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Il mondo dell’arte contro la violenza sulle donne

In occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne vi proponiamo i lavori di alcuni artisti che negli anni si sono battuti a sostegno di questa causa con le loro sorprendenti ed emozionanti opere

MILANO – Non dovrebbe bastare un giorno all’anno per ricordarci quanto sia importante combattere contro la violenza sulle donne. Ma il 25 novembre è un’occasione per fermarsi a riflettere su quanto ci sia ancora da fare per fermare questa follia, e per ricordare tutte le donne che si sono battute nel corso della storia per far prevalere i propri diritti ed avere giustizia. In questa giornata così importante, abbiamo deciso di parlarvi dell’arte come mezzo per combattere la violenza. Da un articolo del sito Inspirewetrust.com, ecco alcuni artisti che, attraverso le loro opere, si sono schierati contro la violenza sulle donne:

Il coltello di Regina José Galindo

Quest’artista del Guatemala ha usato il suo corpo come mezzo per esprimere il suoi pensieri sui crimini commessi contro le donne nel suo paese d’origine. Nel 2014 il PAC (Padiglione dell’arte contemporanea di Milano) ha ospitato la sua performance intitolata “Estoy Viva” (Sono viva) in cui ha raccontato la violenza sulle donne. Ma Regina José Galindo è conosciuta sopratutto per la performance “Perra” (“cagna” o “puttana” dallo spagnolo) che nel 2005 fece riflettere e spinse molte persone ad affrontare più da vicino il tema della violenza contro le donne. L’artista si incise sulla pelle la parola “perra” con un coltello, per protestare con il suo stesso corpo contro le violenze subite dalle donne del Guatemala.

Il muro di bambole di Jo Squillo

Il mondo dell'arte contro la violenza sulle donne

Nel 2014 un muro di Milano si è trasformato in un’opera d’arte grazie a un’idea di Jo Squillo e WeWorld Intervita. L’artista ha voluto protestare contro la violenza sulle donne appendendo alla parete tantissime bambole, come simbolo dell’infanzia e della solidarietà tra donne. Molti artisti e stilisti hanno preso parte a questo progetto aggiungendo la loro bambola al muro di via De Amicis. Ecco qualche dato sconvolgente da WeWorld Intervita:

“NEL MONDO 130 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali. 1 donna su 5 è stata vittima di violenza fisica o sessuale.
IN ALCUNI  PAESI lo stupro da parte del marito è ancora legale e la brutalità sulle donne è una normale componente culturale.
IN AMERICA una donna ogni 15 secondi viene aggredita, spesso dal coniuge.
IN EUROPA 62 milioni di donne – 1 su 3 – sono vittime di maltrattamenti.
IN ITALIA 1 milione di donne hanno subito abusi e molte non ci sono più.”

Le scarpe rosse di Elina Chauvet 

Il mondo dell'arte contro la violenza sulle donne

Una mattina di novembre del 2012 la città di Milano si è ritrovata coperta di scarpe rosse da donna. Tutti coloro che stavano passando vicino alle Colonne di San Lorenzo per andare a lavorare sono rimasti a bocca aperta quando si sono accorti che il grigiore della strada si era tinta del rosso delle calzature. L’ideatrice di questa iniziativa è l’artista messicana Elina Chauvet che ha portato le sue “Zapatos Rojos” in tutto il mondo per raccontare le violenze subite dalle donne del suo paese. Ogni paio di scarpe rappresenta una donna uccisa o scomparsa e una sconfitta per la nostra umanità.

I murales di Panmela Castro 

Il mondo dell'arte contro la violenza sulle donne

 L’artista brasiliana ha deciso di raccontare la violenza subita dalle donne attraverso la Street Art. La sua arte è riconosciuta a livello mondiale, non solo per l’importanza dei messaggi che trasmette ma anche per la sua grande abilità. I suoi graffiti, di grandi dimensioni e caratterizzati da colori accesi, rappresentano donne dagli occhi tristi e lo sguardo sofferente, un modo efficace ed immediato per esprimere il dolore delle vittime di abusi e violenze e sensibilizzare il proprio paese ad un tema così importante.

Le magliette di  Elvan Özkavruk Adanır e Jovita Sakalauskaite Kurnaz 

Le due artiste turche hanno deciso di reinterpretare l’antica tradizione delle “camicie talismaniche” in chiave femminile. Questi indumenti venivano infatti indossati nella cultura ottomana come simbolo di protezione per i guerrieri durante le battaglie. Con il progetto “Denial od Fear and Despair; Talismanic Shirts” (il rifiuto della paura e della disperazione: le camicie talismaniche), le artiste hanno donato alle donne vittime di violenza una protezione simbolica che, attraverso delle magliette ricamate, permette di attivare l’attenzione su questa tematica importante che molto spesso viene trascurata o ignorata.

Erik Ravelo

Vi ricordate la campagna pubblicitaria “Unhate” per il Gruppo Benetton che raffigurava diversi personaggi politici che si baciavano sulla bocca? Erano opera del controverso artista cubano Erik Ravelo, che, qualche anno dopo, è tornato a parlare di sé con la campagna sociale “End violence against women” in collaborazione con il fotografo cinese Shek Po Kwan. Le immagini della campagna, che ha come tema principale la protesta contro lo stupro, sono state considerate “troppo scandalose” tanto che l’artista è stato censurato su Facebook. Le proteste di Ravelo non sono tardate ad arrivare:” Perché nei social network troviamo ogni giorno immagini che incitano al sessismo, al razzismo e alla violenza e viene impedita la pubblicazione di fotografie volte a sensibilizzare il pubblico su un tema delicato ed importante come la mutilazione femminile?”

I dipinti di Alberto Penagos

L’artista messicano ha realizzato una raccolta di dipinti intitolata “Violence Against Women”. Le opere mostrano delle donne doloranti e sofferenti che riescono a trasmettere, attraverso le loro espressioni ed i loro sguardi un senso di disagio e impotenza davanti alla cattiveria e alla violenza.

Le targhette di Lise Bjørne Linnert 

L’artista norvegese ha dato vita al progetto “Desconocida/ Unknown / Ukjent” (in italiano “Sconosciuta”), in cui ogni donna che desidera partecipare si impegna a ricamare due targhette di stoffa, una con il nome di una delle vittime assassinate nella città messicana di Ciudad Juarez e l’altra con la parola “sconosciuta”, scritta nella propria lingua d’origine. Un modo per ricordare tutte le donne vittime di violenze.

Le fotografie di Patricia Evans 

l’artista americana ha raccolto 25 fotografie che la ritraggono dopo aver subito l’aggressione sessuale che le ha cambiato la vita. Il titolo della raccolta fotografica, fredda e impersonale come un report della polizia, è molto forte:” Hidden in the radiant green, a man waits. In hate-blinded hands, darkness waits”. “Nascosto nello splendente verde, un uomo aspetta. Con le mani accecate dall’odio, attende l’oscurità”. Attualmente Patricia Evans raccoglie i volti e le testimonianze delle vittime di assalti sessuali nella collezione “The Voices and Faces Project“.

I tatuaggi di Flavia Carvalho 

La tatuatrice brasiliana realizza tatuaggi gratuiti per le vittime di violenza per coprire le loro cicatrici. Un tatuaggio non basta per dimenticare la sofferenza, ma è un modo per ricordare che attraverso il dolore diventiamo più forti e non dobbiamo mai avere paura di combattere.

 

Photo credit: Pinterest

 

 

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