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Le 21 coppie artistiche più celebri del ‘900 raccontate da Elena Del Drago

Elena Del Drago è giornalista e critica d'arte contemporanea. Tra le sue più grandi passioni ci sono le biografie dei grandi artisti. Partendo proprio da questa sua passione, l'autrice di 'C'eravamo tanto amati', raccoglie in un libro tutte le collaborazioni artistiche ...

Frida Khalo avrebbe prodotto i suoi bellissimi autoritratti se non avesse mai incontrato Diego Rivera? Senza Gerda Taro, Robert Capa avrebbe mai osato diventare reporter di guerra? Partendo da queste domande, Elena Del Drago scrive un libro artistico che racconta delle collaborazioni artistiche più famose di tutto il ‘900, facendoci entrare nella vita di artisti famosi dalla porta sul retro

MILANO – Elena Del Drago è giornalista e critica d’arte contemporanea. Tra le sue più grandi passioni ci sono le biografie dei grandi artisti. Partendo proprio da questa sua passione, l’autrice di ‘C’eravamo tanto amati‘, raccoglie in un libro tutte le collaborazioni artistiche del novecento, raccontando di grandi amicizie e di grandi amori, che hanno portato alla nascita effettiva di pittori e fotografi che hanno radicalmente cambiato la storia dell’arte del ‘900. Da Frida Khaolo, a Robert Capa, fino a Jackson Pollock e Willelm De Kooning. In questa intervista, Elena Del Drago, ci racconta come si fa a leggere l’arte osservandola da un altro punto di vista, quello più intimo

Dietro ogni grande artista, c’è un grande amore. E’ un po’ questo il senso del suo ultimo libro “C’eravamo tanto amati” che ci accompagna attraverso la storia dell’arte del ‘900, facendocela però guardare da un punto di vista insolito: quello dell’amore appunto. Come le è venuta questa idea?

Più che un grande amore, ci sono una o più collaborazioni. Si tende a considerare l’artista come un individuo solitario, ispirato, secondo una concezione romantica che resiste nel tempo, ma se si guarda con la lente di ingrandimento nella storia dell’arte, si vede quanto sia importante considerare, nel lavoro di un artista, gli scambi e , tra questi, sono particolarmente evidenti quelli con il partner. L’idea mi è venuta perché sono appassionata di biografie e, leggendone molte, mi sono accorta di quanto il fattore “amore”, fosse cruciale, anche nella comprensione di un artista.

 

Frida Khalo, Robert Capa, Man Ray, Jackson Pollock. Questi sono solo alcuni degli artisti che lei racconta nel suo libro. Attraverso le loro storie il lettore ha come la sensazione di entrare direttamente nei loro studi, dove sono nati i più grandi capolavori dell’arte. Lei che sensazione ha provato scavando nel profondo nella vita di questi artisti?

Di sentirli più umani, più simili a tutti noi, con le loro delusioni, le loro speranze, i desideri frustrati, le lotte fallite. Come si può comprendere a fondo un quadro di Frida Khalo o persino un dripping di Pollock senza considerare ciò che li ha portati sin lì? E’ possibile,certo, ma è un altro tipo di sguardo.

 

Partiamo dall’immagine di copertina, che rappresenta due grandi artisti del ‘900: Frida Khalo e Diego Rivera. Lei pone una domanda essenziale ai suoi lettori: se Frida non avesse mai incontrato Diego, avrebbe mai prodotto i suoi famosissimi autoritratti? Solo un esempio su tutti. Ma leggendo le varie storie emergono donne di carattere e molto sicure di sé, molto più degli uomini. E’ così?

Beh è soltanto la mia prospettiva! Forse la scelta delle coppie già comprendeva questa attenzione alla forza femminile, alla tenacia straordinaria delle donne, che mi affascina sempre. Nel libro però ci sono anche artiste che hanno rinunciato moltissimo, che hanno messo davanti a sè la realizzazione del proprio marito, come Sonia Delaunay per esempio. Ma anche questa è una bella forza!

 

A livello pratico, come ha organizzato il lavoro per raccogliere tutte le testimonianze in merito a queste coppie? Quanto ci ha messo per scrivere questo libro?

Per tre anni ho cercato di leggere, quotidianamente, biografie e cataloghi e anche libri teorici sulla collaborazione. Qualche volta acquistandoli, altre studiandoli in biblioteca. Ce ne sono di bellissimi, alcuni tradotti, altri introvabili in Italia che consentono davvero di entrare nelle vite degli artisti. Autori che conoscevo già per i miei studi, ma che mi si sono svelati sotto un’altra luce.

 

Lei è storica e critica d’arte. E’ doveroso quindi chiederle: in Italia, qual è lo stato di salute dell’arte? C’è qualcosa che si dovrebbe fare, secondo lei, per valorizzarla al meglio?

E’ chiaro che si dovrebbe e potrebbe fare molto di più, tanto per valorizzare il patrimonio artistico, quanto per promuovere l’arte del presente. E’ la visione dicotomica tutta italiana che andrebbe superata: con tutti beni artistici del passato che abbiamo, possiamo occuparci anche della creatività del presente? La risposta deve essere necessariamente affermativa.

 

 

Il suo è un libro che, come dicevamo all’inizio, racconta la storia dell’arte del ‘900 sotto un’altra luce, forse più accattivante rispetto ai manuali più didattici. Quale obiettivo vuole raggiungere il suo libro? Crede che sia possibile insegnare l’arte parlando anche di amore?

Il mio è il tentativo di rendere comunicativa una materia da molti ritenuta ostica, spesso proprio per il linguaggio che viene utilizzato. Cosa c’è di più empatico di un’opera d’arte? Nei secoli affreschi e tele avevano scopi addirittura didattici. E così ho cercato di assumere una prospettiva sulla storia artistica assai più divulgativa del solito, sperando che uno sguardo sulla quotidianità dell’arte sia d’aiuto per comprenderla.

19 novembre 2014

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