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Jean Dubuffet, il fondatore dell’Art Brut, l’Arte dei pazzi e dei bambini

Oggi il mondo dell'arte ricorda l'anniversario di nascita di Jean Dubuffet, artista francesce che ha dato impulso allo sviluppo dell'Art Brut nel mondo, la cosiddetta ''arte dei folli''...

Jean Dubuffet è stato un pittore e scultore francese di fama mondiale, il primo a teorizzare ed introdurre il concetto di Art Brut, cioè l’Arte che scaturisce in maniera del tutto naturale da individui totalmente digiuni di cultura artistica, come i bambini o i malati psichiatrici 

MILANO – Oggi il mondo dell’arte ricorda l’anniversario di nascita di Jean Dubuffet, artista francesce che ha dato impulso allo sviluppo dell’Art Brut nel mondo, la cosiddetta ”arte dei folli”. Dubuffet nacque infatti il 31 luglio del 1901 a Le Havre.

GLI ESORDI – Dopo aver frequentato per due anni l’Accademia d’Arte locale, nel 1918 si reca a Parigi per frequentare l’Académie Julian, che lascia dopo appena sei mesi. In questo periodo frequenta Suzanne Valadon, Fernand Léger e Raoul Dufy, e su di lui ha una forte influenza il libro di Hans Prinzhorn “Sull’arte degli alienati”; Dubuffet è anche affascinato dalla produzione dei popoli primitivi, dall’arte africana, dai disegni tracciati dai bambini e dai malati di mente. Nel 1923 si trasferisce in Italia e l’anno successivo in Sudamerica. Smette di dipingere per molti anni, lavorando come disegnatore industriale e anche nell’Azienda vinicola familiare di Buenos Aires. Nel 1944 tiene la sua prima mostra personale alla Galerie René Drouin di Parigi. In questo periodo lo stile delle sue opere è influenzato dall’astrattismo di Paul Klee.

L’ART BRUT – Inizia nel 1945 il vero e più sentito percorso artistico di Dubuffet, quando teorizza ed introduce il concetto di Art Brut. Nel 1947, assieme ad André Breton, Paulhan e Drouin fonda la ‘Compagnie de l’art brut’: il termine definisce l’attività creativa di ‘artisti loro malgrado’, che creano senza intenzioni estetiche, per una personale pulsione emotiva confluente in una comunicazione immediata e sintetica. Contemporaneamente organizza una mostra esponendo i disegni di bambini e alienati mentali. Organizza la sua prima personale americana a New York, alla Pierre Matisse Gallery. Sin dall’inizio della sua avventura artistica, Jean Dubuffet rivendica delle posizioni anticulturali, poiché secondo lui la cultura impoverisce, soffoca, genera tenebre. Il suo obiettivo è quello di liberarsi della tradizione artistica, per andare alla ricerca di forze artistiche originali e tracciare una nuova strada per l’arte. Seguendo l’esempio di numerosi pittori dell’avanguardia, quali Kandinskij, Mirò o Klee, Dubuffet presta un’attenzione speciale ai disegni infantili. Confrontando un grande numero di disegni e dipinti eseguiti da Dubuffet tra gli anni Quaranta e Cinquanta con opere infantili che egli ha avuto tra le mani e che hanno suscitato il suo interesse, è facile riscontrare una serie di influenze iconografiche e formali.

SPERIMENTAZIONI – New York lo colpisce, e vi risiede dal 1951 al 1952; dopodiché torna a Parigi, dove ha luogo nel 1954 una retrospettiva al Cercle Volney. Dal 1949 al 1960 si dedica a vari cicli di opere e nel frattempo sperimenta anche nel campo musicale e in quello della Mail Art. Nel 1957 lo Schloss Morsbroich a Leverkusen, in Germania, è il primo museo che gli dedica una retrospettiva e a ruota lo seguiranno tutti gli altri, dal MoMA di New York allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Anche Venezia ha ospitato le sue opere a Palazzo Grassi nel 1964; mentre in occasione del suo ottantesimo compleanno, nel 1981 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York gli ha dedicato una grande retrospettiva. Dubuffet si occupa anche di architettura, scultura (soprattutto opere monumentali commissionategli per esterni) e scenografia, realizzando nel 1971 i suoi primi oggetti scenici, i ‘practicables’. Muore a Parigi il 12 maggio 1985.

31 luglio 2014

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