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La crudeltà del regime cinese raccontata dall’artista dissidente Ai Weiwei

Si intitola ''Evidence'' , la più grande mostra mai organizzata al mondo dedicata all’artista Ai Weiwei, ed espone le ''prove'' di una dittatura, quella cinese, crudele con il suo popolo e spietata con i dissidenti...

Fino al 7 luglio presso il Martin-Gropius-Bau di Berlino sarà allestita ”Evidence”, la più grande mostra mai organizzata dedicata all’artista contemporaneo cinese


MILANO – Si intitola ”Evidence” , la più grande mostra mai organizzata al mondo dedicata all’artista Ai Weiwei, ed espone le ”prove” di una dittatura, quella cinese, crudele con il suo popolo e spietata con i dissidenti. La mostra è ospitata dal Martin-Gropius-Bau di Berlino fino al 7 luglio. All’artista non è stato consentito di lasciare il paese né per allestirla né per assistere all’inaugurazione.

ARTISTA DISSIDENTE  –  La più grande personale dell’artista 57enne è ospitata a Berlino, capitale del paese che più lo ha sostenuto negli anni e, non a caso, ha coinciso con la visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping in Europa, accolto in pompa magna anche da Angela Merkel.  I lavori di Weiwei raccontano, anche attraverso sue esperienze personali, di un Paese che vive sotto una terribile dittatura e che molto spesso l’Occidente dimentica. Lo stesso artista, considerato dissidente, è stato vittima di persecuzioni da parte delle autorità del suo paese.

LA MOSTRA – Disposta in 3000 metri quadri divisi in 18 stanze, la mostra raccoglie tutte le opere dell’artista più alcune creazioni inedite realizzate appositamente per l’occasione. Presente una delle installazioni più famose che ricorda gli 81 giorni di Ai passati in un carcere di isolamento. Il piccolo spazio angusto della cella è stato ricostruito fedelmente per far capire agli spettatori che cosa significhi essere recluso  in un carcere cinese con le luci al neon accese 24 su 24 e ogni cosa avvolta in fogli di plastica per impedire al detenuto di poter mettere tragicamente fine alla sua reclusione.  Tra le opere non mancano riflessioni sugli effetti dell’estrema modernizzazione che ha caratterizzato la Cina negli ultimi anni, l’opera “Stools” ne è l’esempio più eclatante. Ai ha raccolto dalle campagne cinesi più di 6.000 sgabelli di legno che i cinesi gettano quando decidono di andare a lavorare nelle megalopoli, ordinandoli in fila l’uno accanto all’altro trasmettendo l’idea di un esercito.

L’ARTISTA – Ai Weiwei è nato a Pechino nel 1957 ed è considerato tra i più importanti artisti in attività. Oltre che fotografo, architetto e scultore, è anche un attivista per i diritti umani, molto critico con il governo cinese. Ha indagato e denunciato la corruzione e la scarsità di materiali con cui erano state costruite le cosiddette “scuole tofu”, che crollarono durante il terremoto in Sichuan del 2008 causando la morte di migliaia di studenti. Il 3 aprile 2011 venne arrestato senza alcuna accusa formale e detenuto in carcere per 81 giornI. Dopo la scarcerazione Weiwei è tornato a lavorare nel suo studio in periferia di Pechino; ha il permesso di viaggiare in Cina, dov’è controllato da agenti segreti in borghese, ma gli è stato ritirato il passaporto non consentendogli di spostarsi dal paese.

11 aprile 2014

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