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”Resistere nel tempo”, la mostra sulla Resistenza con le opere di Guttuso e Manzù

Nel 2015 ricorre un’occasione importante da celebrare e sul quale intessere una profonda riflessione: settanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e dunque da quel movimento di resistenza al nazifascismo...

In occasione del 70esimo anniversario dalla Resistenza, arriva a Pelago dal 25 aprile al 2 giugno una mostra di opere del realismo italiano facenti parte della collezione La Colonna di Milano

PELAGO – Nel 2015 ricorre un’occasione importante da celebrare e sul quale intessere una profonda riflessione: settanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e dunque da quel movimento di resistenza al nazifascismo che contribuì in maniera determinante non solo alla liberazione, ma anche a tenere vivi i valori sui quali poi si sarebbe fondata la nuova Italia. Un’occasione che è stata colta realizzando una mostra che possa invitare il visitatore a entrare nell’atmosfera dei più bui e asfissianti anni della storia italina. Anni in cui “resistere” significava rimanere vivi giorno per giorno, nel fisico, ma soprattutto nei valori fondanti.

RESISTERE NEL TEMPO – “Resistere nel tempo”, questo il titolo scelto per la mostra che sarà inaugurata il 25 aprile 2015, a settanta anni esatti dalla fine dell’incubo fascista. Resistere nel tempo per non dimenticare l’umana tensione verso l’esser liberi di credere, sostenere e lottare per la propria autodeterminazione. È un dovere civico tenere la mente sveglia per non far sfumare negli anni quella forza straordinaria che animò uomini e donne stanchi di una schiavitù non solo fisica ma anche psicologica. Uomini e donne che silenziosamente resistettero all’oppressione mentale, alla strategia del terrore, alle atrocità, ai ricatti, alle umiliazioni, alle sofferenze e lottarono per tornare ad esser liberi, anche rischiando la pelle. Al Pelago è custodita una collezione che, grazie alla sua animatrice, Renata Usiglio, raccolglie questo spirito trasferendolo su straordinarie opere dei più grandi artisti realisti degli anni ’50 e ’60. Questa mostra vuole dunque rileggere la resistenza e ripercorrerla partendo daqueste opere.

MEMORIE DI UNA RESISTENTE BORGHESE – Nel settembre del 1968 per l’editore Salvatore Sciascia esce a Palermo “La grande razzia: testimonianze 1943-1945” di Renata Usiglio, fondatrice della galleria Colonna. In questo libro Renata raccoglie i suoi ricordi di partigiana di supporto in una Roma “nerissima” per l’occupazione asfissiante tedesca. Renata racconta l’atmosfera milanese insostenibile, il rocambolesco viaggio verso Roma, quel suo nascondere in casa renitenti alla leva, giovani sovietici, ebrei, amici ex ufficiali passati dalla parte della lotta partigiana, perfino attentatori a convogli nazisti. Il libro raccoglie tutto quel suo impegno come “resistente borghese”. Per questo libro Renata chiese a Bruno Caruso di realizzare delle illustrazioni e saranno proprio queste illustrazioni ad accompagnare il visitatore nella prima sala della mostra, dove sarà ricreata l’opprimente calotta fascista che pesava su Roma e dalla quale emergeranno gli episodi vissuti dalla stessa Renata impegnata nella resistenza attiva ma anche culturale.

GUTTUSO E ‘GRECIA 1952’ – L’opera al centro di tutta la mostra sarà “Grecia 1952”, anche conosciuta come “Fucilazione dei patrioti” o “Fucilazione di Nicola Beloyannis”. Certamente una delle massime espressioni del Guttuso realista degli anni ’50, un’opera nella quale la partecipazione umana ed emotiva tocca i livelli massimi. La scena rappresenta la fucilazione di alcuni partigiani greci nell’attimo che immediatamente segue quello in cui tutto s’è compiuto. Una pennellata forte ed eloquente che presenta una diretta osservazione della realtà in quell’ultimo fremito nei corpi, in quel compiersi del dramma. Quest’opera è un primo piano straordinario di quell’attimo che segue la fine, il sacrificio. Infatti non vengono raffigurati i carnefici. Per essi, sembrerebbe asserire Guttuso, non può esservi alcuno spazio di attenzione. Tutto, dunque, si concentra sulle vittime coi loro semplici vestiti quotidiani, sulle loro movenze e gestualità.

MANZÙ E LE ILLUSTRAZIONI PER QUASIMODO – Una sezione della mostra è riservata a Giacomo Manzù e ad alcune illustrazioni commissionate all’artista per la raccolta di poesie di Salvatore Quasimodo “Il falso e il vero verde”. Quattordici poesie divise in quattro gruppi nei quali Quasimodo, partendo dal ricordo vivo della guerra, dalle atrocità viste e vissute, dal coraggio della lotta partigiana, riflette sulla società contemporanea votata al progresso capitalistico e spaccata tra un benessere apparente e dorato e uno strisciante sottosviluppo, sfruttamento e miseria proprio delle classi più deboli della società. All’artista si chiede di far riflettere il mondo mostrando l’oggettiva realtà del vero intrisa di tensione morale ed etica. L’arte non può esser che attiva e propositiva. Le immagini create dall’artista, siano esse figurative o costruite da parole e versi, rappresentano il mondo e allo stesso tempo lo “modificano” presentando una realtà forte e piena di oggettivi significati. Immagini “pesanti” che fanno riflettere sul “falso ed il vero” della realtà. Nella mostra vengono presentate proprio alcune di queste immagini realizzate da Manzù, ovvero due delle sette litografie realizzate dall’artista per illustrare l’opera di Quasimodo: nel dettaglio “Piazzale Loreto” e “Partigiano nudo impiccato per i piedi”. Le altre due opere in mostra, “Partigiano appeso per i piedi” e “Pietà”, anch’esse litografie, sono invece studi preparatori.

14 gennaio 2015

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