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In principio fu il disegno. L’Opera prima di Roy Lichtenstein

''In quasi mezzo secolo di carriera ho dipinto fumetti e puntini per soli due anni. Possibile che nessuno si sia mai accorto che ho fatto altro?'' da questo interrogativo nasce la mostra alla GAM di Torino, in programma dal 27 settembre...

La GAM di Torino presenta un’esposizione dedicata ai lavori su carta di Roy Lichtenstein, dai primi anni Quaranta alla fine degli anni Novanta. Maestro indiscusso della Pop Art, e una delle principali figure dell’arte Americana del XX secolo, ha inventato uno stile, diventato poi la sua inconfondibile firma. Ma per quanto sia diventato famoso per opere basate sull’immaginario dei fumetti e della pubblicità, dipinte a mano con la tecnica a ”punti Ben-Day”, questa mostra intende svelare un aspetto più intimo della sua poetica, cioè il legame indissolubile col mondo del disegno

MILANO – ”In quasi mezzo secolo di carriera ho dipinto fumetti e puntini per soli due anni. Possibile che nessuno si sia mai accorto che ho fatto altro?” da questo interrogativo nasce la mostra alla GAM di Torino, in programma dal 27 settembre al 25 gennaio 2015. Un ricco corpus di opere, che spaziano dal disegno su carta alla documentazione fotografica, testimonianza dell’artista al lavoro. In mostra dunque la parte più intima e privata di Roy Lichtenstein e tra le opere, le Prime Idee, ovvero le idee primigenie, fonte di ispirazione di lavori che in un secondo tempo sono divenuti i grandi capolavori conosciuti nel mondo.

LA MOSTRA – “Roy Lichtenstein. Opera prima” mette per la prima volta in mostra in Italia 235 opere, grazie alla stretta collaborazione con l’Estate e la Roy Lichtenstein Foundation, oltre a importanti prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali come la National Gallery di Washington, il MoMA e il Whitney Museum di New York, l’Art Institute di Chicago e lavori provenienti da collezioni pubbliche e private sia europee che italiane. Sala dopo sala, la mostra paga uno straordinario tributo all’opera di Lichtenstein, celebrandone la potenza visiva e l’assoluto rigore intellettuale. E’ infatti intorno agli anni ’50 che l’artista si interessa allo studio sulla percezione visiva che porterà avanti per tutta la sua carriera, così come le indagini intorno all’illusionismo, all’astrazione, alla serializzazione, alla stilizzazione e all’appropriazione. Nel 1994 completa un murales lungo più di 16 metri in seguito allestito nella stazione della metropolitana di Times Square a New York e l’anno dopo gli viene conferita la Medaglia Nazionale delle Arti, una delle onorificenze più prestigiose degli Stati Uniti. In aggiunta alla lista delle sue speculazioni visive, Lichtenstein inizia ad analizzare un’altra nuova realtà conquistata dagli anni ’90: i dipinti virtuali. Tuttavia le sue sperimentazioni sono presto stroncate dalla sua morte nel 1997.

24 settembre 2014

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