Al Palazzo Reale di Milano una grande retrospettiva celebra Man Ray: oltre trecento opere tra fotografie, oggetti e documenti raccontano il suo sguardo rivoluzionario sul corpo femminile, l’erotismo e la libertà artistica.
C’è chi fotografa la realtà per documentarla. E poi c’è chi la fotografa per sconvolgerla, ribaltarla, sedurla.
Man Ray appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Visionario, surrealista, poeta della luce, l’artista americano ha usato l’obiettivo fotografico come un’arma gentile e affilatissima, capace di scolpire il desiderio nel bianco e nero.
La mostra “ Man Ray. Forme di luce ” Inizierà il 24 settembre e proseguirà fino al 11 gennaio. Oltre 300 opere, tra fotografie vintage, disegni, collage, ready-made, documenti, lettere e filmati, ricostruiscono l’universo creativo di uno degli artisti più provocatori del Novecento.
Un universo fatto di volti, corpi, ombre, ma soprattutto donne: libere, sensuali, enigmatiche, trasformate in muse e in specchi del desiderio.
Info mostra
Man Ray. Forme di Luce
Palazzo Reale, Milano Dal 24 settembre 2025 al 11 Gennaio 2026
Mostra a cura di Walter Guadagnini, Giangavino Pazzola e Marina Garroni
Organizzazione: Comune di Milano – Cultura, Silvana Editoriale
Info: 02 92845166 mostre.palazzorealemilano.it
Man Ray la grande retrospettiva in scena a Milano
Un percorso tra arte, amore e provocazione
La mostra milanese, curata da Walter Guadagnini, Marina Garroni e Giangavino Pazzola, è organizzata da Comune di Milano Cultura con Palazzo Reale, Silvana Editoriale e Institut Français.
L’allestimento si sviluppa in più sezioni tematiche, a partire dalle celebri immagini surrealiste fino ai celebri ritratti femminili che hanno reso Man Ray un’icona dell’immaginario erotico moderno.
Tra le opere più celebri esposte troviamo Le Violon d’Ingres (1924), il dorso nudo di una donna trasformato in uno strumento musicale grazie a due efes disegnate sul corpo, e Lacrime di vetro (1932), volto in primissimo piano di una modella da cui scorrono gocce finte, quasi gioielli sentimentali.
Ma ci sono anche lettere inedite, esperimenti fotografici, oggetti provocatori come Cadeau, il celebre ferro da stiro trasformato in un’arma sadica, e contributi cinematografici rari.
Il percorso espositivo non si limita all’estetica: racconta anche l’evoluzione personale dell’artista, dalla New York dadaista al fervente clima artistico del Montparnasse parigino degli anni Venti, dove conobbe e fotografò artisti come Picasso, Modigliani, Kiki de Montparnasse, André Breton, Lee Miller.
È in questo clima che nasce lo sguardo “seduttore” di Man Ray: uno sguardo che ammalia, interroga, gioca con i corpi, li frammenta, li trasforma in allegorie.
Il corpo femminile come simbolo e tensione
Il centro della poetica di Man Ray, il cuore pulsante della mostra, è il corpo della donna. Ma non si tratta solo di un corpo-oggetto: è un corpo simbolico, portatore di mistero, libertà, ribellione.
La donna per Man Ray è musa, amante, superficie da impressionare, ma anche soggetto pensante e affascinante nella sua autonomia. Nel testo introduttivo all’esposizione, Gianluigi Colin definisce le figure femminili ritratte come “streghe, sensuali, visionarie, libere”.
E davvero, in quegli scatti c’è la magia dell’incontro tra eros e arte: la sensualità non è mai volgare, ma carica di tensione estetica, di ironia, di inquietudine. Man Ray non cerca l’armonia classica: scompone, deforma, scherza.
I suoi corpi femminili sembrano provenire da un sogno surrealista, dove il desiderio si fa geometria, ombra, velatura. Eppure, non sono mai passivi: sono attivi, centrali, autorevoli. La seduzione, in queste immagini, è un campo di forze reciproche.
Dadaismo, surrealismo e libertà creativa
Man Ray non è solo un fotografo. È stato anche pittore, regista, sperimentatore instancabile. Nato Emmanuel Radnitzky nel 1890 a Filadelfia, è diventato l’emblema dell’arte d’avanguardia.
Dopo il sodalizio con Marcel Duchamp negli Stati Uniti, si trasferisce a Parigi nel 1921 e si immerge nelle correnti del dadaismo e del surrealismo, portando la fotografia dentro il regno dell’irrazionale.
Nel 1934 pubblica la raccolta La photographie n’est pas l’art , affermando il diritto della fotografia a essere autonoma, libera, non subordinata alla pittura o al realismo.
Molte delle sue opere presenti in mostra sono nate proprio in questa fase di sperimentazione. Alcune immagini sembrano collage di sogni: Kiki che dorme con una maschera africana, l’ombelico che diventa occhio, i volti velati che sembrano enigmi da decifrare.
Una mostra da non perdere: poesia e seduzione in bianco e nero
Forme di luce non è solo il titolo di una mostra. È una dichiarazione di poetica. Man Ray ha fatto della macchina fotografica un’estensione del desiderio, una lente capace di rivelare la bellezza dove altri vedevano solo scandalo o stranezza.
La retrospettiva milanese è una delle più ricche mai organizzate in Italia sul suo lavoro, ed è un’occasione preziosa per riscoprire un artista che ha saputo unire corpo e concetto, arte e libertà, erotismo e pensiero.
In un mondo dove le immagini sono spesso vuote e inflazionate, tornare a guardare quelle di Man Ray è un atto rigenerante. Ci ricorda che fotografare può essere ancora un gesto sovversivo, poetico, profondamente umano.