HangarBicocca, l’istituzione d’arte contemporanea sostenuta da Pirelli, presenta la prima antologica italiana dedicata a Dieter Roth, uno dei più importanti autori del ‘900
MILANO – HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea di Pirelli, presenta dal 6 novembre 2013 al 9 febbraio 2014, la mostra antologica Islands di Dieter Roth e Björn Roth, il primo progetto espositivo curato dall’Artistic Advisor Vicente Todolí. La rassegna propone per la prima volta in Italia oltre 50 opere di Dieter Roth (Hannover, 1930 – Basilea, 1998), figura di riferimento della scena internazionale degli ultimi cinquant’anni, ed è realizzata in collaborazione con il figlio Björn. Il percorso espositivo, reso unico dalla presenza di imponenti installazioni in dialogo con lo spazio ex industriale di HangarBicocca, guiderà il pubblico attraverso "isole tematiche" nell’universo creativo multidisciplinare e geniale dell’artista che con il suo lavoro ha radicalmente rivoluzionato il modo di fare e guardare l’arte.
ARTE E QUOTIDIANITA’ – Un Bar di oltre 60 metri quadrati aperto al pubblico e realmente funzionante, che comprende oltre al bancone anche alcuni video, disegni, dipinti, strumenti musicali e le bottiglie utilizzate nel corso del suo funzionamento, accoglierà i visitatori coinvolgendoli in quel flusso ininterrotto tra produzione artistica e quotidianità che è la cifra di tutto il lavoro di Roth e dei suoi collaboratori. Una continuità che è presente in tutti i lavori in mostra, come The Floor I (1973-1992) e The Floor II (1977-1998) due opere costituite dai pavimenti degli studi islandesi dell’artista qui decontestualizzati e trasformati in immagini astratte e New York Kitchen (2013) una vera e propria cucina utilizzata dallo staff di Roth per la realizzazione di alcune delle opere esposte.
ESPLORATORE DEL SAPERE – Ricercatore insaziabile in ogni campo della creatività e del sapere (era grafico, poeta, esperto di musica e designer), Dieter Roth ha esplorato tutte le tecniche e le tipologie d’arte unendo in opere totali pittura, scultura, editoria, fotografia, video e suono. Affascinato dai meccanismi di trasformazione, Roth ha utilizzato nei suoi lavori la più ampia varietà di materiali e oggetti come utensili, elementi d’arredo, monitor e cibo in un processo di continua mutabilità del lavoro. Le sue opere realizzate con cioccolato e zucchero di cui in mostra saranno presenti le due torri alte più di 5 metri Zuckerturm (Sugar Tower), 1994-2013, e Selbstturm (Self Tower), 1994-2013 composte da piccole scultureautoritratto e zoomorfe, gli sono valse la definizione di bizzarro “Willy Wonka” (da Christian Viveros-Fauné su The Village Voice). L’interesse per le caratteristiche olfattive, cromatiche e plastiche dei materiali organici e per la loro degenerazione lo ha portato a trasformare una vecchia casa di Amburgo nello Schimmelmuseum (Museo della Muffa), un luogo espositivo aperto al pubblico fino al 2004, dove l’artista ha esposto le produzioni realizzate principalmente tra il 1964 e il 1971. La visione artistica di Roth, che comprende il sapere e il fare, l’esperienza e la manualità in elaborazioni performative, sarà integralmente riportata in HangarBicocca. Durante l’allestimento i 4.500 metri quadrati di spazio espositivo che accoglieranno la mostra, si trasformeranno in un laboratorio, una bottega artigiana dove la “dinastia Roth” continuerà a tramandare i modi di produrre un’arte in divenire.
OPERE INSTALLATE E PRODOTTE – Le opere verranno non solo installate ma anche, in alcuni casi, prodotte dal figlio Björn, che ha lavorato col padre per oltre trent’anni, e dai collaboratori storici dell’artista – fra questi anche i nipoti Oddur ed Einar – abbattendo le barriere tra lo spazio istituzionale e quello personale. Alcuni dei lavori esposti rappresentano il frutto della collaborazione tra l’artista e il figlio, come la serie dei Material Pictures, assemblaggi composti da pittura astratta e sovrapposizioni materiche come abiti, stoffa e strumenti o come Grosse Tischruine (Large Table Ruin), opera iniziata nel 1978 e concepita come un organismo in perenne trasformazione che nasce dall’accumulo di oggetti sul grande tavolo da lavoro dello stesso Roth, disposti in modo diverso per ogni esposizione. Vita vissuta e arte si intrecciano fino a confondersi anche nella grande installazione Solo Scenes (1997-1998), una delle opere più note dell’artista (esposta anche all’interno di documenta 11 del 2002 e presente nell’ultima edizione della Biennale di Venezia): 131 monitor che trasmettono riprese di scene quotidiane e intime dell’artista, un diario aperto e in tempo reale del suo ultimo anno di vita. In 55 Schiesse für Rosanna (55 Shits for Rosanna) (1982) e in die Die DIE VERDAMMTE SCHEISSE (the The THE DAMNED SHIT) del 1974-1975 si ritrovano invece le immagini provocatorie della produzione quotidiana di escrementi dell’artista, adagiati elegantemente su piatti da portata o in valigette da viaggio in uno spiazzante contrasto formale.
CELEBRARE L’ISLANDA – La mostra intende anche celebrare l’Islanda amata e vissuta dall’artista con la sua prima moglie, madre dei suoi quattro figli. L’isola entra prepotentemente nell’iconografia prodotta fino all’anno della sua scomparsa. Reykjavík Slides (1973-1975 e 1990-1998) è un’eccezionale documentazione degli oltre 30 mila edifici della capitale islandese esistenti fino al 1998, mentre la serie SURTSEY e SURTSEY – Dinner è formata da 36 stampe in cui il soggetto interpretato è l’isola di Surtsey formatasi nel 1963 in seguito a un’eruzione vulcanica sottomarina. Le oltre 60 stampe dei Piccadillies, per la prima volta esposte tutte insieme, sono uno dei progetti più originali e interessanti dell’artista, sviluppato principalmente fra il 1969 e il 1974, divenendo un’eccezionale testimonianza della passione per la stampa e per la ricerca grafica, centrali nell’opera di Roth. Esse nascono da un innovativo processo messo a punto dallo stesso artista: le immagini della celebre piazza londinese, tratte da cartoline appartenute a Rita Donagh, moglie dell’artista Richard Hamilton e anch’essa artista, sono state ingrandite e rielaborate con ampie campiture di colore, creando ogni volta dei pezzi unici e invitando a riflettere sul concetto di originale e di riproducibilità dell’opera d’arte.
5 novembre 2013
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