Dal 6 dicembre 2025 all’8 marzo 2026, Lecco apre le porte a un viaggio nel cuore del primo Rinascimento veneziano con “Lessico famigliare. La bottega dei Bellini e l’alba del Rinascimento a Venezia”, mostra evento della rassegna Capolavoro per Lecco 2025. Protagonisti assoluti sono Jacopo Bellini e i figli Giovanni e Gentile, interpreti di un’epoca in cui l’arte si trasmetteva nel calore della bottega, lungo la linea invisibile ma tenace dei legami familiari.
Tre capolavori, uno per ciascun membro della celebre dinastia pittorica, arrivano a Palazzo delle Paure per raccontare non solo la nascita di una scuola artistica ma anche la fitta trama di sguardi, apprendimenti e contaminazioni che univano padri e figli. E nel farlo, la mostra costruisce un dialogo con il presente, offrendo una riflessione sulla continuità tra le arti del passato e le maestranze artigiane contemporanee.
I Bellini, padri del Rinascimento veneziano: a Lecco, una mostra che racconta arte e legami di sangue
“Lessico famigliare” non è solo una mostra su tre dipinti. È un viaggio nell’intimità della creazione artistica, nella bellezza di un dialogo che attraversa generazioni, nella forza di una visione che ha plasmato la pittura veneziana e oltre. Lecco, ancora una volta, si fa custode di un frammento di meraviglia, accogliendo visitatori, studiosi, appassionati e curiosi in un racconto che parla di ieri, ma anche di oggi. E che ci ricorda che ogni opera d’arte, prima ancora di essere capolavoro, è gesto condiviso. Famiglia, appunto.
Un lessico di famiglia che diventa scuola d’arte
Curata da Giacomo Alberto Calogero dell’Università di Bologna, l’esposizione parte da un assunto affascinante: dentro una bottega rinascimentale non si dipingeva solo, si costruivano identità. E nella bottega dei Bellini, forse la più influente del primo Quattrocento veneziano, il mestiere si ereditava insieme al sangue.
Jacopo, patriarca e maestro, è rappresentato con la sua Madonna col Bambino, proveniente dalla Galleria dell’Accademia Tadini di Lovere. Un’opera intensa e delicata, che già rivela i tratti innovativi della sua scuola: attenzione alla luce, alla composizione, al volto umano della divinità.
Accanto a lui, suo figlio Giovanni, futuro gigante della pittura veneziana, è presente con un’altra Madonna col Bambino, dipinta tra il 1450 e il 1460, conservata nella Pinacoteca Malaspina di Pavia. È una tela ancora giovanile, ma già intrisa di quella grazia atmosferica e spirituale che renderà Giovanni uno dei maestri indiscussi del colore.
Infine, un’opera a sei mani: La Nascita della Vergine (1465), della bottega di Jacopo ma con il coinvolgimento diretto dei due figli. Proveniente dalla Galleria Sabauda dei Musei Reali di Torino, questo dipinto rappresenta simbolicamente la trasmissione del sapere da una generazione all’altra. In un’unica tavola, si legge l’eco del padre e lo slancio dei figli, in un equilibrio che è anche passaggio di testimone.
Un allestimento che mette in scena la luce della memoria
A dare corpo e forma al percorso espositivo è Giorgio Melesi, che firma un allestimento elegante e narrativo, giocato su contrasti di luce e cromie in grado di esaltare la spiritualità delle opere e il dialogo tra antico e presente. L’impressione, per il visitatore, è quella di attraversare uno spazio-tempo sospeso, dove l’intimità familiare incontra la grande storia dell’arte.
Non si tratta solo di una mostra, ma di un racconto a più voci, dove ogni pennellata rivela qualcosa del rapporto padre-figlio, maestro-allievo, individuo-comunità. Lessico famigliare, come suggerisce il titolo, non è solo un omaggio al celebre libro di Natalia Ginzburg, ma anche un invito a esplorare il vocabolario affettivo e artistico che unisce chi crea e chi apprende.
Dalla bottega alla bottega: il dialogo con l’artigianato contemporaneo
La sorpresa più bella della mostra è il suo sguardo al presente. In parallelo all’esposizione delle tre opere rinascimentali, infatti, Capolavoro per Lecco 2025 ospita anche una selezione di testimonianze di botteghe artigiane attive oggi sul territorio, specializzate nella lavorazione dell’argilla, del legno e del ferro. Il filo conduttore è lo stesso: la trasmissione del sapere, il legame intergenerazionale, la costruzione dell’identità attraverso il gesto artistico.
In un mondo che spesso dimentica il valore della manualità e del tempo lento, questa sezione contemporanea è un richiamo necessario: l’arte, ieri come oggi, nasce sempre da mani che imparano, che copiano, che poi inventano. Come i Bellini, anche questi artigiani moderni vivono il lavoro come una forma di memoria attiva, di creatività condivisa.
Un appuntamento da non perdere
Promossa dalla Comunità Pastorale di Lecco e dall’Associazione culturale Madonna del Rosario, con il patrocinio del Comune di Lecco, Capolavoro per Lecco si conferma una delle rassegne più attente alla divulgazione artistica in Italia. Edizione dopo edizione, la mostra ha saputo attrarre migliaia di visitatori grazie a una formula unica: un solo capolavoro (o pochi, selezionatissimi), una narrazione curatoriale rigorosa e accessibile, e un forte legame con il territorio.
Con i Bellini, il progetto alza ulteriormente l’asticella, offrendo al pubblico la possibilità di vedere riunite opere raramente esposte insieme, e di immergersi in una storia di famiglia che è anche una storia dell’arte.
