro” che tutti dovremmo leggere per migliorare il nostro Paese

 

La sconfitta degli azzurri al mondiale in Brasile non è nient’altro che la metafora  del nostro Paese. Ciò a cui abbiamo assistito ci è sembrato un romanzo che va in scena a teatro.  La nostra squadra,  gli avversari e l’arbitro  sono stati gli attori protagonisti di un’ “opera buffa” su quanto sta avvenendo oggi in Italia. Un Paese che non ha la forza di correre, di lottare, di vincere. Un’Italia presa a morsi e bistrattata dall’arbitro, che non fa che farci pensare al modo in cui ci tratta costantemente l’Europa.  La rabbia e lo scontro tra i compagni di squadra ci sono apparsi come la rappresentazione dei continui litigi a cui assistiamo tutti i giorni sui media e nel sociale.

Sì, siamo convinti che si potrebbe realizzare un libro sull’argomento. Potrebbe essere intitolato  “La fattoria degli azzurri” a richiamare la visionaria “Fattoria degli animali”  di quel genio che è stato George Orwell. I nostri calciatori hanno vestito i panni dei veri attori. Sono stati bravissimi nella loro interpretazione. Sono riusciti durante le loro partite e nel post, a rappresentare quanto di poco buono oggi si vive in Italia. Bravi anche gli avversari e l’arbitro, che sembravano la rappresentazione di come siamo visti e trattati in Europa e nel Mondo: prima ci hanno illuso, poi ci hanno riportato alla dura realtà e infine ci hanno estromesso prendendoci anche a morsi.

La bellissima opera teatrale messa in scena da dirigenti, allenatore, staff tecnico e giocatori della nostra nazionale merita un grande premio. Sono riusciti in pochi mesi a rappresentare con forza e coerenza tutto ciò che non va all’interno del nostro Paese. Rabbia sociale, scontro generazionale (e ci mancava anche quello razziale), mancanza di idee, poca preparazione, nessuna identità, e potremmo continuare.

Oggi noi siamo fuori dal mondiale di calcio (sigh!) ma soprattutto siamo fuori e lontani da come dovrebbe essere gestito un Paese civile. Ogni scelta, anche quella più facile, appare sempre difficile. Le risorse da scegliere per guidare la ripresa e portarci alla “vittoria” non sono mai basate su capacità e meritocrazia ma sull’ opportunismo, sull’amicizia personale, sulla simpatia politica. Non c’è mai chiarezza su chi siamo veramente e quali sono le vere risorse su cui puntare.

Ci duole dare questa interpretazione su quanto accaduto, ma riteniamo che lo show a cui abbiamo assistito potrebbe contribuire a farci riflettere tutti e soprattutto chi è incaricato a guidare il nostro Stato. Ci teniamo a sottolineare che dal nostro punto di vista siamo tutti responsabili. Non ci sono colpevoli. Abbiamo e stiamo perdendo tutti. Ecco perché converrebbe “leggere” il Mondiale come un libro da cui ripartire per uscire fuori dall’oblio che ormai ha avvolto la nostra Italia. 

Saro Trovato

26 giugno 2014

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