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L’arte danneggiata. Intervista a Gaetano Pesce, ”Il nostro petrolio, il nostro uranio, è la cultura”

In occasione di questo spiacevole ed assurdo episodio, abbiamo fatto qualche domanda all'artista in persona, chiedendogli anche quali sono secondo lui i provvedimenti da prendere in merito. Fino al 5 ottobre il MAXXI ospita infatti ''Il tempo della diversità'...

Nella notte tra venerdì 19 e sabato 20 settembre l’opera UP 5&6 nella piazza del MAXXI, versione gigante della poltrona a forma di donna creata da Gaetano Pesce nel 1969 per denunciare la condizione femminile e voluta dall’artista in occasione della personale a lui dedicata, è stata oggetto di atti vandalici da parte di ignoti

MILANO – In occasione di questo spiacevole ed assurdo episodio, abbiamo fatto qualche domanda all’artista in persona, chiedendogli anche quali sono secondo lui i provvedimenti da prendere in merito. Fino al 5 ottobre il MAXXI ospita infatti ”Il tempo della diversità‘, dedicata a Gaetano Pesce, architetto, designer e artista di fama internazionale.

L’arte ottiene spazio nella cronaca dei quotidiani solo nel caso di opere provocatorie, scandali, furti e danneggiamenti. Qual è stato il primo pensiero che ha avuto nell’apprendere la notizia che la sua opera era stata danneggiata?

L’arte, quando è provocatoria e scandalosa, in genere nasconde un’innovazione. Se questo è vero ben venga l’atto di sorpresa. Il primo pensiero quando l’altra mattina mi hanno chiamato per informarmi dell’accaduto, è stato chiedere se questa azione era stata rivolta anche verso altre opere del museo e mi hanno detto no. Quindi ho subito pensato che ci fosse dietro un significato politico. Direi però che, come spesso avviene, questo genere di violenze hanno l’effetto contrario a quello voluto dai loro autori.

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UP 5&6 è un’opera che simboleggia la condizione femminile contemporanea. In questi mesi in cui la cronaca nera è tempestata di episodi di femminicidio e violenza contro le donne, come può esser letto questo atto vandalico? (Nel senso, può essere collegabile ai fatti di cronaca?)

Secondo me è collegato alle paure dell’uomo che nei vari paesi del mondo si rende conto che la donna e le sue azioni stanno passando dallo spazio privato a quello pubblico. In altre parole la donna sta prendendo coscienza del suo potere e sta uscendo dal controllo e dai limiti impostole dall’uomo. Questo genera paura, che si trasforma in violenti gesti episodici nei nostri paesi, e nel controllo delle masse sociali femminili e la loro trasformazione in schiave nei paesi islamici.

Danneggiare un’opera significa colpire il sistema dell’arte e la cultura. Penso alla Montagna di Sale di Paladino realizzata nel 2011 davanti a Palazzo Reale a Milano, devastata dai tifosi in festa. Per evitare questi episodi, cosa si può fare?

Direi che non si può fare niente se non elevare, attraverso scuole e attività culturali non accademiche, il livello mentale di chi opera queste aberrazioni. Ma penso che l’arte quando è tale obbliga le persone a fare sforzi mentali per capire nuovi traguardi culturali. Quando lo sforzo richiesto non è ben accetto abbiamo la reazione di chi non capisce che la cultura aiuta a migliorare e evolvere se stessi.

Pensa che ci sia una scarsa politica di sensibilizzazione da parte dell’Italia verso il suo straordinario patrimonio artistico?

Senz’altro. L’Italia per quanto ne so possiede il 66% dell’arte del mondo e questo nel suo piccolo territorio. Se i nostri amministratori e politici avessero capito l’immensa ricchezza che questa rappresenta, avrebbero già risolto i nostri profondi problemi economici. Il nostro petrolio, il nostro uranio, è la cultura che, sapendola usare e proporre alle popolazioni del mondo interessate ad essa, è in grado di risolvere questa crisi. Invito i politici più attenti che leggono questa pubblicazione, a riflettere su questo nostro immenso capitale.

23 settembre 2014

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