Una mostra visionaria che attraversa il tempo, la magia e la psiche femminile. Fino all’11 gennaio 2026, Milano ospita la prima retrospettiva italiana dedicata a una delle artiste più rivoluzionarie e misteriose del Novecento. Enigmatica, ribelle, profonda. Leonora Carrington è stata molto più che una pittrice surrealista: è stata una veggente, una scrittrice alchemica, un’iconoclasta che ha attraversato i confini tra Europa e Messico, tra arte e spiritualità, tra forma e immaginazione.
A cento anni dalla sua nascita, Palazzo Reale di Milano le rende omaggio con una mostra imponente, la prima retrospettiva italiana dedicata alla sua opera, intitolata “Leonora Carrington. Surrealismo, Alchimia e Visioni” . Curata da Carlos Martín e Tere Arcq, già curatori di importanti mostre surrealiste a livello internazionale, l’esposizione si inserisce nel programma dell’ Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026 e raccoglie oltre 60 opere tra dipinti, disegni, fotografie, materiali d’archivio, offrendo una lettura completa e stratificata del mondo onirico e simbolico dell’artista.
Leonora Carrignton la prima mostra in Italia a Milano
Dal 20 settembre 2025 all’11 gennaio 2026, Milano diventa la capitale europea del surrealismo femminile, accogliendo nel cuore del suo Palazzo Reale un’anima indomabile e incantatrice: quella di Leonora Carrington.
Info utili :
Titolo mostra: Leonora Carrington. Surrealismo, Alchimia e Visioni
Dove: Palazzo Reale, Milano
Quando: 20 settembre 2025 – 11 gennaio 2026
A cura di: Carlos Martín e Tere Arcq
Catalogo: Leonora Carrington il catalogo ed. italiana
Biglietti: disponibili sul sito ufficiale palazzorealemilano.it
Un viaggio tra i mondi di Carrington
Nata nel 1917 nel Lancashire, in Inghilterra, Carrington cresce in una famiglia aristocratica, ma presto si ribella alle convenzioni sociali e fugge verso Parigi, dove incontra Max Ernst e si immerge nei circoli surrealisti guidati da Breton e Dalí. La sua pittura si tinge subito di visioni archetipiche, figure femminili ibride, cavalli, chimere, streghe, gufi e simboli esoterici.
Durante la Seconda guerra mondiale, la sua esistenza è spezzata da un crollo psichico e da un internamento in manicomio a Santander: un trauma profondo che segnerà per sempre il suo modo di guardare il mondo e la realtà. Da quell’esperienza, però, Carrington trae anche la forza di trasformare il dolore in creazione.
Il viaggio in Messico dove vivrà fino alla morte nel 2011, segna una rinascita spirituale e artistica: qui entra in contatto con l’alchimia, con le culture indigene e con una nuova comunità di artiste visionarie, tra cui Remedios Varo e Frida Kahlo.
La mostra: un universo alchemico, femminista e liberatorio
Il percorso espositivo si articola secondo sei sezioni cronologiche e tematiche, che accompagnano lo spettatore in un vero e proprio rito di passaggio: dalle origini europee ai lavori giovanili, dall’incontro con Ernst e il gruppo surrealista alla fuga e al ricovero, fino all’approdo messicano, momento di massima potenza creativa.
Tra le opere in mostra spiccano capolavori iconici come “The Pomps of the Subsoil” (1947), “The Lovers” (1946), “And Then We Saw the Daughter of the Minotaur” (1953), fino ai cicli più maturi, in cui Carrington si confronta con l’alchimia, la metamorfosi, la stregoneria, il mito e la visione cosmica del femminile.
Ma non è solo la pittura a rendere unico l’universo carringtoniano. In mostra anche manoscritti, fotografie e pagine dei suoi racconti e romanzi surrealisti , tra cui “The Hearing Trumpet” (La tromba dell’udito), un’opera letteraria di culto per il femminismo magico.
Il catalogo: uno strumento prezioso per comprendere l’artista
Ad accompagnare la mostra, il volume-catalogo pubblicato da Electa, è un vero scrigno di saggi e immagini, riccamente illustrato, pensato non solo come guida alla mostra ma come strumento di approfondimento critico e culturale.
Tra i contributi principali troviamo: Gabriel Weisz Carrington, figlio dell’artista e professore di Letteratura Comparata presso l’UNAM di Città del Messico, che offre uno sguardo personale e poetico sulla madre; Susan Aberth, docente al Bard College, che analizza il rapporto tra Carrington e la tradizione esoterica e simbolista europea; Karla Segura Pantoja, che approfondisce il rapporto tra arte e identità femminile; Kristoffer Noheden, studioso svedese di surrealismo e studi sui media; e i due curatori della mostra, che tracciano un profilo completo e aggiornato dell’artista, a partire dalle più recenti scoperte d’archivio.
Il catalogo si configura come una delle pubblicazioni di riferimento su Leonora Carrington a livello europeo, e accompagna visivamente il visitatore ben oltre i confini della mostra, offrendo una narrazione immersiva e critica della sua intera carriera.
Una mostra da non perdere: arte, mito e libertà
In un momento storico in cui il ruolo delle donne nell’arte e nella storia viene finalmente riscoperto con rinnovata attenzione, la retrospettiva dedicata a Leonora Carrington arriva come un atto necessario e potente. Non solo per restituire a un’artista fondamentale la centralità che merita, ma anche per interrogarsi, attraverso le sue opere, su che cosa significhi davvero libertà creativa, identità e ribellione.
Carrington ha vissuto la vita come una pratica magica, trasgredendo generi, forme e codici; la sua arte è ancora oggi un linguaggio potente, capace di parlare a chiunque si senta “altro” rispetto alla norma.