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L’astrattismo di Fausto Melotti al Nouveau Musée National di Monaco

Un’arte “mentale” e astratta quella di Fausto Melotti. Giochi calcolatissimi di parvenze e di spazi, invenzioni ritmiche e strutturali si alternano e si fondono nell’opera di uno dei più importanti artisti italiani attivi tra le due guerre e nel secondo dopoguerra...

Monaco apre le sue porte all’uomo che ha saputo dare un’ autentica e inconfondibile vena poetica alle sue fragili e aeree costruzioni fatte di sottili fili di rame, di trasparenti retine metalliche, di mobili straccetti di garza. Dal 9 luglio al 17 gennaio 2016 al Nouveau Musée National una mostra su Fausto Melotti.

 

 
MILANO – Un’arte “mentale” e astratta quella di Fausto Melotti. Giochi calcolatissimi di parvenze e di spazi, invenzioni ritmiche e strutturali si alternano e si fondono nell’opera di uno dei più importanti artisti italiani attivi tra le due guerre e nel secondo dopoguerra. Il Nouveau Musée National de Monaco (NMNM) presenta, in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti, la rassegna“Fausto Melotti” che ripercorre il lavoro del celebre scultore. Da oggi e fino al 17 gennaio 2016 saranno esposte una ventina di sculture in metallo e più di settanta opere in ceramica.

MELOTTI E DOMUS – La ricerca dei curatori della mostra inizia dall’osservazione del rapporto cruciale tra Melotti e la rivista DOMUS, fondata nel 1928 da Gio Ponti. Partendo da questo focus la mostra si concentra in particolare sulle opere le cui fotografie sono state pubblicate su Domus tra il 1948 e il 1968 a illustrazione di articoli dedicati all’artista o di scritti firmati dallo stesso Melotti. La rivista Domus sembra avere un ruolo rilevante nella carriera di Melotti, quasi da spettatore attento e sensibile ai cambiamenti che avvenivano nel suo studio in Via Leopardi 26 a Milano, luogo dove spesso Gio Ponti si recava con la figlia Lisa Ponti. I momenti chiave di questo percorso sono percepibili con chiarezza nella successione degli articoli su e di Melotti, pubblicati sulla rivista dal 1948 in poi.

 

LA CONTINUITÀ POETICA – É importante notare che la prospettiva critica sviluppata dalla rivista si basa sull’idea di una continuità poetica nel lavoro di Melotti, confermata dalla presenza in ogni articolo di immagini di lavori appartenenti a periodi differenti. Per questo la mostra non segue un andamento cronologico nel suo percorso.

 

GEOMETRIA E POESIA – Gli articoli di Domus valorizzano inoltre il lavoro di Melotti come decoratore – nelle collaborazioni con Ponti e altri architetti – la sua produzione di sculture in ceramica degli anni ’40 e ’50 (basti pensare ai celeberrimi Teatrini e alle placche in ceramica) fino alle più recenti sculture in metallo degli anni ’60, sempre enfatizzando una linea di continuità con la ricerca astratta degli esordi. Nel luglio 1962 Domus pubblica un articolo di Melotti nel quale, con il suo linguaggio poetico, l’artista alludeva all’apparente silenzio seguito al breve ma decisivo periodo astratto della metà degli anni ’30: “Ci accostiamo e ritorniamo, in questo, fra i tanti intermezzi (atti di vita?), all’orfico, mediterraneo imeneo della geometria con la poesia.”

 

“L’INCERTEZZA” DI MELOTTI – Quasi un anno dopo compare nelle pagine di Domus un altro testo di Melotti, considerato uno dei suoi scritti programmatici fondamentali: L’Incertezza, nel marzo 1963, rappresenta un esauriente manifesto della poetica di Melotti, permettendo all’artista di confermare l’originalità del suo lavoro nel contesto dell’arte astratta e, più in generale, dei suoi contemporanei.

 

UGO MULAS – Insieme a Domus, Ugo Mulas – presente con una serie di foto di opere di Melotti – gioca un ruolo cruciale all’interno dell’esposizione, perfettamente descritto dal critico ed editore Vanni Schweiwiller, che a proposito del rapporto tra Mulas e Melotti osserva: “Melotti si legò molto a Mulas, che era il suo fotografo […] E la passione e l’eccellenza di un grande fotografo come Ugo Mulas contribuirono in maniera significativa alla riscoperta, anche se tardiva, di un grande scultore come Melotti.”

FAUSTO MELOTTI – Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) l’8 giugno 1901. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica Dopo la laurea in ingegneria elettrotecnica nel 1924, Melotti prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Brera tra il 1928 e il 1929, sotto la direzione dello scultore Adolfo Wildt e Lucio Fontana, con il quale in seguito stringerà un forte legame di amicizia. Il suo stile muta negli anni seguendo però sempre una sua personalissima ricerca, tesa ad articolare lo spazio secondo ritmi dal sapore musicale; così anche le sue sculture più tradizionali legate a Novecento, come l’opera in gesso presentata alla V Triennale di Milano del 1933, o le sculture preparate tra Roma e Carrara nel1941 per l’Esposizione Universale dell’Eur di Roma, sono piene di quel suo particolare amore per la poesia dei materiali. Evidenti quindi i suoi legami con Novecento, con l’arte Metafisica, ma soprattutto con il razionalismo e con gli artisti legati alla galleria Il Milione di Milano, Lucio Fontana su tutti. La sua scultura avrà sempre più un carattere mentale, e contemporaneamente subirà una sintesi, nei modi e nei materiali: ceramica o gesso, teatrini polimaterici, ma soprattutto le sue leggerissime sculture in acciaio, saranno intrisi di una vena surreale e ironica. Fino alle estreme conseguenze nei lavori seguiti al riconoscimento ufficiale che verrà solo nel 1967, grazie ad una mostra a Milano.

 

9 luglio 2015 

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