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Paul Gauguin, 2 tappe italiane per ammirare le opere dell’artista post-impressionista

Occasione più unica che rara: anche in Italia, nelle prossime settimane, sarà possibile contemplare alcune delle opere di Paul Gauguin.

Nel 2025, l’Italia diventa crocevia privilegiato per gli amanti dell’arte post-impressionismo grazie a due tappe che celebrano l’opera e l’eredità di Paul Gauguin, tra i più visionari e rivoluzionari pittori della fine dell’Ottocento.

A Torino e a Mestre, due esposizioni differenti ma complementari raccontano il percorso artistico e umano di Gauguin, svelando aspetti poco noti del suo linguaggio espressivo, tra disegni, xilografie, dipinti e sculture. Due tappe imperdibili per riscoprire un autore capace di rompere con l’Occidente per inseguire la purezza e l’essenza del “primitivo”.

Paul Gauguin, le due mostre da visitare in Italia

Le due mostre italiane di cui vi parleremo offrono visioni complementari dell’opera di Paul Gauguin. L’esposizione di Torino, interamente dedicata al pittore post-impressionista, esplora l’uomo e l’artista attraverso le sue visioni esotiche e simboliche, svelando i suoi taccuini, le incisioni e i sogni in forma visiva.

A Mestre, invece, il percorso di Gauguin è incanalato nel più ampio racconto della fragilità e della forza dell’arte nei momenti bui della storia europea. Due mostre da visitare, due esperienze che celebrano la capacità dell’arte di attraversare il tempo e la distruzione, restituendoci la voce di chi, come Gauguin, ha cercato nei margini del mondo un senso più profondo dell’esistenza.

Torino: Gauguin tra incisioni, sogni polinesiani e avventure artistiche

Dal 1° marzo al 29 giugno 2025, il Mastio della Cittadella di Torino ospita la mostra Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure, curata da Vincenzo Sanfo.

L’esposizione raccoglie oltre 160 opere provenienti da collezioni private e musei europei, offrendo un’immersione nei sogni e nelle ossessioni dell’artista francese. Il cuore pulsante della mostra sono le 23 xilografie originali tratte dal Diario di Noa Noa, il resoconto poetico e visivo che Gauguin realizzò durante il suo primo soggiorno a Tahiti nel 1893-94.

Le illustrazioni, stampate da Daniel de Monfreid, accompagnano un testo in cui l’artista fonde autobiografia, mito e visione coloniale, restituendo un ritratto lirico e idealizzato di quella che per lui fu una seconda patria.

Accanto a queste incisioni, spiccano due opere pittoriche attribuite all’artista: Femme de Tahiti (1891), olio su tela dove l’esotismo si carica di un’intensità malinconica, e Paysage Tahitien, acquerello che restituisce l’essenza vibrante del paesaggio polinesiano.

Un’altra sezione di grande fascino è dedicata alla serie Ancien Culte Mahorie (1892), con sedici litografie a colori che esplorano rituali e simbolismi religiosi delle isole, contribuendo a creare un immaginario quasi sacrale e onirico.

Completano il percorso una serie di sculture e disegni, tra cui una maschera in bronzo raffigurante Tehura, la giovane musa e compagna tahitiana di Gauguin. La mostra torinese si configura così come un viaggio sensoriale nell’universo poetico e spirituale dell’artista, rivelando l’incontro tra arte occidentale e mitologie indigene.

Mestre: la resilienza dell’arte nella memoria della guerra

La seconda tappa è a Mestre, dove il Museo M9 – Museo del ’900 ospita fino al 31 agosto 2025 la mostra Arte salvata. Capolavori oltre la guerra, realizzata in collaborazione con il Musée d’Art Moderne André Malraux (MuMa) di Le Havre.

La mostra presenta più di 50 opere tra Ottocento e primo Novecento, miracolosamente sopravvissute alla distruzione della Seconda Guerra Mondiale. Tra gli autori esposti figurano giganti dell’impressionismo e del post-impressionismo, tra cui Renoir, Monet, Sisley e naturalmente Gauguin.

La presenza di Gauguin nella mostra di Mestre si carica di un significato ulteriore: non solo viene omaggiato come innovatore del linguaggio pittorico, ma anche come simbolo di un patrimonio culturale fragile ma resistente.

Le opere esposte testimoniano una doppia sopravvivenza: quella fisica, allo scempio della guerra, e quella spirituale, alla perdita della memoria. Tra i capolavori più significativi, una tela di Gauguin proveniente dalla collezione del MuMa restituisce tutta la forza primitiva del suo stile sintetico, fatto di superfici compatte, colori audaci e simbolismi misteriosi.

Il contesto della mostra è altrettanto potente: Le Havre, come Mestre, fu rasa al suolo dai bombardamenti del 1944. Il dialogo tra le due città si rinnova oggi attraverso l’arte, che diventa veicolo di resilienza e rinascita.

Una sezione dell’esposizione documenta infatti i bombardamenti che colpirono Mestre, ponendo in parallelo il destino delle due città e sottolineando come la cultura possa fungere da ponte tra memoria e speranza.

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