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Juan Muñoz all’Hangar Bicocca, prima personale in Italia

HangarBicocca presenta “Double Bind & Around”, la prima mostra personale in Italia dedicata a Juan Muñoz, a cura di Vicente Todolí. L’artista, scomparso nel 2001, è stato uno dei protagonisti della scultura contemporanea degli ultimi...

«Sono solo uno storyteller, uno che racconta storie», diceva Juan Muñoz. All’artista spagnolo morto a soli 48 anni nel 2001 Hangar Bicocca, per la curatela di Vicente Todoli, dedica ora una retrospettiva, la prima in Italia, che commuove e incanta

 
MILANO – HangarBicocca presenta “Double Bind & Around”, la prima mostra personale in Italia dedicata a Juan Muñoz, a cura di Vicente Todolí. L’artista, scomparso nel 2001, è stato uno dei protagonisti della scultura contemporanea degli ultimi due decenni del Novecento. In occasione dell’esposizione in HangarBicocca viene riallestita la sua opera più importante, Double Bind, realizzata nel 2001 per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra e mai esposta al pubblico successivamente. La mostra – che comprende numerose tra le opere più significative di Juan Muñoz, fra le quali The Wasteland e Many Times – è un’importante occasione per conoscere il lavoro di un grande artista che ha saputo reinterpretare la tradizione della scultura classica alla luce delle avanguardie del Novecento. Conosciuto soprattutto per le sue sculture in papier maché, resina e bronzo, Juan Muñoz si è spesso interessato anche alla scrittura e alle arti sonore, creando composizioni per la radio e audio pieces. Fino al 23 agosto.

 
L’ARTISTA – Muñoz cresciuto nella Madrid ancora franchista, espulso da scuola, scappato giovane in Inghilterra poi a New York – è molto spagnolo nel gusto per il teatro e per la rappresentazione. Mai barocco, però: sceglie materiali semplici e pochi colori. Vicino all’Arte Povera (è stato assistente di Mario Merz) e amico di Richard Serra, è capace di creare una scultura tutta sua, ora attenta a ogni dettaglio della figurazione, nei volti e nelle vesti dei suoi omini, ora simbolica, come in «Conversation Piece», dove i personaggi diventano biglie antropomorfe. Buffi o inquietanti? Entrambi: Muñoz è artista che ha capito perfettamente il potenziale infinito della gestualità e dell’espressività di noi umani. La mostra è un crescendo che ha nell’imponente installazione «Double Bind & Around» il suo acme: ideata ed esposta per la prima volta alla Tate di Londra nel 2001 (era ancora in corso quando un infarto si portò via l’artista), è enorme e va vista su due livelli. Apparentemente sembra un parcheggio industriale a più piani, di fatto è una macchina scenica. La visione dall’alto, accessibile grazie a una scala, svela “finte“ finestre disegnate sul tetto che, quando si scende al piano inferiore, non esistono più.

 
LE OPERE – L’opera di Juan Muñoz (1953-2001) reintroduce la figura umana al centro dello spazio architettonico e scultoreo. Marionette, acrobati, ventriloqui, nani e ballerine sono alcuni dei personaggi che popolano i suoi lavori a fianco di figure anonime la cui presenza rimanda a scenari ambigui e contradditori. Numerose istituzioni internazionali gli hanno dedicato importanti retrospettive fra cui l’Hirshhorn Museum & Sculpture Garden, Washington DC (2001), il Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2002), The Art Institute of Chicago (2002), il Contemporary Arts Museum, Houston (2003), il Musée de Grenoble, Grenoble (2007), la Tate Modern, Londra (2008) e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid (2009).

 

 

10 aprile 2015

 
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