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Kazimir Malevič in mostra a Bergamo

Circa 70 opere e un progetto realizzato in collaborazione con il Museo di San Pietroburgo per ripercorrere l’iter artistico di Kazimir Malevič.

MILANO – Artista dalle molteplici sfaccettature, dopo un esordio simbolista e neoimpressionista, Malevič ha abbracciato lo sviluppo del Cubofuturismo, movimento che sintetizzava le conquiste del Cubismo francese di Braque e Picasso e del Futurismo italiano di Balla e Boccioni. Da domani al 17 gennaio 2016 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo – dedicherà all’artista russo una retrospettiva completa che indaga tutto il suo iter artistico.

ARTISTA RIVOLUZIONARIO – Malevič è internazionalmente considerato parte della triade pioneristica che ha aperto le nuove strade dell’arte del XX secolo: se Picasso ha contribuito maggiormente al rinnovamento della tradizione figurativa e Duchamp di quella concettuale, Malevič è colui che ha dato vita all’egemonia della tradizione dell’arte astratta, ancor oggi determinante. La sua è stata, e continua a essere, una personalità chiave per il secolo scorso, grazie a una produzione complessa, che va oltre il solo lavoro astratto e la nascita del Suprematismo, corrente artistica fondamentale per lo sviluppo dell’arte del XX secolo.

UNA MOSTRA COMPLETA E APPROFONDITA – Curata da Eugenia Petrova e Giacinto Di Pietrantonio, la mostra, unica nel suo genere per completezza e per l’accurata indagine storico-critica, accoglierà circa 70 opere di Malevič accanto a un nutrito corpus di lavori di importanti esponenti russi, appartenenti ai movimenti artistici di inizio Novecento, oltre a documenti e filmati relativi al periodo storico di riferimento. Un evento che arriva a un secolo esatto dalla prima esposizione del Quadrato nero, opera che ha inciso un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea, e che si inserisce nel calendario di grandi mostre che su scala europea hanno celebrato in questi anni il genio dell’artista russo.

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I PRIMI ANNI – Il percorso espositivo si apre con il periodo simbolista di Malevič, dai dipinti raffiguranti paesaggi con filari di alberi del 1906, al famoso autoritratto con fiocco rosso del 1907, che sembra non ignorare la lezione dei Fauves. Si continua con un’approfondita sezione relativa agli anni Dieci, all’inizio dei quali – precisamente nel 1913 – Malevič redige, insieme ad altri artisti, il Manifesto del Primo Congresso Futurista e disegna scene e costumi dello spettacolo Vittoria sul sole di Aleksej Kručënych con musica di Michail Matjušin (di cui saranno presenti in mostra il filmato e la ricostruzione di 19 costumi), in cui sono visibili i primi germi del Suprematismo, con un primo accenno al Quadrato nero. Sono gli anni in cui, in occasione dell’Ultima Mostra Futurista 0.10 del 1915, Malevič lancia il Suprematismo, con l’intenzione di affermare il predominio della pura sensibilità dell’arte che troverà applicazione non solo in pittura, ma anche in architettura e design, soprattutto a livello di sperimentazione e modellistica.

GLI ANNI “TEORICI” – Gli anni Venti rappresentano un periodo di massima espansione teorica per Malevič, che abbandona “il pennello arruffato per la penna aguzza” per dedicarsi a scritti, appunti, disegni. È in questa decade che sarà concentrato il nucleo suprematista che rivela una ricerca molto più avanzata rispetto a quella che trapela dalle opere di altri colleghi.

OLTRE I CONFINI DELLA PITTURA – Accanto alle opere pittoriche di Malevič saranno presentati anche esempi della sua produzione legata al design e all’architettura, a testimonianza dell’idea d’arte totale d’avanguardia volta a eliminare i confini tra arte e vita. Tra questi, i plastici Architektony degli anni Venti che trasmettono l’utopia della città futura immaginata all’epoca, le pitture smaltate su porcellana e le tele-progetto per tessuti dal decoro suprematista.

LA CONTINUA RICERCA ARTISTICA – Il percorso espositivo prosegue investigando altri due periodi, in cui è possibile ravvisare la progressiva stalinizzazione della Russia che sottopose a censura artisti e intellettuali e che li spinse ad abbracciare i dettami del realismo socialista. A questa costrizione Malevič, obbligato a rimanere in Russia, risponde con un’arte figurativa. Quella di Malevič è una ricerca che non si concede completamente ai dettami del regime; al contrario, il Suprematismo è ancora in molti casi evidente.

GLI ULTIMI ANNI – La mostra accoglie, infine, un importante nucleo di opere realizzate nei suoi ultimi anni di vita, composto da una quindicina di oli in cui è possibile vedere come, pur sotto assedio della dittatura, la sua pittura continui a mostrare una potenza espressiva innovativa. Una forza creatrice e inventiva che appare evidente anche nell’ultima sezione, con il ritorno a un certo “realismo”, i cui temi, in particolare quello della classe operaia e contadina, sono stati al centro della riflessione di Malevič sin dai primi lavori.

1 ottobre 2015

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